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HOCICO
19 Novembre 2004, Velvet Rock Club, Pordenone.

testo by Tanks ( tanks06@libero.it )

In un venerdì di Novembre agitato da gelido vento, i messicani Hocico giungono per la prima volta in suolo Friulano, tra le colline spoglie della Pedemontana Pordenonese.
La seconda tappa italiana, unica per il Nord, del ‘Wrack and Ruin Tour ’ trova stasera riparo in quello che è da 10 anni uno dei templi del rock del Nord-Est, il Velvet Rock Club.
Pensavo di ritrovarmi in un locale gremito e pulsante, invece la gente non è tanta nemmeno stavolta: cosa sta succedendo al popolo ‘alternativo’ del N-E?
Troppo assenteismo in ogni dove, ad ogni evento.
L’apertura, poco dopo le 23, è degli svedesi SPETSNAZ, duo massiccio (dico fisicamente…), batteria elettrica e voce, un’EBM stile F.L.A. / VNV Nation per me inutile e tediosa, anche se guardandomi attorno il pubblico sembra apprezzare. L’esibizione ha finalmente termine, ora tutta l’aria è sensibilmente carica di elettricità. So già cosa aspettarmi dai due cuginetti terribili, una delle realtà più influenti ed apprezzate del panorama electro-industrial-EBM mondiale che ebbi l’occasione di vedere in azione giusto un anno fa in quel del Milanese Transilvania. .
Dieci anni di attività per gli HOCICO, angeli ribelli che da sempre combattono con un linguaggio irriverente ed un essenzialismo fino all’osso (lo spirito del genuino punk primigenio rivive ancora, anche se a latitudini ben diverse…) sulla linea corrosa e corrosiva della verità scomoda urlata senza remore. Come dissero una volta “preferiamo esprimere i sentimenti in modo duro e diretto… descriviamo semplicemente la realtà che è davanti ai nostri occhi, ma filtrata con gli occhi dell’odio”...
I testi sono rasoiate lucenti nella polvere di una realtà corrotta e corruttrice, il beat è quasi acid-trance avvolgente. I due ‘ragnetti’ (questo il loro simbolo, ragno dal veleno mortale…) passano quasi inosservati tra il pubblico (piccolini!) e si appostano silenziosi sul palco. Fumo. Start impellente e violento. L’atmosfera si scalda all’istante, l’assalto è improvviso.
Racso è una macchina perfetta alle tastiere, la voce di Erk è diventata urlo ancor più tagliente. Dal vivo, e rispetto ad un anno fa, noto con piacere che la melodia si è fatta ancor più elettronica (ad un certo punto mi drizzano le orecchie certi Kraftwerk-echi!) e scarna, le canzoni acquistano una nuova pelle, una nudità squisitamente accecante.
Ma noto anche che Erk appare ancor più bello rispetto alla scorsa apparizione: crestina bluastra, solita matita nera a rigare gli occhi pesantemente, lacci di pelle nera sulle braccia, mentre Racso dalla sua è un monolite! bianco bianco, crestina ‘ad aureola’, bocca nera e sguardo perennemente immoto ed inscalfibile: durante l’intera esecuzione il suo volto sarà impassibile, nessuna espressione , nessun minimo cenno. Fantastico! Nello schermo retrostante avanzate visionarie in b/n di spettri e scheletri. “Born to Be (Hated)”, “Pandemonium”, “Without a God”, “Poltergeist”, “Callate el Hocico”, “Untold Blasphemies”… il pubblico si dimena smanioso (proprio davanti a me c’è una biondona con cappottino in PVC rosa fino ai piedi, eh eh!, che non sta ferma un attimo…) tra i vecchi inni e le nuove proposte, che risultano però troppo ancorate e fedeli alla solita linea giungendo ad un manierismo compiaciuto e compiacente… formula trovata furbescamente non si abbandona! Peccato, perché alla lunga il tutto diviene monotono, perché non osare con qualche novità? Sono certa che potrebbe scaturirne qualche bella sorpresina…
Un bis accolto, un “Grazia Italia” (!) e fine.
Alla consolle sale Cavaliere Oscuro / dj Franz, promotore dell’evento (bravo!) ma gran parte delle persone se la svigna, così rimaniamo in quattro gatti, quattro chiacchiere con volti riemersi da non si sa dove dopo anni di assenza, quattro saltelli in pista. Alle 03.00 tutti a nanna.
Il prossimo evento Franz-Velvet è stato già annunciato: marzo 2005 Blutengel… staremo a vedere questo Chris Pohl e le sue due nuove donzelle…

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