GARBO
live @ Ecomuseo della Pietra da Cantoni -
Cella Monte (AL) - 29 settembre 2024
Testo e foto
Gianmario Mattacheo
Anche per
quest’anno il PEM presenta un
palinsesto di qualità, dislocato tra molti
comuni del Monferrato alessandrino,
secondo uno schema che, da tradizione,
vede esibirsi artisti nel mezzo di
interviste a cura di Enrico Deregibus.
All’interno di questa manifestazione, è un
vero piacere poter assistere al concerto
di Garbo, ovvero uno dei massimi esponenti
di quella wave italiana che, dai primi
anni ’80, seppe presentare artisti capaci
di mantenersi in attività, oltre il
volgere del tempo di un periodo ben
definito.
La serata, aperta da Linn, cantante
alessandrina vincitrice del PEM contest
del 2023, si snoda a partire dalle 18.00,
nello scenario quasi magico dell’Ecomuseo
di Cella Monte.
Garbo, accompagnato dal fidato Eugene
(sintetizzatori e cori) si presenta in
completa tenuta nera per dare voce ai
brani tratti da “Nel vuoto”, suo ultimo
lavoro in studio.
Nella fase parlata del concerto, il
cantante milanese scherza e si racconta,
perfettamente a suo agio anche nel ruolo
di intrattenitore. Ci sono i riferimenti a
San Remo (“Avevo paura di sputtanarmi agli
occhi dei miei sostenitori”); parla del
suo aspetto fisico (“quando avevo
vent’anni ero bello e piacevo sia ai
ragazzi, sia alle ragazze”) per lasciare
molto spazio anche al racconto del tour
che lo vide aprire i concerti di Franco
Battiato. Questa è una delle parti più
divertenti della serata, mentre veniamo a
conoscenza del carattere scherzoso
dell’autore de “La voce del padrone”, ma
anche degli scherzi che Giusto Pio
(storico collaboratore di Battiato)
concepiva a scapito di un giovane Garbo. È
questo il periodo in cui il protagonista
della serata sentiva il forte bisogno di
internazionalizzare la sua musica,
imparando tanto da un tour in cui si
susseguirono date lungo tutto lo Stivale,
in un progressivo crescendo di popolarità.
Quando Deregibus imbecca Garbo sul suo
“essere avanti”, il cantante sorprende
tutti dicendo che lui avanti non lo è mai
stato, “Piuttosto era il resto della
musica a essere indietro”
Quando è la musica a diventare nuovamente
protagonista, Garbo ci delizia con “Vorrei
regnare” (la migliore del repertorio, a
mio avviso) che anticipa l’accoppiata
“Radioclima” e “Quanti anni hai?”, lato A
e B del quarantacinque giri presentato al
Festival, in cui la sintonia e
l’affiatamento con Eugene sono lo specchio
di un concerto di qualità.
Garbo prende le distanze da una società
troppo fredda, mentre, con un po’ di
nostalgia, ricorda quando era la mamma
degli artisti a fungere da segretaria (non
pagata!) o, ancora, quando parla
dell’intelligenza artificiale, sostenendo
quanto sia pericolosa solo per l’utilizzo
sbagliato che gli uomini possono farne, ma
non della tecnologia in sé.
La voce di Garbo, forse più di qualsiasi
cantante della new wave, è quella che in
maniera più netta si identifica con i
primi anni ’80 e, come giustamente mi è
stato fatto notare, sono molti gli artisti
che hanno impostato la carriera
riprendendone il timbro (basti pensare a
Francesco Bianconi dei Baustelle).
La bella “Up the line” anticipa l’ultima
chiacchierata con Deregibus in cui Garbo
confessa che nella capitale tedesca, a
quel tempo, ancora non c’era andato e che
oggi, invece, ha perso quasi tutta quella
sua particolarità, mostrandosi
sostanzialmente simile ad ogni grande
città europea.
Poi i due musicisti partono con le note di
“A Berlino … va bene”.
E, sì, Garbo va benissimo così.
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