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JOHN FOXX + ACT NOIR + RUBICKS
14 aprile 2007, Milano (Transilvania Live)

Testo e foto di Fabio Degiorgi

Qualcuno ricorderà la data che lo storico fondatore dei primi Ultravox aveva in programma, sempre al Transilvania di Milano, lo scorso anno, saltata all’ultimo momento per cause mai ben chiarite (si vociferava di una locandina che presentava il concerto come una “Ultravox Night”). Ad ogni modo, meglio tardi che mai, e per il recupero di questa sera, come già immaginavo, vedo affluire gradualmente all’interno del locale un pubblico con un’età media piuttosto alta, costituito sicuramente da gente della vecchia guardia consapevole di assistere ad un pezzo di storia della musica che amiamo e trattiamo su queste pagine.

Ad aprire lo show ci pensano gli ACT NOIR, quintetto nato qualche anno fa dalle ceneri degli Alma Mater e dedito ad una dark-wave elettronica soft e raffinata, con basso, chitarra e pad percussivi suonati realmente, il che costituisce già un punto a loro favore. I brani, grazie alle atmosfere rarefatte ed oniriche (si sentono le dichiarate influenze di David Sylvian), scorrono piacevolmente e si ascoltano volentieri come preludio al momento clou della serata. Sono rimasto invece letteralmente rapito dal secondo gruppo spalla, i giovani RUBICKS, un duo inglese del quale ignoravo totalmente l’esistenza: con basi elettroniche mai predominanti, basso selvaggio, chitarra e una stupenda voce femminile, questi ragazzi hanno sfornato una collezione di brani coinvolgenti dai ritornelli accattivanti, difficili da infilare in un genere particolare. Si potrebbe azzardare una miscela di indie rock, new wave e punk, anche per l’attitudine e la presenza sul palco… intanto è d’obbligo l’acquisto del loro cd album al banchetto del merchandising per conoscerli più a fondo.

Ed ecco finalmente, accompagnato dal secondo tastierista e vocalist Louis Gordon, ed avvolto da una illuminazione blu piuttosto fredda, il Maestro JOHN FOXX. Non posso proprio fare a meno di ipnotizzarmi di fronte a questo simpatico e sorridente signore di mezza età, il quale, dietro al suo piccolo synth e ad altri apparati tecnologici, dimostra di essere ancora avanti e due spanne sopra rispetto a molti sopravvalutati progetti synth-pop odierni, che spesso non possidono nemmeno un ventesimo della sua classe. Fra ritmiche potenti e tastiere stralunate, queste sonorità non hanno tempo e sono un ponte reale fra la fine degli anni ’70/inizi ‘80 e l’incerto e poco stimolante periodo in cui stiamo vivendo. I due eseguono diversi brani tratti dal capolavoro “Metamatic” del 1980, come “Plaza”, “Metal Beat”, “He’s A Liquid” e “Underpass”, ma è la seconda parte dello show – seconda in senso solamente ideale, dato che non c’e’ nessuna interruzione e nessuna uscita dal palco – a fare ancor più la gioia dei vecchi new wavers, infatti essa è dedicata quasi totalmente a vecchi successi degli Ultravox, ovviamente prima fase. Ecco quindi fedeli e stupende versioni di “The Man Who Dies Every Day”, “Hiroshima Mon Amour”, “Slow Motion”, “Just For A Moment” e una “My Sex” veramente emozionante e dilatata, con un secondo blocco a sorpresa più ritmato, tanto da farla sembrare quasi un’altra canzone.

Per concludere, un evento memorabile nel suo insieme: la tanto attesa e già di per se soddisfacente esibizione di John Foxx è stata sicuramente impreziosita dalla sorpresa dei Rubicks e dalla bravura degli Act Noir.