Rivista di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro


FESTIVALBARA @ UAPPA (ex- saponificio)
Cantalupo (Alessandria) - 15 Gennaio 2005

Testo by Oflorenz

Foto: si ringrazia Trevor per aver concesso gentilmente le immagini

Festivalbara: vista la nebbia che incontriamo per strada, un nome che è tutto un programma.
Ma siamo qui a scriverne, per cui tutto è andato bene. E non solo il viaggio si è concluso nel migliore dei modi, ma anche l’evento cui abbiamo assistito ha inaugurato alla grande questo 2005 concertistico, all’insegna del sound noise-industriale più estremo e libero da compromessi.
Ma procediamo con ordine: ci perdiamo nelle brume spessissime dell’alessandrino appena oltre un passaggio a livello, e senza nemmeno accorgercene ci ritroviamo nel cortile dell’ex saponificio di Cantalupo.
L’area, con il suo decadente fascino di abbandono, appare ideale per la manifestazione in programma, ed anche la struttura interna per quanto un pochino angusta è davvero eccezionale. Fa un freddo cane, per cui ci assiepiamo nella saletta dove sono presenti palco, bar e parete adibita a proiezioni video. La soubrette Sara-Bara che ci accompagnerà per tutta la serata, in intimo e abito composto di scotch e telone in plastica, ci introduce ai milanesi PK9; incappucciati in perfetto Kirlian Camera style, manovrando i propri PC ci assalgono senza pietà con un power-elettronic dalle tinte violentissime, ove la voce filtrata e urlata si sovrappone a terrificanti bordate elettro-noise. Un inquietante personaggio dal volto fasciato con bende trasparenti distribuisce fra in pubblico fiori dallo stelo irto di spilli, prima di cospargersi di schiuma da barba in ogni dove e “radersi” lentamente con una lametta.
Partenza d’urto dunque, ed ecco Sara-Bara riapparire, questa volta senza il telo in plastica e con i soli reggiseno e perizoma (‘azz ma non ha freddo ??!), per presentarci il combo di casa, organizzatore fra l’altro dell’evento: CORPOPARASSITA. Durante il viaggio in auto abbiamo appena ascoltato il penultimo cd “Bambinocheride” del gruppo di Diego, ricco di sperimentazione minimal-glitch, noise e atmosfere vagamente dark ambient, per cui ci sentiamo abbastanza preparati su cosa ci attende; in realtà la dimensione live aumenta parecchio la potenza del sound, meno minimale e più vicino a cattiverie elettro-industriali sempre completamente strumentali. Eccezionale il video d’epoca con cui il gruppo accompagna la performance, un horror in b/n probabilmente risalente all’epoca dei film muti anni 40 o giù di lì.
Una infelice battuta su di un indumento in pelliccia della presentatrice SaraBara scatena le ire degli animalisti presenti in sala, e con questo siparietto ci catapultiamo così nel set del primo dei pezzi da 90 della serata: MARIAE NASCENTI.
Il one-man project, ormai piuttosto noto nella scena, non ha bisogno di presentazioni, e l’esperienza del nostro, coadiuvato brillantemente alla chitarra e voce dal Larsen Fabrizio Modonese Palumbo, emerge chiaramente nel corso dell’oretta di concerto. Le atmosfere risultano più varie e coinvolgenti rispetto ai due set precedenti, mentre il video fa la felicità dei feticisti più malati, con scene di orge che coinvolgono uomini e bestie in splendidi giochi masturbatori. Un figuro in mutandine, tacchi a spillo e bizzarro “mascherone” di pelliccia sul volto appare sul palco, muovendosi lentamente e sinuosamente accompagnato dai drones malati vomitati dagli speakers, e di lì a poco il progetto di “Morituri te salutant” lascia spazio a coloro per cui sarebbe comunque valso il viaggio fra le nebbie fino in quel di Alessandria: NORTHGATE.
Questa sera il progetto meneghino è un Super- Gruppo con le contro-palle, con Trevor affiancato dal Runes Order Claudio Dondo alle tastiere, dal drummer di Larsen e se la memoria non ci inganna anche da quello che fu il chitarrista di Monumentum, band ormai tristemente sciolta (ci mancheranno molto) dopo il capitolo finale “Metastasi” uscito da non molto. L’impatto dei 5 - in originale tenuta da alpino - è potentissimo, con le inziali “Mammuth” e “Laughing Mosaics” tratte dall’ultimo disco e opportunamente indurite e incattivite nella dimensione live. La scaletta della serata attinge massicciamente dall’ultimo (consigliatissimo!) “Terrarivm IV“, e concede anche il giusto spazio ad un paio di brillanti cover che tanto ci dicono della poliedricità e delle influenze a 360° che caratterizzano Northgate. La prima é “Titan Arch” dei Coil, che apparve nel 1991 sul lisergico “Love Secret Domain” con l’intervento alla voce addirittura di Marc Almond. Qui il nostro pensiero non può evitare di andare alla tragica recente scomparsa del leader dei Coil John Balance, ringraziando Trevor e compagni per questo dovuto tributo ad una delle menti fondatrici della scena esoterico- industriale britannica e mondiale.
Bellissima anche “Running up that hill” di Kate Bush, famosissima cantautrice albionica che ci accompagna con le sue favole ed i suoi dischi dal lontano 1978. Tornando a Northgate, fra gli altri brani tratti dall’ultimo lavoro individuiamo anche “Fidia II” e “Doomer”, mentre dai vecchi lavori Trevor sceglie per noi la bella “Monique Electronique”, tratta da “The blue bilders” del 2001.
Calorosissima la risposta del pubblico assiepato sotto il palco, che tributa il dovuto riconoscimento al set di gran lunga migliore della serata.
Appare per l’ultima volta la nostra amica Sara-Bara, e questa volta, prima di presentare WERTHAM, ci tiene a precisare che gli stivali che indossa sono in finta pelle…meglio essere prudenti, non si sa mai…
Il mitico Deplano, anch’ egli armato di nero cappuccio passamontagna, spazza letteralmente via ogni cosa di fronte a lui con un power-elettronic set colmo di rabbia e cattiveria prontamente tramutate in drones e staffilate elettro-industriali micidiali, cui si sovrappongono i testi rabbiosamente gridati dal nostro. Scioccanti come d’abitudine anche i video che lo accompagnano, che ci propinano scene di sommosse e scontri di piazza alternate e raccapriccianti immagini di torture di ogni tipo. Nichilismo totale senza compromessi, a livello sonoro come ideologico.
Che dire in definitiva: questa prima edizione di Festivalbara ci è sembrata davvero ben riuscita, un’ottima risposta del Nord-Ovest agli ormai famosi Congressi Post industriali del pordenonese. L’afflusso del pubblico è stato più che buono, con parecchi intervenuti da Piemonte, Lombardia e soprattutto Liguria, anche tenendo conto della serata davvero “da lupi” in cui si è svolta la manifestazione.
Un grazie dunque a Diego di Corpoparassita e agli altri organizzatori della serata, a patto di strappare loro una promessa: che questa sia solo la prima edizione del Festival, e che diventi un appuntamento fisso per tutti gli appassionati della Grey Area !!

P.S. piccolo spazio dedicato ai pettegolezzi post industriali: voci dicono che Sara Bara fosse un “lui”…io però non ci credo, troppo topa. Se c’eravate scrivetemi che ne pensate, ci confronteremo in merito…

 

 

Copyright Rosa Selvaggia