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II NIGHT WITHOUT BORDER

GENOCIDE ORGAN / DERNIÈRE VOLONTÉ / OPERATION CLEENSWEEP
Sabato
24 Aprile, Totem - Vicenza Pioggia.

Fotografie by Oflorenz

Visione I: by Tanks
Finalmente è arrivato il giorno che Industrialoidi di mezz'Italia attendevano: Genocide Organ per la prima volta in Italia e Dernière Volonté, insieme, al Totem.
Il ritrovo è fissato per le 20 in una pizzeria lì vicino, che in breve si trasforma in crogiolo di varie personalità della scena, e inizialmente non facciamo nemmeno caso che ci sono pure i G.O.!
Una pizza veloce e poi dentro. Il Totem è un affascinante fab brica in mattoni, già teatro di innumerevoli eventi alternativi del Nord-Est, rischiarata esternamente da lanterne aranciate che le conferiscono un particolare fascino, morbidamente sinistro sotto la pioggia. Ci sediamo per brindare con un vinello friulano ma piove anche dentro il locale!!
Le travi - Ahhh - La gente non è inizialmente molta, durante la serata però il locale si riempirà per bene, soffocando lievemente nel caldo i presenti.
Aprono la serata gli Operation Cleansweep, combo teutonico avvolto totalmente nel fumo. Ci aspettiamo un gruppetto senza pretese, ci sbagliamo! La loro forza d'urto è d'impatto, energica, senza mezze misure.
Uno, voce e catene percosse da un tubo metallico, l'altro alle tastiere. Muri densi e pericolosi, uno spoken word massivamente pregno di elementi cacofonici. L'inizio all'evento è certamente dei migliori, un'immersione in un roboante tappeto Industrial unito ad un Power Electronics dall'alto potere tossico. Eccellenti.

È ora il turno di un altro combo, stavolta transalpino, i Dernière Volonté, una delle punte di diamante dell'Hau Ruck! di Albin Julius. Il gruppo a me piace particolarmente, ma si dice che dal vivo non renda, dimostrato anche dall'esibizione dello scorso anno al Jam a detta di molti fiacca e deludente. Piena di buone speranze devo vedere con i miei occhi. I due calcano in divisa il palco: atteggiamento distaccato, atmosfera sobria, un leggio nero con il loro simbolo in bianco, una batteria percossa energicamente da Pierre e basi di sottofondo. Vi sono vari disguidi al mixer ed alle luci, più volte richieste da Geoffroy, tuttavia l'esibizione scorre tranquilla, fin troppo uguale ai dischi, mentre il front-man canta testi epici e decadenti con voce asciutta e lontana.
Vi è una lontananza tra gruppo e pubblico che alla lunga rende i DV un gruppo sì piacevole, dalle melodie passatiste, ai refrain facilmente assimilabili, alle marcette militari, ad un pop'n'folk azzeccato, ma un po' troppo impacchettato e sterile, anche se devo dire che verso la fine il clima si scioglie un pò. Attesa febbrile.

Cosa ci aspetta dai Genocide Organ? Gruppo tedesco per eccellenza dell’old-school Industrial, di pochi live - tutti incendiari - di di poche parole -
rarissime le interviste - di pochi dischi - da Leichenlinie (1989) ad "In-Konflikt" (2004) se ne contano 8. Quello dei Go è un Power Electronics che si forgia a piene mani nel terrorismo rumorista, uno strazio concettuale che nel tempo si assesta in un claustrofobico sentiero minato di episodi nichilisti. Senza tregua. Si aprono i tendaggi rossastri ed eccoli i quattro tedesconi - Wilhelm Herich, D.A.X., Doc M. Riot, Brigant Moloch - maschera integrale in pelle, tastiere infette, bidoni slabbrati da un’asta con microfono a contatto, Mr. Hilger ad orchestrare il tutto con voce potente. Da togliere il fiato.
Brutali modulazioni noise, schegge impazzite, atmosfere massivamente harsh, lande oscure si rincorrono senza tregua. Gli occhi sono rapiti, le orecchie sanguinano.
Lo spettacolo diventa luogo perfetto di distruzione rumorista. Teatro della distruzione. … Però ci aspettavamo uno show tutto fuoco e fiamme, bandiere bruciate, lanciafiamme, seghe circolari. Ahimè.
Con il tempo i G.O. si sono orientati verso l'ossessività piuttosto che la violenza, ed infatti l'esibizione risulta fisicamente fin troppo composta.
Comunque un evento straordinario, marchiato a fuoco nel cuore.
WAITING FOR THE END
WAITING FOR THE BETTER END
WAITING FOR THE BETTER END-ING ILLUSION

Thanks to: Rvdolf per essere risalito grazie ad Albin J. All’identità dell’introvabile tamburino DV! Grazie ai torinesi per la splendida compagnia ed a tutti coloro che quella sera erano con noi. (Tanks)

Visione II: by Oflorenz
Una festa per duri quella che si preannuncia stasera a Vicenza, all’insegna del sound industrial/ power electonic e marziale più estremo.
Con il fido G. dunque, incuranti di fulmini e saette che piovono su quasi tutto il Nord Italia, ci infiliamo sulla A21, certi che non ci pentiremo della sfacchinata notturna.
Il “Complotto” degli amici pordenonesi ci attende in pizzeria, che colonizziamo letteralmente insieme a gruppi e fans della serata, tra cui individuo Deplano “Wertham” ed il dj Walter Piano di Ascension, anche lui venuto dalla nostra città per questo specialissimo appuntamento.
Il Totem appare riciclato da un ex capannone, e sorge in un’area industriale semi dismessa della periferia vicentina, ben prestandosi all’evento in cartellone.
Il tetto del locale in un punto imbarca anche acqua, ma nessuno se ne preoccupa più di tanto: il pubblico è già discretamente folto, e verso le 22 passate aprono le danze i teutonici Operation Cleansweep, per noi un nome assolutamente nuovo. I due non deludono affatto, anzi. Dimostrano la loro bravura in qualità di allievi dei più titolati Genocide Organ che suoneranno più tardi, e che tutti stanno attendendo spasmodicamente. Una fila di catene viene percossa con una barra metallica da uno dei due, mentre l’altro con le sua “macchine” produce un muro di suono davvero invidiabile. Promossi.
Pochi minuti e partono i due francesi Dèrniere Volonté, nome ormai stranoto fra i cultori dei suoni Hauruck! et similia. Il sound è potentissimo, a tratti al limite della distorsione. Le basi su cui Geoffroy e Pierre cantano e suonano le loro marzialissime percussioni fuoriescono dagli speakers come un pugno nello stomaco, e noi ci spostiamo di fronte al palco in centro, visto che in prossimità delle casse non si resiste manco con i tappi nelle orecchie! Mi piacciono i Dernière, e parecchio.
In altre occasioni erano risultati più mosci e ripetitivi, stasera davvero spaccano, nonostante qualche problema di luci che i due in qualche occasione richiedono con gran foga. Bella la carrellata di classici che ci propongono, peccato manchi “Un refrain solitarie”, uno dei miei anthems preferiti.
E’ ormai quasi l’una quando il rosso tendone del palco si riapre, con l’accompagnamento di una sinistra intro che già ci fa presagire l’ora che ci attende…I quattro in camicia nera con tanto di stilizzato logo rosso sulla manica sono alle loro postazioni, sfoggiando una nera maschera in pelle che gli conferisce un’aria ancora più cattiva e minacciosa.
I video alle loro spalle cominciano a scorrere senza tregua, con scene più o meno decifrabili di guerra e disperazione, mentre il pubblico, ora numerosissimo sotto il palco, risponde con grande entusiasmo e partecipazione. E’ la prima volta che questo autentico mito del noise-industrial sound più estremo scende nel nostro paese, e la curiosità della gente era per questo davvero tanta.

Annichilente e senza respiro il set di Genocide Organ, non un secondo di t
regua tra un brano e l’altro; ogni tanto due di loro abbandonano la propria postazion e per “mescolare” droni elettronici con l’aiuto di un bastone all’interno di due grandi bidoni metallici.
I flash delle foto tra le prime file non mollano mai, e l’ora abbondante di legnata genocida vola in un attimo tra pupille sbarrate e mani levate.
Devo ammettere che a livello scenico mi sarei aspettato qualcosina in più dai quattro capitanati da Klaus Hilger: so di shows passati in terra germanica con tanto di logo del gruppo forgiato in diretta sul palco, con fiamme ossidriche e marchingegni vari.
Promossi comunque anche loro, non si discute. Con le orecchie devastate da cotanto attacco sonico e gli occhi iniettati di sangue girovaghiamo ancora per un po’ fra le delizie proposte dai banchi di Rudolf Protti di Old Europa Cafe ed Alio Die, ma l’ora ormai è tardissima, e 360 km ci separano da casa.
Con la fida Genocide-mobile infiliamo la A4, e nel lettore come non bastasse gira Dresden 45.
Una notte davvero senza fine, si salvi chi può. (Oflorenz)

 

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