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DROP DEAD FESTIVAL 3
28, 29, 30 e 31 Ottobre 2005- Knitting Factory e Avalon Club/ Old Limelight, New York
http://www.dropdeadfestival.com/

Testo by SheLikesSkulls e Whitby (Quidam)
Foto by SheLikesSkulls

Nella movimentata scena americana da anni rappresentata quasi solo dal conosciutissimo Release the Bats di Los Angeles, a New York si sta finalmente affermando una seconda realtà che una volta l’anno ospita un festival non ancora molto famoso, ma punto di ritrovo per tanti artisti emergenti e non.
Alla sua terza edizione quest’ anno, il Drop Dead Festival si è tenuto in concomitanza con Halloween in due dei locali più frequentati di New York, il Knitting Factory e la chiesa sconsacrata di Avalon (ex Limelight). Più di quaranta concerti in un’atmosfera tipicamente americana: festosa e soprattutto spensierata, cosa che in altri posti ed eventi si è andata decisamente perdendo.


La prima sera subito inizia con una serie di graditissimi incontri ed amicizie, ma appuntamento imperdibile di oggi saranno soprattutto The Naked and the Dead al gran completo dopo più di vent’anni di assenza dalle scene, Nina Hagen con la sua Shiva Night, i Sixteens e l’inedito duetto femminile composto da Astronervous (ex cantante dei Vanishing) e Bettina Koster (ex Malaria!).
Dopo gli Entertaineme-nt e gli Swann Danger, che assolutamente non avevo mai ascoltato prima e che non mi hanno particolarmente impressionata, arriva il turno di Astronervous e Bettina Koster, entrambe armate si sassofono, affiatatissime tra di loro, che hanno presentato una serie di brani cantanti quasi tutti insieme mescolando i suoni delle basi piuttosto elettronici a quelli dei sassofoni concludendo con la rivisitazione di “Kaltes Klares Wasser”. Subito dopo arrivano i Sixteens, i quali però non sono stati molto seguiti dal pubblico, un po’ perché molto più soft, coi volumi decisamente troppo bassi e forse anche anonimi nell’esibirsi rispetto alle due pazzoidi che li hanno preceduti, ma comunque bravi, hanno proposto una buona parte dei brani più conosciuti. Hanno lasciato presto posto alla regina e icona di tutto i festival di quest’anno, Nina Hagen (foto a destra) , che in vesti hindi dai colori sgargianti, seduta a terra a gambe incrociate in compagnia di strumenti tipici, ha intonato un buon tre quarti d’ora di mantra, applaudita ed incitata come se avesse fatto uno spettacolo normale con i suoi più grandi successi. Dopo di lei ad esibirsi sono i Dead Fly Ensemble, esteticamente e musicalmente troppo simili ai Cinema Strange e infine eccoli, The Naked and the Dead, rimessi a nuovo, decisamente “cresciuti” e molto più tranquilli, eravamo poco più di una ventina a cantare a squarciagola le loro canzoni, riuscendo comunque a sovrastare a volte la voce di Lorianne, che aveva il microfono col volume troppo basso purtroppo, è stato esaltante ad ogni modo.

Il secondo giorno prometteva di essere davvero entusiasmante! Il primo gruppo a suonare sono stati i Funeral Crashers che mi hanno impressionata, un dark molto anni ’80 e il cantante evidentemente influenzato da Robert Smith, con contorno di proiezione di diapositive molto simili a quelle di Jesus and Mary Chain, poi tutti nell’altra sala per i Malice in Leatherland che sono stati un vera e propria bomba, con la batteria che dominava mentre la cantante si scatenava scalza in giro per il palco, fantastico! Gli Scarlet’s Remains erano evidentemente attesi, la sala era strapiena, la voce di lei bellissima, aggressiva anche dal vivo, che accompagnata dall’ottimo chitarrista Benn Ra e dalle luci rosse dal tono molto intimo, hanno reso uno spettacolo ottimo, concluso in bellezza con la cover dei Christian Death “Deathwish”. A seguire The Brides, tutti in abito nuziale sporco del sangue della prima notte di matrimonio, in un’esibizione all’insegna del divertimento e sarcasmo a suon di deathrock e psychobilly, mentre CoreyGorey saltava da una parte all’altra e il batterista lanciava occhiate sconcertanti al pubblico. L’eccitazione generale aumentava man mano che i concerti si susseguivano, altro gruppo attesissimo erano i Cult of the Psychic Fetus, Reverendo Doom sempre impeccabile nella sua estetica da oltretomba, con il suo tono grave ad intonare le sue storie di amore e terrore straconosciute e nuove, ipnotico fino all’inverosimile, molto divertente è stato il momento in cui il batterista dei Brides è sbucato improvvisamente sul palco a scatenare i presenti. I successivi Rezurex del bravissimo ex chitarrista dei Deep Eynde, Daniel de Leòn, sono stati magnifici, divertenti e anche un pochino romantici quando Daniel è sceso dal palco a cantare una bellissima canzone d’amore mentre tutti lo fissavano per la sua faccia mezza truccata da teschio e la crestina azzurra. A terminare i Cinema Strange (foto a sinistra) , matti scatenati come sempre, un concerto un po’ breve rispetto agli altri gruppi, ma intenso, sempre sorridenti e come nelle ultime esibizioni anche un po’ dandy soprattutto Lucas Lanthier, esibizione piena di sarcasmo e pantomima, appassionante.

Il terzo giorno si apre con l’esibizione dei The Ghouls, giovane gruppo streetpunk, appena cominciato a suonare hanno riempito la sala di creste che si sono subito lanciate nel pogo più selvaggio mentre la gente attorno guardava molto divertita, a seguire nella sala sottostante i canadesi Bordello, con il loro stile un po’ garage molto oscuro, ma un po’ troppo tutto uguale, unica nota decisamente positiva è stata la voce della cantante, bella e potente. Due minuti di tranquillità e poi subito a vedere i Pins and Needles, grandiosi davvero, un trio goth/postpunk modesto, senza pretese assurde di apparenza, appassionati, con il batterista che ogni tanto sembrava essere invaso da una profonda energia che poi sfogava in urla ricambiate a loro volta dal pubblico. Di ritorno nella sala principale per sentire i nostrani Bohemièn (foto a destra) che nel frattempo avevano già collezionato un pubblico piuttosto folto di cui molti conoscevano le canzoni e soprattutto tutti hanno apprezzato, applaudito ed incitato, un sacco di flash e anche qualche elemento danzante tra la gente, hanno fatto decisamente un’ottima figura, anche migliore di alcuni nomi di fama internazionale di cui non si sarebbe dubitato affatto. La serata procede in compagnia dei superattesi Bella Morte, che hanno completamente sconvolto l’atmosfera goticosa creata dai Bohemièn con le loro schitarrate, le urla, l’energia infusa nel pubblico fin dalla prima canzone, punto culmine dell’esibizione “Where Shadows Lie” dove il cantante si è letteralmente buttato in mezzo al pubblico che una volta coi piedi per terra l’ha sballottolato da una parte all’altra della sala mentre tutti urlavano le parole della canzone per lui. A chiudere Frank the Baptist (foto sotto) , che sembrava fosse venuto a cantare la ninna nanna, visto al Wave Gothic Treffen, non è riuscito ad entusiasmare particolarmente gli spettatori, nonostante la sua sia una voce stupenda e le canzoni siano molto belle.

Quarta e ultima giornata, uno spericolato appuntamento con i concerti, mentre le strade erano affollate di mostri, fate, streghe, zucche, caricature di personaggi politici, zombies, qualche Forrest Gump e la 5th Avenue era invasa dai carri della sfilata, dentro e fuori l’Avalon, tra lapidi di Rozz Williams e Ian Curtis, ossa, scheletri e ragnatele, piano piano si riempiva di altrettante maschere. Ad aprire la serata i Bohemièn che per l’occasione hanno presentato anche alcuni brani del nuovo album, poi i Rezurex ( foto a destra) scatenatissimi come la volta precedente al Knitting Factory, Frank the Baptist e Cinema Strange che hanno introdotto un gruppo sconvolgente: i World Inferno Friendship Society (WIFS). Più che un gruppo lo definirei un battaglione, tra cantante, bassista, chitarrista, sassofonisti, violinisti, batteristi, suonatori di tamburi, erano almeno una decina sul palco, non li avevo mai sentiti e pensavo fossero più o meno come gli altri, invece fin dai primi secondi sembrava che da un momento all’altro dovessero tirare giù le mura del locale. Vestiti come gangsters di paese, hanno proposto uno ska-punk completamente anticonvenzionale, forte, ultramovimentato, assordante, comprensivo di cori tipo stadio urlati da una massa di ragazzi in delirio totale, gente che si lanciava sul pubblico, pogo selvaggio, occhi posseduti, incredibile! Concerto iniziato e finito in un’atmosfera elettrica adatta ad accogliere Nina Hagen (foto a sinistra), che si è data ad uno show quasi grottesco, sempre imbacuccata nel suo adorato velo da sposa, accompagnata da musicisti piuttosto giovani, ha avuto bisogno di tutta una serie di fogli enormi per terra sui quali erano state scritte le parole delle canzoni senza i quali non avrebbe saputo esibirsi, infatti quando un ragazzo è salito sul palco e glieli ha rubati, lei ha dovuto continuare tagliando le canzoni a metà perché non si ricordava le parole..ma questo è bastato ai suoi adorati statunitensi per chiedere il bis che ha concesso e anche il tris e qui non ce l’ha più fatta..decisamente deludente, ce lo potevamo aspettare noi europei presenti, che in fondo ci aspettiamo sempre di più da certi artisti. E’ stata comunque una bella serata come lo sono state le altre.
Un festival degno di nota, tanti nomi interessanti, unico rimpianto è stato l’aver perso molti artisti che promettevano molto a causa delle sovrapposizioni di orari, ma l’anno prossimo ci organizzerà sicur amente meglio.


 

 

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