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DRESDEN DOLLS + VESTFALIA
Radio Sherwood Festival, 19 Giugno 2005, Padova

Doppia recensione

VISIONE 1 by Anialf

Nell’ambito della manifestazione padovana indetta da Radio Sherwood, si è svolto uno dei più coinvolgenti concerti a cui mi sia capitato di partecipare di recente: quello degli ormai famosissimi Dresden Dolls.
Ammetto che il genere proposto dal duo americano non è proprio il mio preferito, ma l’esecuzione dei diversi brani è stata a dir poco magnifica. Ma andiamo con ordine.
Anzitutto, essendo arrivato con alcune ore di anticipo rispetto all’inizio del concerto, abbiamo potuto assistere ad una performance, perfettamente in tema con la serata, di alcuni fan del gruppo che, sparsi per l’area del concerto, hanno ‘preparato’ l’atmosfera in maniera egregia (dalla ragazza psicopatica-serial killer (con la quale il sottoscritto ha avuto un ‘incontro ravvicinato’ ehm), all’enigmatico omino con valigia di cartone, ad un improbabile pic-nic improvvisato in mezzo all’asfalto, ecc.).
D’altronde questa non è certo una novità, sono loro stessi che ad ogni concerto cercano di ‘reclutare’ persone che possano far parte della loro “Brigade”, e la cosa è ben sollecitata direttamente anche sul sito ufficiale della band www.dresdendolls.com.
Il vero e proprio concerto, come dicevo, è stato realmente di un impatto notevole. Entrambi gli artisti hanno dato il meglio (ed oltre) delle loro potenzialità, in perfetta sincronia l’uno con l’altro.
La definizione di postpunk-cabaret, anche se sin troppo banale, è quella che effettivamente ha calzato alla perfezione all’esecuzione dei brani: a differenza del disco, sul palco gli unici strumenti suonati erano il pianoforte e la voce (di Amanda) e la batteria, vera protagonista del concerto, e la chitarra classica (in due brani) dall’eccezionale Brian.
Ritengo che sia molto arduo spiegare il tipo di sonorità dei D.D. a chi non li conosce, ma il pubblico, piuttosto numeroso, evidentemente era ben preparato, visto l’entusiasmo con cui hanno accolto i brani piu’ conosciuti (e anche le diverse improvvisazioni, che ovviamente non potevano mancare in una performance come questa!).
Ma, come dicevo, è stata la batteria suonata, o meglio spaventosamente martellata da Brian a farla da padrona, sovrastando spesso il pianoforte, pestato anch’esso a dovere da Amanda; elementi tipicamente ‘neo-punk’ che come dicevo hanno caricato gli ascoltatori, conquistando (da quello che ho potuto sentire) anche coloro che non li conoscevano affatto (vedendo anche la quantità di loro dischi acquistati dal pubblico al banchetto del merchandising).
Le espressioni mimiche, facciali e gestuali del duo, hanno poi degnamente accompagnato l’esecuzione dei brani, ed è proprio questa la novità che ha lanciato in orbita la coppia statunitense. Del resto, il punk-dark-cabaret sta avendo sempre più seguito, se addirittura Sam Rosenthal dei “Black Tape For a Blue Girl” e proprietario della Projekt, ha sentito l’esigenza di creare un nuovo gruppo, proprio con una delle artiste più quotate del genere, Nicki Jaine, in pista da parecchi anni in tempi ‘non ancora sospetti’, e da diverse riviste considerata una delle creatrici del black-cabaret. Dopo due bis, i due artisti, stremati ma soddisfatti dall’accoglienza, si sono concessi al pubblico “senza trucco” per gli autografi di rito, dimostrando che sul palco ci si può trasformare e sfogare, ma poi, tolte le maschere, si può (e si deve) ridiventare se stessi. In attesa di un nuovo, annunciato cd, cercate l’ultimo e secondo cd, che contiene live, improvvisazioni ed altro.
“L’energia che troviamo sul palco ci nasce dal cuore, non dalla mente e tantomeno dai muscoli” mi ha poi detto Brian al termine della serata, alla mia domanda da dove il batterista potesse trarre questa forza spaventosa per suonare il suo strumento (visto che, essendosi tolto ad un certo punto la camicia, ha rivelavo avere un fisico piuttosto esile…).
In conclusione, se dovessero tornare dalle vostre parti, non perdeteli per alcun motivo, anche se non amate particolarmente il genere: non ve ne pentirete.

P.S: un ringraziamento particolare agli amici Elisa e Roberto, per le foto che corredano questa recensione e per aver condiviso con me questa bella serata.

VISIONE 2 by D. Noctiluca B. (testo e foto)

Quinto concerto della settimana a testimoniare quanto l’estate sia ricca di eventi. Ad aprire la serata ci sono i VESTFALIA duo di Cittadella (PD) voce/mini moog e chitarra/pc. I due giovani italiani danno vita a buone trame di drums tra il dub ed trip/hop accompagnate da arpeggi di chitarra ora dilatati ora fitti ed una voce femminile leggermente stridula, ma non per questo fastidiosa o brutta. Un sorta di dark/pop ben riuscito che mi ricorda Miraspinosa e Cocteu Twins anche se alla lunga un po’ ripetitivo ma non noioso. Interessanti e palesemente emozionati

I DRESDEN DOLLS duo americano che sinceramente conosco veramente poco, poi capirò perché, non si fa attendere molto per la sua seconda ed ultima data italiana. L’inizio del concerto è un po’ in sordina ma sicuramente molto efficace.
I due pur essendo bloccati dai propri strumenti riescono riempire il palco e a catalizzare l’attenzione del pubblico. Movenze cabarettistiche, Chapliane mi fanno ben sperare anche se le canzoni dei DD mi piacciono solo a tratti. Quando mi stavo già annoiando mi viene proposta “War Pigs” no dico “War
Pigs”. Sbalorditiva! Qui sono venute fuori tutte le doti di Viglione che da questo momento in poi avrà un rapporto molto più hard rock con la sua batteria. Veramente bravo e sopra le righe.
Il cantato di Amanda teatrale, recitato che ricorda Nina Simone, non mi piace moltissimo ma comunque tento di apprezzare. Banali anzi banalissime le frasi: “Serata meravigliosa, gente meravigliosa…” ripetute più volte che suonavano molto false e forzate. Diverse saranno le cover riproposte tra le quali una dei Queen of stonage e dei Black Sabbath (già citata) che hanno effetti diversi sul pubblico…
Il concerto prosegue con ballate alcoliche e “cavalcate” punk/rock che mettono in risalto due cose: le notevoli capacità di Viglione (lo ripeto…veramente grande) e il grande affiatamento tra i due.
Alla fine li ho trovati interessanti, a tratti pesanti e per i miei gusti troppo americani nel modo di porsi ma sono convinto che almeno una volta nella vita bisognerebbe vederli.
Ci vediamo per i KILLING JOKE!






 

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