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DIVA DESTRUCTION + ORDEAL BY FIRE,
27 aprile 2003, Milano (Transilvania Live).
Quando si parla di Diva Destruction non so mai che articolo usare ("le", "i", "la"?), visto che il progetto è tutto di Debra Fogarty, nelle foto appare sempre una seconda goticona di turno (Severina un tempo, Sharon al presente), mentre nei dischi e concerti ci suonano altri sessionmen maschi. A parte questo preambolo linguistico, trovo che la "band" californiana sia stata eccessivamente sopravvalutata fin dal momento della sua comparsa; ammetto che alcuni brani non mi dispiacciono, ma nel complesso il tutto mi sa di eccessivamente costruito e modaiolo. Nello stesso tempo però la curiosità di assistere alla prova del fuoco dal vivo resta forte, soprattutto dopo aver sentito certe voci negative sulla performance di Debra e soci allo scorso festival di Lipsia.
Questa sera, in un Transilvania che nonostante il nome di grido stenta a riempirsi, aprono gli Ordeal By Fire, praticamente gli ex Burning Gates: scusate, ma non avendo mai apprezzato il gothic rock classico alla Fields of Nephilim non sono la persona più adatta a dare un giudizio serio ed equilibrato, quindi preferisco astenermi del tutto dicendo solo che sono stati bravi. Passiamo invece ai "big" (?) della serata. La front-woman annuncia di avere qualche problema alla gola (notizia che girava già per il locale prima dell'inizio dell'esibizione), eppure non se la cava male, le corde vocali reggono e dal vivo sembra più autentica che in molte ridicole foto, purtroppo però il suo sforzo non basta: le basi sono spesso troppo basse e confuse, e l'effetto generale lascia perplessi fin dal principio.
Il chitarrista Benn Ra, dall'aspetto tamarrissimo, ha un suono più cattivo che sui dischi, in pratica sarebbe perfetto per Valor & C. Ancora più deludente, per ragioni oggettive, è Sharon: sull'ultimo album "Exposing The Sickness" figura solo come corista, dato che le parti di tastiera e il programming sono opera della stessa Debra, qui invece la vediamo appoggiare le mani su un sintetizzatore che o non si sente o non c'è proprio (chi con occhio e orecchio svegli vide i Das Ich nel febbraio 2002 in questo stesso locale ha capito di cosa sto parlando), mentre quando entra con il cantato si sente un effetto di stonatura perpetua. Sul batterista Stevyn Grey (già in Mephisto Walz, Christian Death, Shadow Project e Faith & The Muse) non dico niente perché il suo strumento si impasta con tutto il resto e non si capisce granché. Quello che esce dalle casse è veramente sgradevole e dilettantesco, anche i pezzi carini eseguiti stasera diventano insignificanti. Certi problemi possono ovviamente essere imputabili al fonico, ma l'impressione che sia tutto un bluff rimane comunque. Questa volta non mi lamento per la poca gente, anzi, chi è stato a casa ha fatto solo bene. Peggior concerto del secolo (XXI, però potrei dire anche del XX), in fondo me lo sentivo!
(Testo e foto by Fabio D.)

 

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