DEATH
IN JUNE + NON + WOLF PACT,
19 aprile 2002, Milano (Binario Zero).
Dopo l'uscita di "All Pigs Must Die" c'era da aspettarsi una
nuova tournée di questo storico e controverso progetto, accompagnato
come nel 1999 dall'inseparabile Boyd Rice (NON).
L'apertura della serata spetta proprio ai NON, ovvero Boyd
Rice, munito di una ridottissima strumentazione (effetti a
pedale e sequencer), ed affiancato solo da un percussionista
(forse l'eterno John Murpy? Boh!): i brani proposti si assomigliano
un po' troppo, industrial marziale ed ossessivo, ma togliendo
un testo provocatorio in italiano (visto il personaggio comunque
non mi stupisco più di tanto), non mi dispiacciono affatto.
Tocca poi ai Death in June: anche Douglas P. è accompagnato
solamente dallo stesso percussionista già presente con i NON;
la conseguenza è che i brani vengono svuotati ed uniformati
eccessivamente, mentre apprezzo l'uso limitatissimo delle
basi pre-registrate. Dopo una sorta di introduzione con alcuni
pezzi suonati in versione 'solo percussioni' (fra i quali
"C'est Un Reve" e "Till The Living Flesh Is Burned"), Douglas
P. sostituisce la solita maschera con un elmetto e una retina
sulla faccia, ed attacca con le ballate folk prese dalla sua
sterminata discografia, senza privilegiare troppo i brani
di "All pigs...". Come ho anticipato prima, l'effetto è piuttosto
monotono, a causa della mancanza di un tastierista tutto risulta
troppo scarno e 'spiaggiaiolo', anche se mi fa piacere sentire,
verso la fine, "Death Of The West" ed "Heaven Street".
Finito il concerto dei Death in June, ritorna sul palco Boyd
Rice, per eseguire insieme a Douglas P. (ora con occhiali
da vista e aria da gentleman) qualche brano tratto dal disco
"Wolf Pact" di Boyd Rice & Friends: qui il mio commento si
fa ancora più tiepido, ma considerando che non mi è piaciuto
affatto quel disco, non mi aspettavo niente di particolare.
Come posso concludere dunque? Molti parleranno di questo concerto
come di un grande evento, anche perché la tendenza ad esaltare
tutto ciò che fa Douglas P. come oro colato è sempre più diffusa.
Da parte mia, non avendo idoli da adorare, posso dire solo
che è stato un concerto piacevole, ma non eccezionale. (Fabio
D.)
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