Rivista di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro

 


DEPECHE MODE

Visione 1 by VertigoDj

18-19 Febbraio 2006, Forum Assago (MI)

DEPECHE MODE TUTTA LA VITA
Un’attesa durata troppo tempo. Quando il palco ha acceso le sue lucine e la gente ha cominciato ad urlare in preda a raptus folli di sana passione musicale, tutti noi eravamo consapevoli, tra ansia, emozione ed estasi che davanti a noi si sarebbe consumata di li a poco l’ennesima performance di coloro che sono già iscritti da tempo nel database degli Immortali. Dopo l’episodio "Exciter" nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul loro futuro. Una band allo sfascio, contrasti interni, sperimentazione troppo tecnologica, sensazioni disturbanti. Una depressione contagiosa che solo il seguente tour aveva in parte oscurato. "Goodnight Lovers" era il pretesto per rappresentare al meglio il lato soporifero dell’intero album. Goodnight Depeche Mode. Tanti cari saluti, speriamo che questo sia l’epilogo di una dignitosa carriera. Non possiamo andare avanti così. Basta. Ma qualcosa è cambiato, cinque anni sembrano un granello di sabbia nel deserto, quel deserto arido che ci aveva seccato il cuore. Il battito della Madre Terra ha risvegliato i nostri sensi appannati, abbiamo respirato incensi purificatori per cinque lunghissimi anni. Ci eravamo dimenticati di quante gioie e di quante lacrime avevamo speso per loro, durante i concerti, durante i DM-party lungo la penisola, durante le serate in compagnia della nostra donna, durante i lunghi viaggi in macchina con famiglia al seguito e piccoli pargoli curiosi di sentire "la musica del papy". Ci siamo scrollati di dosso l’etichetta di emarginati, di gente triste, dark, sfigata. Abbiamo riempito in poche ore di prevendita un intero palazzetto per ben due date consecutive, tanto da farli commuovere al punto di "costringerli" a girare filmati per un futuro dvd. Ci sentiamo portatori di un messaggio comune fatto di sguardi, suoni, gesti, parole. Dave e Martin ci guardano e ci leggono dentro. Noi scrutiamo l’ambiente e riconosciamo il volto del depechemodiano senza sussulti, senza esasperazioni, senza dover dimostrare niente a nessuno. Siamo così, semplici amanti. "Welcome Lovers", i Depeche Mode hanno attivato la sirena: "A Pain That I’m Used To". Si apre il sipario futuristico fatto di navicelle spaziali ed una sfera emotiva, distributrice di parole, vogliosa di comunicare e di riassumere il percorso-live. Dave Gahan non invecchia più, si è fermato ai tempi migliori, dal 1998 ad oggi pare non essere cambiato, un vero leader elegante ed esaltante che sa bene quando è il momento di farsi da parte con grande umiltà e devozione (durante le performance soliste di Martin, Dave si posizionava ai lati del palco, finendo per applaudire con grande sincerità il suo divin compagno di ventura). "John The Revelator" ci fa subito capire con quale piede siamo partiti, carica rockeggiante, cambi ritmici classici e pubblico già in delirio ma nello stesso tempo triste perché siamo già alla terza canzone ed il tempo sembra volare. Dopotutto è "A Question Of Time", come mostra la sfera luminosa che pende alle spalle di un Martin "pennuto" con tanto di cresta sopra un passamontagna. Solito girotondo d’asta per Dave, grintoso e con in pugno il cuore di tutti noi, rapiti da quella luce che brilla divertita negli occhi dei nostri. "Policy Of Truth" arriva come un angelo nel cielo tempestoso. Un passaggio forse poco apprezzato ma del resto è impensabile assistere ad un live con tutta la discografia completa di b-sides che preziosamente custodiamo nelle nostre case. "Precious and fragile things, need special handling". Il primo singolo di "Playing The Angel" sembra deboluccio in presa diretta ma è teneramente accogliente. Dave non nasconde una certa difficoltà nel mantenere quel basso profilo necessario per oliare il brano. Riscatto immediato con "Walking In My Shoes", accompagnato dagli "uomini col becco" a passo lento e quasi sofferente proiettati sui pannelli nello sfondo del palco. Esecuzione superlativa, siamo solo alla sesta canzone e sembra già di essere arrivati alla vetta del monte. Ma la strada è ancora lunga seppur ogni secondo che passa sembra un fulmine. I brividi si fanno sentire per tutto il corpo quando Martin e Dave intonano "Suffer Well", l’emozione divora lo stomaco delle migliaia di persone accorse da tutta Italia, mentre altre sfortunatamente si consolano a casa con l’ennesimo giro del nuovo cd nello stereo. Si sentono danneggiate, anche loro volevano esserci. "Damaged People" spalanca le porte a Martin (nella serata successiva sostituita da "Macro") innalzando il livello vocale e quasi oscurando per oltre dieci minuti l’ottima esibizione di Dave. Sembra di stare a casa, magari in quelle baite in montagna, col camino acceso. Ci teniamo tutti per mano, Martin ci coccola con "Home". E qui i lacrimoni rigano il volto di molti (il mio momento è arrivo più tardi). Sappiamo tutti che questo capolavoro è una pietra miliare della musica ma sentirla dal vivo è qualcosa di toccante. "I Want It All" e "The Sinner In Me" non sembrano funzionare a dovere, gli spettri di una caduta emotiva ci sono tutti e si fanno sentire soprattutto tra gli "intrusi" cioè tra coloro che hanno "rubato" il posto ai veri amanti dei Depeche (e che per spirito di sacrificio hanno accompagnato la loro donna al concerto). Dave si riscatta immediatamente intonando "I Feel You". Una dedica speciale per chi i Depeche se li porta tatuati sul cuore. Energica ma meno potente dei precedenti live ci guida trascinandoci ai piedi di "Behind The Wheel". Sensualissima, sarebbe stata perfetta accostata a "Strangelove". Quando Dave scandisce a suo modo "Tonight…" la gente non capisce più nulla, se ci avessero rapito gli alieni non ce ne saremmo accorti. Ed ecco volteggiare per il palazzetto un’aquila luccicante che accompagna i movimenti di Dave (un gioco di luci sulla folla) con quegli occhi fissi a scrutarci dentro (sui pannelli) e "World In My Eyes" seppur oggettivamente "strana" in questo contesto-live ci fa sentire in sospeso sul mondo. Torna il biondo e rispolvera un vecchio brano "Shake The Disease" quasi dimenticato ma di grande impatto (conoscete forse una canzone intonata da Martin che non sia dannatamente forte?).
Nella serata seguente sostituita da "A Question Of Lust" con una vibrazione corporea ai limiti della sopportazione emotiva (stare in piedi con le gambe tremanti). Il gran finale parte da "Personal Jesus" cantato a squarciagola da tutta la folla "Reach out and touch faith!" o se preferite "Reach out and touch Dave" (come recitava uno dei tanti striscioni). Il delirio (anche il forum se avesse avuto voce avrebbe cantato) con "Enjoy The Silence" tocca qualunque essere vivente presente. Anche i sopraccitati "intrusi" si sentono finalmente coinvolti e il forum si trasforma in discoteca con "Just Can’t Get Enough". Sembra di vederli in quel video, mentre sorseggiano drink e sorridono come dei bambini ai quali è stato appena regalato un lecca-lecca. E torniamo sempre indietro nel tempo, al mitico Rose Bowl quando parte "Everything Counts". Pensate alla data dell’Olimpico, a quello che proveremo con questo brano. Sono passate quasi due ore, "Never Let Me Down Again" è un’opera di poesia pura, un quadro di Van Gogh chiamato "Grano". L’effetto delle braccia in movimento delinea bene la sensazione di stare in un campo di grano, o se preferite, nel bel mezzo di un’orchestra elettronica, con Dave a dirigere. Ci si guarda negli occhi, ci vorremmo abbracciare tutti. Tu che sei venuto fin qui chissà da dove, non ti conosco, ma ti amo. E tu, così dolce e tenera, con quegli occhioni bagnati, amo anche te. Ci raccogliamo tutti intorno a Martin e Dave. Ci sussurrano la buonanotte, a modo loro. Tra sorrisi, baci affettuosi e inchini. Chissà, forse una rosa, sul palco, è arrivata. "Goodnight Lovers". (VertigoDj)

 

Visione 2 by Alessandro
19 Febbraio 2006, Forum Assago (MI)

Allora…premetto che il nuovo disco "Playing the angel" l'ho trovato spento, noioso e sostanzialmente fatto con gli scarti di "Exciter", quindi probabilmente il mio giudizio sarà influenzato da questo. Consapevole del fatto che dover scrivere di una band, che è riuscita a passare attraverso un ventennio pieno di avvenimenti musicali e nuove tendenze, è comunque riuscita a rimanere in voga, mi accingo a dare una opinione (probabilmente sarò l'unico a considerarla in questa maniera) della serata.
Alle 21:00 precise, dopo un gruppo di supporto newyorkese di cui non ricordo il nome e che comunque non ho ascoltato con attenzione, salgono i Depeche, questa volta, a differenza della data del 2001, mi accorgo subito dell'assenza delle coriste. Noto subito l'abbigliamento di Martin che ricorda vagamente il virus dell'aviaria ( cresta nera, ali nere …) , Dave lo vedo abbastanza in forma, salterà per tutto il concerto a differenza di Fletcher, che come ad ogni loro concerto più che battere le mani in un paio di occasioni rimane giustamente dietro la sua postazione. Batterista e tastierista gli stessi del 2001. Si inizia con " A pain that I'm used to" e noto che il singolo ha molta presa sul pubblico, realizzo che il nuovo disco deve essere piaciuto. Anche "John the Revelator" nuova tamarrata firmata Depeche viene accolta bene. Finalmente è il turno di "Question of time" dove il giusto boato di accoglienza del pubblico invita Dave a direzionare il microfono verso le persone, in modo che siano loro a cantare quasi una strofa intera. "Policy of truth" riaccende la folla, ma neanche il tempo di esultare che subito arriva "Preciuos" tra l'altro neanche suonata bene. Una "Walking in my shoes" eseguita senza la dovuta energia, ci riporta a "Suffer well" che il pubblico vedo seguire abbastanza indifferentemente, stessa situazione per "Macro". Qui purtroppo, un brano bellissimo come "Home" viene eseguito male strumentalmente e la seguente "I want it all" mi riporta all'idea dei Depeche Mode della nuova era, annoiati, con il dovere di fare dischi nuovi e tour per pagare gli assegni di mantenimento delle rispettive mogli, figli, vizi. " Sinner in me" enorme riciclaggio di "Exciter" anticipa " I feel you" meno spettacolare rispetto al tour del 2001. Da qui in poi tutto repertorio, "Behind the wheel", "World in my eyes", "Personal Jesus" "Enjoy the silence" quest'ultima eseguita senza un bell'intro, con una lieve schitarrata di Martin verso la fine, giusto per dare un contentino. La band rientra dopo la prima pausa con Martin "A question of Lust" eseguita finalmente come si deve, segue "Just can't get enough" che ricorda i bei tempi del live di Pasadena, quindi "Everything Counts" in cui avrebbero potuto dare di più. Secondo rientro, "Never let me down again" eseguita velocemente e unica nota positiva l'esecuzione finale di "Goodnight lovers", carina come canzone finale e simbolico abbraccio finale tra Mr. Gahan e Mr. Gore alla fine del brano.
Ora… giusto ieri sera ho rispolverato il bootleg del tour milanese di 5 anni fa, dal suono che è venuto fuori dal mio stereo sembrava fosse un'altra band; o il mio impianto ha il potere di trasformare in oro anche un semplice bootleg, o i depeche hanno effettivamente toppato alla grandissima. Martin l'ho visto spento, in alcuni tratti la caricatura di se stesso e sfido chiunque a dirmi che nel 2001 non hanno suonato meglio. Oltretutto l'esclusione di brani come " Condemnation", "In Your Room", "It's no good" ,"Clean", "Judas"… no no, non ci siamo. Comunque fin da quando sono entrato al Forum e ho visto distribuire a tutti quanti un opuscolo molto ben elaborato, contenente tutto il merchandising possibile e immaginabile, dalle mutande alla medaglietta per il cane ( e non sto scherzando, chi ha ancora il cataloghino lo può confermare) firmata DM, mi sono reso conto con chi avevo a che fare: una grossa multinazionale! Non che prima non lo fosse, diciottomila versioni dello stesso singolo, il vinile verde, giallo, rosso, picture, più corto, storto, trasparente, a forma di croce, con la faccia di Dave che ti guarda sorridendo ( pensando a come spenderà i tuoi risparmi), ma a tutto ci deve essere un limite! La maggior parte del pubblico non era da meno, non ho visto più gente vestita di nero over 40 anni, solo gente vestita fighetta, col cellulare tendenza e la giacca firmata ( probabilmente pensava di andare a vedere Ramazzotti), addirittura 5 o 6 personaggi ( ma son sicuro che se avessi scorto meglio, ne avrei contati di più) che andavano fieri della loro nuova felpa con il nuovo simbolino ( oh ragazzi, ma l'omino su Playing the Angel non sembra Robert Smith dimagrito???) pagata ben 120 euro da listino. Questo è il pubblico di Gahan e soci oggi, solo consumatori. I fan di un tempo li han lasciati, ad alcuni i Depeche riescono ancora a rigirartela per arte, ad altri credo proprio di no. (Alessandro)

Copyright Rosa Selvaggia