Rivista di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro

 

DEAD KENNEDYS, 10 luglio 2002, Milano (Palavobis, Festa di Liberazione).

Fra i ricongiungimenti di gruppi storici disciolti, quello dei Dead Kennedys sembrava davvero impossibile, visto che Jello Biafra da un lato e i suoi tre ex soci dall'altro sono in rotta da anni, con annessi coinvolgimenti di avvocati e diatribe infinite. Ed infatti i Dead Kennedys di questo tour vedono un nuovo cantante, un tale Brandon Cruz (proveniente dai Dr Know, gruppo punk attivo fin dai primi anni '80), affiancato ai tre musicisti della formazione originaria, fattore che ha sicuramente diviso i fans tra una fazione di oltranzisti 'senza Jello non ci vengo' ed una di nostalgici curiosi, disposti a rischiare nonostante l'odore di speculazione calcolata che emana tutta l'operazione. Lasciando però da parte i discorsi morali (anche sacrosanti) sull'assenza di Biafra, e considerando che il chitarrista East Bay Ray, il bassita Klaus Fluoride ed il batterista Darren Peligro avevano il loro peso notevole all'interno della band, mi reco al Palavobis senza aspettarmi nulla. Il pubblico è relativamente numeroso, ma è ovvio che se ci fosse stato Biafra forse sarebbe stato il doppio; l'età media dei presenti è piuttosto alta, ad indicare che si tratta in buona parte di fans di vecchia data.
Per circa mezz'ora ci dobbiamo sorbire un gruppo spalla noioso ed impersonale di cui non ho niente da dire (non ricordo nemmeno il nome con precisione), poi, verso le 23:30, salgono i Dead Kennedys, ma c'è qualcosa di strano: sono in tre sul palco, canta il bassista...che è successo? E' già stato silurato il sostituto Cruz? Ecco invece che al terzo brano appare il nuovo singer, il quale si scusa per la sua indisposizione...il pubblico lo accoglie freddamente, qualcuno tira della carta igienica sul palco, mentre il gruppo continua a suonare in maniera egregia tanti magnifici e storici brani, come "Police Truck", "Let's Lynch The Land Lord", "Kill The Poor", "M.T.V. Get Off The Air". Il chitarrista East Bay Ray ha la stessa aria da nerd di venti anni fa, la stessa Telecaster bianca, lo stesso suono caldo ed immortale, e sono contento di essere qui solo per lui...anche Brandon Cruz merita un certo rispetto, visto che canta con la sua voce senza imitare spudoratamente colui che tutti avremmo voluto vedere al suo posto. Con il procedere del concerto e brani come "Too Drunk To Fuck", "Nazi Punx Fuck-off", "Chemical Warfare" e "Holiday in Cambodia" il pubblico si riscalda, ma non riesco a udire le impressioni e i commenti di nessuno dei presenti, a parte quelli dei pochi amici che sono venuti con me. Forse è meglio così, questa sera non voglio sentire polemiche: i Dead Kennedys, anche in questa formazione opportunisticamente rimaneggiata, sono sempre 1000 volte meglio dei tanti divetti neo-punk che popolano i palchi odierni. (FABIO D.)

indietro

Copyright Rosa Selvaggia