DARK
DAY
27 Marzo 2005 @ Transilvania Live - Milano
Testo:
Oflorenz
foto by Fabio Degiorgi e Scream (Hesperos) / Nikita (Vox Celestia)
Un
ensemble promettente, almeno sulla carta, apre questo Dark
Day milanese in una grigia giornata di pioggia. Si tratta
di Hesperos, nome greco
di una stella e anche progetto della brava Alessandra Santovito
degli abruzzesi Gotica, autori di 2 album tra i migliori della
scena dark - ethereal italiana.
In realtà l’impressione è che il progetto sia ancora decisamente
agli inizi, troppo agli inizi oserei dire.
I 18 minuti di performance, tra le arie del contrabbasso di
Francesco Forgione e le delicate parti vocali di Alessandra,
non convincono pienamente.Sembra
di assistere a delle prove di studio più che ad un live show,
con i pochi brani proposti più vicini a dei bozzetti che a
dei pezzi pronti per la presentazione al pubblico.
Ma
con l’ingresso in scena dei tedeschi Vox
Celestia rimpiangiamo amaramente anche gli acquerelli
acustici accennati da Hesperos, eccome se li rimpiangiamo.
L’EBM danzereccia del trio teutonico mi ricorda ahimé gli
svizzeri Namnambulu, già visti non molto tempo fa su questo
stesso palcoscenico, ed autori di un’elettronica dalle tinte
ruffiane che nulla dovrebbe spartire con una manifestazione
che porta l’altisonante nome di “Dark Day”.
Nel frattempo il pubblico, nonostante il ponte pasquale che
ha portato via parecchi milanesi dalla metropoli ed il prezzo
d’ingresso non proprio popolare, si ingrossa vistosamente,
fino a creare un ottimo colpo d’occhio prima dell’ingresso
del belga d’acciaio noto come Suicide
Commando.
Beh, almeno qui un po’ di cattiveria in più, tanta voglia
di sbattersi e coinvolgere il pubblico, e per finire una serie
di video violenti e di sicuro impatto incentrati sulle tematiche
si Morte/Suicidio riescono a creare una miscela nel complesso
riuscita e coinvolgente, con la platea che balla, applaude
e canta a memoria i ritornelli gridati rabbiosamente da Van
Roy. .
Intendiamoci: anche Suicide Commando, come molti altri progetti
similari, sotto sotto possiede ben poca sostanza. I pezzi
sono caratterizzati da refrain e parti vocali incredibilmente
somiglianti, con pochi picchi degni di nota e soprattutto
la mancanza di quel senso ipnotico ed estraniante, di quel
freddo minimalismo elettro-industriale che separa un progetto
come questo dai veri pezzi da novanta della scena, leggasi
i vari Front 242, Klinik od Hocico (per restare al presente)
del caso.
Le linee di stampo “techno” sono a mio parere decisamente
troppo predominanti, rendendo la performance del nostro divertente
e a tratti coinvolgente, ma tutto sommato alquanto leggerina.
Che dire in definitiva? Che forse sarebbe il caso di mettersi
a tavolino e programmare per il futuro un Dark Day versione
“Anno zero”, di ripartire da capo con una scaletta un po’
più credibile, che per lo meno tenti di mantenere fede al
nome che l’evento bene o male si porta appresso.