UNA
NOTTE DI DANZE DALLA MONARCHIA DEL DANUBIO
Jam Club, Mestre/Venezia, 15 Maggio 2004
"Una notte di danze dalla monarchia del Danubio" è il titolo
scelto da Amplexus, label veneta di Vittorio Veneto, per la
serata in cui s'è voluta presentare come promoter il 15 Maggio.
Il titolo vagamente wertmulleriano veniva giustificato dal
poker delle formazioni austro-ungariche salite sul palchetto
dello Jam di Mestre (VE), luogo scelto per tale occasione
dal promoter nella speranza che vi fosse una "corrispondenza
d'amorosi sensi" tra la selezione musicale proposta ed il
clientelame abituale dello scatolone mestrino. Aspettative
del tutto lecite, ma che nei fatti, come vederemo in chiusura
di queste righe, non hanno avuto seguito alcuno.
Girava voce che il concerto in questione dovesse iniziare
alle ore 22,00. Del resto 4 erano le formazioni che dovevano
esibirsi! Beh, manco a dirlo, s'è dovuto giocoforza fare un
bel po' di anticamera alcolica nell'attesa che qualcuno salisse
sul palco. Così trascorro ORE (e non nel senso metaforico
del termine!) di chiacchiere da bar in un posto che bar non
è. Solo dopo che Cenerentola se ne è rincasata con la sua
zucca le danze hanno inizio.
Primi
salgono il palco gli STURMPERCHT, formazione inequivocabilmente
austriaca il cui frontman si esibisce indossando con estrema
disivoltura un paio di Lederhose, i tradizionali pantaloni
in cuoio usati per il "ballo degli schiaffi". Questi ragazzotti
simpatici da vedere e da sentire sembrano essere usciti da
una festa di paese. La loro è una musichetta "zum-pa-pa",
da balera estiva, rivisitata in chiave neo-folk. Così "Volkisch"
che sarebbero stati apprezzati anche dal mio bisnonno vissuto
nel secolo scorso! Eppure i nostri inseriscono devianti strumenti
etnici, come il rainstick od campanellini orientali, fornendo
una performance mitteleuropea, come una sorta Wienerschnitzel
accompagnata da marmellata di mirtilli rossi e curry!
Insopportabili invece i CAWATANA. Niente da ridire
sulla loro impeccabile tecnica musicale, priva di sbavature
o di "stecche", ma eppure così pallosamente fredda! Sarà forse
perché non ho fatto il boyscout, ma le canzonette da falò
proprio non le sopporto, anche perché senza fuoco non riescono
a riscaldare! Non basta nemmeno la carismatica presenza di
Gerhard degli Allerseelen, salito sul palco per recitare un
testo in lingua tedesca, a risollevare perlomeno l'interesse
per il repertorio triste, trito e scontato che gli ungheresi
sciorinano dal palco come giaculatorie cattoliche. Questa
esibizione di sterile stile mi offre lo spunto per fare una
inevitabile considerazione: forse non sarà il caso di questi
giovinotti in questione, ma è triste constatare che la scena
neo-folk sia stata ultimamente occupata da una frotta di barbari
transfughi dai ranghi del metallo pesante, ed è proprio questa
smania per la "tecnica", notoria mania da metallari, la malattia
che sta inaridendo il neo-folk dal suo interno.
Diversamente
la performance degli SCIVIAS ha attizzato l'attenzione
e la fantasia degli astanti tutti, ad iniziare dalla pittoresca
divisa con cui si sono presentati sul palco, ovvero delle
casacche di seta dall'aspetto vagamente militaresco che nei
motivi ornamentali riunivano simbolismi mistici tibetani e
occidentali. Questa mescolanza veniva ulteriormente ribadita
dalla strumentazione musicale messa in campo: basi preregistrate,
synth analogici (mi sembrava d'aver scorto un vecchio JUNO
della Roland), basso elettrico, timpano e tamburo (decorati
con motivi angelici sui bordi) accostati a campane, campanelli
e trombe ricavate da femori umani di fattura tibetana. Musica
che negli anni '70 sarebbe stata inequivocabilmente indicata
come "kosmisch Musik", ma che oggidì la critica immemore (anche)
del passato recente si ostina a rinchiudere in ambiti attuali
ma impropri.
È
notte fatta, e la breve performance degli ALLERSEELEN,
gruppo di punta dell'intera serata concertizia, viene bruscamente
interotta anzitempo, per "esigenze discotecare" del pubblico
di tamarri vestiti di scuro che reclama le sue canzonette,
né più ne meno come in una qualsiasi discoteca della riviera
romagnola. Solo sei le canzoni che i nostri hanno potuto proporci,
tra cui "Feuersalamander", "Venedig/Venezia" (del resto siamo
a Mestre, comune di Venezia!), e "Llama", un testo di Nietzsche
musicato e cantato da Gerhard degli Allerseelen, ma contenuto
sull'album degli O Paradis "Serpiente de Luna, Serpiente de
Sol". Dopo circa una sola mezzora di esibizione i viennesi
vengono allontanati dal palco su esplicita richiesta del popolino
burino ivi convenuto. Che altro posso riferirvi di quella
notte in cui la "monarchia del Danubio" è stata scalzata via
dalla "democrazia della Laguna Veneta"?
(testo
by Devis G. - www.sottomondo.com)
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