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CARTER / TUTTI & CURRENT 93
Queen Elizabeth Hall - Londra - 9 Ottobre 2003

Musica per la mente / Musica per il cuore: così potrei riassumere in poche parole le forti sensazioni provate alla londinese "Queen Elizabeth Hall" rispettivamente per CARTER-TUTTI e per i CURRENT 93. Andiamo per ordine: lo show in oggetto fa parte del "Mind your head Festival", una serie d'appuntamenti riguardanti, nelle sue più svariate espressioni, la vasta sfera della musica e dei suoi legami con l'anima e la sacralità.
L'occasione è ghiottissima: vanno in scena, infatti, due frammenti di storia a noi molto cari: Chris & Cosey (ora ridenominatisi con i cognomi Carter e Tutti), due dei membri originali degli storici Throbbing Gristle, senza dubbio i padri del cosiddetto industrial sound; a seguire i mitici Current 93, l'esoterica band per eccellenza dell'underground inglese guidata ormai da più di vent'anni dall'istrionico David Michael Bunting, in arte David Tibet.
Lo spettacolo che si presenta all'ingresso nell'hall dello splendido teatro sulle rive del Tamigi ci stupisce oltremodo: una fila di variegati "alternative heads", in religioso silenzio, attende il proprio turno per ritirare il biglietto d'ingresso.
"Benvenuti nella civiltà", mi sussurra una vocina nella testa. L'Italia ancora una volta non ci manca, nemmeno un po'.
La bancarella del merchandise, con le T-shirts di entrambi i gruppi e le tavole del chitarrista-pittore Michael Cashmore, è presto presa d'assalto dal pubblico che con il passare del tempo diventa più folto, sempre nel massimo ordine e silenzio. Più in là ecco in esposizione la nuova "bibbia" dell'underground oscuro britannico appena uscita, autore il giornalista David Keenan. Il prezzo non proprio abbordabile di 35 £ tiene inizialmente alla larga i devoti, ma non per molto: il libro, con tanto di cd allegato, è fantastico, e NON si può non averlo!
A quest'opera dedicheremo una recensione sul numero primaverile di Rosa Selvaggia, perciò eccoci catapultati, con la solita puntualità inglese, sulla nostra poltroncina vellutata del teatro: Cosey e il suo compagno stanno per iniziare.
Il palco è minimale: Chris Carter è seduto alle "macchine", di fronte a lui Pc MAC e "manopoline" varie, mentre Cosey Fanni Tutti sta in piedi di fronte al microfono, con un piccolo basso/chitarra elettrico a tracolla e una tromba. Alle loro spalle si susseguono proiezioni dapprima in bianco e nero poi a colori , molto rallentate e dilatate: non so perché ma mi ricordano in qualche modo lo stile dei filmati che usano proiettare i Pink Floyd durante alcuni loro brani. Propongono pezzi tratti da quasi tutti i loro lavori, dando un tono prevalente alle atmosfere ambient - elettroniche piuttosto che ai toni quasi techno toccati in alcuni periodi del passato. La cosa è a noi graditissima , e a giudicare dagli applausi anche dal folto pubblico in sala: preferiamo sicuramente LP come i vecchi "Trance" o Heartbeat" a lavori sullo stile di "Exotica". Se la memoria non m'inganna riconosco anche un frammento strumentale tratto dal lavoro solista di Cosey "Time to tell", targato 1982. A proposito, se non l'avete procuratevelo: ha un libretto che vale da solo l'acquisto.
La performance dura un'ora abbondante, e dopo un break per una birretta in compagnia, ecco il momento da me più atteso. Le luci calano, e Steven Stapleton, da sempre amico e collaboratore del gruppo, annuncia l'ingresso della mitica "Corrente". La formazione, capitanata da un Tibet in completo marrone e camicia gialla, è addirittura a sei: oltre al leader notiamo la nuova pianista Maya con accanto un secondo pianista, mentre a fianco di Tibet stanno il fido collaboratore nonché pittore Michael Cashmore alla chitarra elettrica, la graziosa Julie Woods al flauto e violino più un altro chitarrista che purtroppo non riconosco. Fatta eccezione per un paio d'apparizioni acustiche, questo è il primo show londinese dei Current dal 2001, quando suonarono per due serate consecutive al Bloomsbury Theatre.
La lunga attesa è premiata: il pathos non viene mai meno per tutto lo show, con un Tibet all'inizio un po' nervoso poi man mano sempre più a suo agio, grazie anche alla risposta del pubblico veramente calorosa. I brani proposti toccano prevalentemente tutti gli album più recenti del gruppo, come ormai da un po' di tempo a questa parte. Il sound è quindi quell'apocalittic folk (ma chi se le inventerà mai queste etichette?!…) dei vari "As the world disappears", "Soft black stars", "All the pretty little horses", "Thunder perfect mind", o del toccante "Sleep has his house", che Tibet dedicò al padre dopo la sua scomparsa. Peccato non poter sentire dal vivo qualche frammento dei primi album ritual-esoterici d'inizio anni '80, ma forse sto pretendendo un po' troppo…
Verso la fine dello show due simpatici siparietti rallegrano ulteriormente la serata: uno spettatore azzarda una richiesta per un'improbabile "I have a special plan for this world", che David declina educatamente ma fermamente con un secco "NO!", e poi, in una pausa di silenzio precedente l'inizio di un brano, una vocina dal pubblico intona l'attacco di "Coal black Smith": "LA LA LA LA LA…" : il teatro esplode in una risata, e anche il gruppo sembra divertito. Chiusura devastante con un lungo pezzo industrial noise strumentale improvvisato, con i membri del gruppo che lasciano ad uno ad uno lo stage, e Tibet che prima di allontanarsi abbassa fin quasi a terra l'altezza dell'asta del suo microfono: dopo qualche minuto ecco entrare il figlioletto del cantante per il consueto saluto finale al pubblico: "God is love, thank you for coming". Rimaniamo in una sorta di catarsi ancora per qualche minuto sulla poltroncina: è il 9 ottobre 2003, e abbiamo appena vissuto la prima "MENSTRUAL NIGHT" della nostra vita. Una data che non credo dimenticheremo mai.

( testo di Oflorenz )

 

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