The
CURE
@ FORUM ASSAGO - 1 novembre 2016
Testo
e foto di Gianmario Mattacheo
In
dirittura d'arrivo la porzione italiana del tour, vede i Cure (ri)suonare
al Forum di Assago per due date consecutive. Calendario alla mano,
ci ricordiamo che la band di Smith manca dal Forum da quel maggio
del 2000, quando gli inglesi erano nel pieno del "Dream tour" e
concludevano gli spettacoli non prima delle tre ore. A distanza
di sedici anni, i Cure pongono ancora in essere concerti lunghi
ed estenuanti, con la differenza che oggi non c'è un album da promuovere
e che, rispetto a quella formazione, manca Perry Bamonte, sostituito
da Reeves Gabrels. In realtà, chi conosce le vicende di Smith e
soci, sa benissimo che gli sconvolgimenti in seno alla band furono
molti da quel concerto meneghino; l'allontanamento di Bamonte e
O'Donnell; il ritorno di Thompson; il ritorno di O'Donnell, l'addio
di Thompson, il subentro di Gabrels. Sì, insomma, se non vi è venuto
il mal di testa, possiamo partire con le notizie recenti! Ormai
ampiamente rodati, i The Twilight sad sono aspettati dal pubblico
dei Cure. Le loro esecuzioni ci entrano perfettamente in testa ed
il loro sound diventa, concerto dopo concerto, piacevolmente un
po' più famigliare. Non mancano a conclusione dell'esibizione di
ringraziare gli headliner per la grande opportunità offerta. Il
momento dei Cure scatta alle 20.30, quando parte la violenza chitarristica
di "Open". Un segnale agli spettatori: oggi l'album che farà la
voce grossa sarà decisamente "Wish", bomba di qualità (ma anche
commerciale) targata 1992. Sempre da quell'album, Robert Smith ripesca
una "Trust" poco proposta in questo tour ed una brillante "This
twilight garden" (bside di "High"), mentre tra le non "Wish" ha
una resa perfetta il classicone di "Inbetween days". Robert Smith,
ormai a perfetto agio nel nostro Paese, ci da prova di quanto si
portino avanti i suoi sforzi, rivolgendosi al pubblico con numerosi
"Graziii mille"!!! Ancora note positive su Simon Gallup che conferma
in questo tour 2016 un'energia mai vista; look rockabilly con tanto
di bananone alla Elvis Preasly, maglietta degli Iron Maiden (???),
ma soprattutto una palpabile voglia di stare sul palco: generosissimo.
Durante il concerto, il leader si prende pochissime pause. Siamo
a circa tre quarti di questo lunghissimo world tour, ma gli spettacoli
non sembrano risentirne. La voce è ancora pulita e carica d'energia
sia nei pezzi più "urlati" ("Push"), sia in quelli in cui è il lato
melodico ad essere protagonista ("Lovesong"). La porzione centrale
dello spettacolo dopo una sognante "Charlotte sometimes", una "The
hungry ghost" (forse evitabile), si chiude con le liriche profonde
ed intense di "End". Una canzone in cui Robert Smith pare mettersi
completamente a nudo di fronte ai suoi fan ("Smettete di amarmi,
non sono nulla di tutto questo"). Al primo rientro gli schermi proiettano
una candela accesa che piano piano si consumerà del tutto; sta per
partire l'inedito "It can never be the same". Un rock decadente
che fa riflettere sul passaggio del tempo (tema sempre caro a Smith)
e, molto probabilmente, un ricordo per una cara persona che non
c'è più. "Shake dog Shake" "Burn" ed "A forest", completano il quadro.
Dopo un altro encore dedicato ai muscoli (con "Never enough" e "Wrong
number", praticamente le uniche canzoni in cui Gabrels si sente
veramente a suo agio), l'ultimo atto di oggi è, inevitabilmente,
quello pop. Da "Hot hot hot" (si poteva scegliere meglio Robert!),
attraverso "Friday I'm in love", "Close to me" e la conclusiva "Why
can't I be you, si arriva al commiato dopo circa tre ore. Tutto
regolare. Tutto molto Cure.
The
CURE
@ FORUM ASSAGO, 2 novembre 2016
Testo di Gianmario Mattacheo
foto di Gianmario Mattacheo e Katia Salice
Con questa doppietta al Forum di Assago, i Cure terminano la porzione
italiana del loro world tour. Un world tour che non sfoggia un album
nuovo (ormai lo sanno anche i muri che lo stiamo aspettano dal 2008),
ma solo qualche esecuzione inedita che i fan hanno già familiarizzato.
Ovviamente pare riduttivo l'incipit, così formulato. Mai come quest'anno
i Cure hanno dato vita a concerti diversissimi da sera a sera; canzoni
abbandonate da tempo sono riemerse con grinta ed i classici (ma
non sempre e non tutti trovano spazio in ogni concerto) hanno la
solita forza coinvolgente. Nel giorno che ricorda i morti, viene
facile ironizzare sul Concerto dei Cure che (perlopiù sbagliando)
sono frettolosamente etichettati come lugubri e disperati, ma che
nella realtà rappresentano almeno cento altre sfaccettature; però
il gioco c'è, ed allora accettiamo la forzatura … in fin dei conti
Halloween è passato da solo due giorni! Solo gli ottusi non hanno
l'intelligenza di cambiare idea. Facendo lo sforzo immane di non
rientrare nella cerchia, rivedo parzialmente la critica che feci
ai The twilight sad. Quando le condizioni audio sono accettabili
come oggi, possiamo apprezzare una musica cha vale; un rock malinconico
e leggermente oscuro (… se solo il cantante limitasse i versi, prenderebbero
qualche applauso in più). Da poco passate le 20.30, I cinque uomini
in nero entrano salutati dall'ovazione del pubblico (praticamente
le medesime persone della sera precedente): una rapida occhiata
tra Robert Smith, Simon Gallup e Jason Cooper per sancire un nuovo
inizio. Si parte. Facile pensare che il brano d'apertura cambi rispetto
al concerto di ieri. Infatti al boato del pubblico che accompagna
l'ingresso dei musicisti on stage fa seguito "Out of this world",
una canzone speciale, ottima per un momento cruciale come l'inizio
dello spettacolo. Siamo più che contenti di apprezzare esecuzioni
da "Bloodflowers", un album tra i più straordinari partoriti dalla
penna del malinconico leader in nero. Canzoni che (è questa una
delle pochissime critiche che mi sento di muovere verso Smith) per
troppo tempo sono state dimenticate dalle scalette dei concerti;
"Out of this world", "The last day of summer" e, a conclusione del
set principale, "Bloodflowers", ci fanno tornare indietro di sedici
anni, quando l'allora fresco album in studio veniva proposto per
intero nel "Dream tour". Della prima parte del concerto, sono superlative
le prove di "The perfect girl" e "All I want", due inattesi ripescaggi
dal "Kiss me album"; "Push" ed "Inbetween days" hanno il merito
di fare urlare tutta Assago (ancora Simon Gallup in evidenza) e
"The baby scream" è l'inattesa sorpresa della serata (ancora "The
head on the door"). La già citata "Bloodflowers" è uno dei vertici
di stasera. Quando Robert Smith ci regala dei fiori di sangue, i
Cure virano un concerto prevalentemente orientato sul versante più
easy del repertorio. Con quella che fu la canzone conclusiva dell'album
del 2000, Smith e compagni si ricordano di essere i più grandi narratori
del dolore e della malinconia e come per incanto i sorrisi del Forum
si trasformano in volti seri e sognanti. Già dalla serata di ieri,
l'Arena di Assago si presenta un ottimo palazzetto sia per dimensioni,
sia (soprattutto) per l'acustica; risulta una location apprezzabile,
con il non indifferente vantaggio di garantire un'eccellente visuale
in ogni settore dell'arena. Due parole merita "Burn", quel capolavoro
di canzone che il suo autore decise di mettere nel congelatore per
più di vent'anni dopo la sua incisione e che viene scelta per chiudere
i primi rientri. Per qualche attimo chiudiamo gli occhi e torniamo
a far viaggiare la mente ed i ricordi, mentre cullati dal tormento
cantato da Smith ci immaginiamo il dolore e le corse sul tetto di
Eric Draven, nella disperata ricerca dell'amore di Shelly Webster.
Gli ultimi encore portano il saluto definitivo al pubblico. Il regalo
assoluto è "Three imaginary boys" novità assoluta in questo tour
2016, mentre "Friday I'm in love", "The lovecats", "Close to me"
e "Why can't I be you" rappresentano le note allegre e cariche di
energia per il congedo dal pubblico italiano. Davvero un ottimo
commiato per un concerto dalla durata leggermente inferiore agli
standard della band, ma certamente superiore rispetto a quello proposto
ieri.