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THE CURE
18 Agosto 2005. Avenches, Svizzera e 20 Agosto 2005 , Taormina, Teatro Antico

 

18 Agosto 2005. Avenches, Svizzera

Testo e foto by Gianmario - Alessandria.

I Cure per il mini tour estivo del 2005 toccano terra svizzera.
L’attesa è grande per la neo formazione a quattro, dopo il “rimpasto” ad opera di Mr Smith e il ritorno graditissimo di Porl Thompson. La cornice è quella più che suggestiva dell’anfiteatro romano di Avenches, all’interno del Festival Rock Oz’Arenes.
Ad anticipare i nostri ci sono i Good Charlotte; band che trova moltissimi sostenitori soprattutto tra i giovanissimi (sono molti i padri con le figliolette sulle spalle), portatori di un rock furbetto e poco originale.




Alle ore 00.00 dopo che i giovani fans dei Good Charlotte hanno lasciato il campo a quelli dei cure, tutto è pronto per l’inizio dello show.
I quattro ragazzi immaginari vestiti in nero (Robert ha due nastrine color azzurro tra i capelli) scelgono Open (dall’album Wish) che con la sua rabbia, e con l’energia delle chitarre di Porl e del leader, apre una lunga e felice serata. E l’album del 1992 sarà, inoltre, il più richiamato dai quattro Cure: From the edge of the deep green sea, Friday I’m in love, a letter to Elise e End si riveleranno, infatti, gli altri ripescaggi del sopraccitato lavoro.
Livelli altissimi con Fascination street e, soprattutto, con Shake dog shake che viene cantata dal leader con grande trasporto, tra la folla in delirio.
La nuova formazione, priva delle tastiere, costringe la band ad una reinterpretazione dei pezzi (ottimamente realizzati). In alcuni casi i cambiamenti sono marcati, come per il singolo del 2004 The end of the world e per Signal to noise. In altri casi, la scelta di brani molto “chitarristici” (Never enough su tutti) ci fa immediatamente scordare che, in passato, c’era un altro strumento sul palco.
Dall’ultimo album “The Cure” vengono tratte anche Alt.end e Us or them. Particolarmente gradita risulterà, successivamente, The blood con Robert e Porl ad infiammare le rispettive chitarre acustiche; mentre la versione di Lullaby ricorda nell’incedere la cadenza che la band le diede nella versione acustica del 2001.
Prima dei bis si segnalano Push ed A night like this (graditissime dai fedelissimi) che consentono ai fans di scatenarsi con le classiche rock songs di The head on the door e, infine, con l’immancabile splendido tormento di one hundred years.
I primi bis sono esclusivamente dedicati al 1980: at night (molto aggressiva), M, Play for today e l’immancabile A forest con la scontata (ma sempre suggestiva) partecipazione corale.
Con il secondo rientro, Robert Smith è libero di giocare un po’ e si regala Why can’t I be you e Let’s go to bed, l’ultima delle quali particolarmente apprezzata da chi sta scrivendo.
Per gli ultimi due pezzi, come spesso accade, si ritorna molto a ritroso nel tempo e Boys don’t cry e 10.15 saturday night mettono la parola fine alla serata.
Ma il vero dato di questo show non sta tanto nella scelta dei pezzi o nella esecuzione degli stessi. La cosa che più balzava agli occhi era il buon umore che si respirava sul palco, con Robert a guardare Porl e sorridere; con Porl a guardare Simon; con Simon a guardare Porl; con Robert a gurdarli e ridere; a guardarli e ridere. A guardarli e ridere. Sì. Stai bene Robert. Sorridi. E noi con te.

 

20 Agosto 2005 , Taormina, Teatro Antico

Testo e foto by Gilberto e Gianmario – Alessandria



Si potrebbe dire che quello di Taormina sia stato un ottimo concerto, ma sarebbe sminuirlo troppo. Il termine che più si avvicina è epocale.
Non è stato solo un concerto, ma un evento che a distanza di poche ore dalla sua conclusione avvertiamo come unico ed irripetibile.
Il luogo non ha bisogno di alcun commento: di fronte a poche migliaia di fortunatissime persone, la band inglese ha evidentemente sentito la magia dello scenario meraviglioso del Teatro Antico, che posto in cima all’altura di Taormina, domina tutto il Golfo, mostrando alle sue spalle l’Etna. Magia pura. I quattro cure alle ore 21.30 circa rompevano il ghiaccio con la tradizionale Open, nella quale Porl Thompson (tornato quest’anno nella band) poteva unirsi al leader, sprigionando la rabbia delle chitarre elettriche.
La parte iniziale dello show alternava alcuni brani dell’ultimo periodo (Alt.end, The end of the world, Us or them) ad alcuni immancabili classici che, eseguiti nel meraviglioso Teatro Antico, generavano emozioni ancora più intense (A strange day).
Particolarmente ispirato Robert Smith regalava intense interpretazioni di Shake dog shake e di The blood; quest’ultima piacevolmente ripescata per il tour estivo, rappresentava una delle note meno scontate dello show, insieme a never enough (se possibile ancora più aggressiva rispetto alla versione in studio), Aletter to Elise e Shiver and shake.
A questo punto lo show toccava uno dei suoi apici con la devastante The figurehead, curiosamente modificata nel testo in “ ……. I can lose myself in chinese arts and sicilian girls”.
Vette altissime anche per End e per tre rock songs da grande arena: From the edge of the deep green sea, Push e A night like this. Pezzi che, insieme all’attesa One hundred years, avevano portato alla conclusione la prima parte dello spettacolo.
Al primo rientro Robert Smith sembrava confessare al suo pubblico che l’intramontabile album del 1980 non ha perso di attualità, sparando di seguito At night, M, Play for today e A forest. Ora il pubblico poteva anche sentirsi appagato, ma non sapeva che lo show sarebbe stato lungi dall’essere concluso. Si apriva così lo spazio per due inattesi e stupendi brani dall’album Kiss me kiss me kiss me: If only tonight we could sleep e The kiss.
Al terzo rientro, la band si concedeva ad un intermezzo più pop con In between days, Friday I’m love e Boys don’t cry.
Quando sembrava che il momento pop avesse concluso una grandissima serata, quasi inaspettatamente, i quattro regalavano una struggente Faith (spesso utilizzata da Robert per chiudere i concerti) ed ancor più sorprendentemente non concludevano, ma, per l’esaltazione del pubblico, eseguivano ancora brani del primo periodo, ancora forti, vigorosi e passionali (Three imaginary boys, Grinding halt e 10.15 saturday night).
Ma per descrivere la conclusione dello show, chi sta scrivendo fatica a trovare le parole. INCREDIBILE! Rintoccavano le prime note di Killing an arab!!!!!
Il pubblico raggiungeva il delirio ed ascoltava incredulo Robert Smith che a distanza di decenni dalla sua ultima esecuzione, cambiava “Killing an arab” dapprima in “Loving an arab” ed infine in “Kissing an arab”.
Ennesimo colpo di genio. Più di tre ore di show con una scaletta fantastica che ci ha lasciato una certezza: il concerto di sabato 20 agosto ’05 al Teatro Antico di Taormina è già entrato nella storia, al fianco del mitico Cure in Orange………. O davanti?

 

 

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