ANTONELLO
CRESTI
E'
uscito da qualche mese il libro "LUCIFER
OVER LONDON", dedicato all'industtrial e al folk
apocalittico nato in Inghilterra negli anni '80.
Visto l'interessante argomento non ci resta che intervistare
l'autore.
Intervista
by Nikita
Quale
è stato il motivo che ti ha spinto a scrivere LUCIFER
OVER LONDON?
Le
ragioni che mi spingono a scegliere un argomento di analisi
piuttosto che un altro sono essenzialmente tre: la passione
ovviamente è il motore centrale; non potrei mai mettermi
a scrivere di un argomento che non mi affascina personalmente,
lo troverei frustrante e inutile. In secondo luogo tutte le
volte che mi accorgo, da lettore, di un evidente "vuoto" editoriale
su un argomento sono tentato di dare un contributo personale
a colmare tale spazio, non certo per mettere la parola "fine",
ma per avviare una ricerca (spesso, ho constatato, si avviano
infatti delle reazioni a catena molto interessanti). Infine
sono intrigato da quei generi musicali che non si esauriscano
in sè, ma siano capaci di rimandare ad un orizzonte
culturale e storico più ampio.
Sia
Industrial sia folk apocalittico sono certo capaci di fare
ciò ed ecco perchè sono finiti per essere oggetto
principale di analisi di questo libro.
Quanto
tempo hai dedicato alla stesura del libro?
Tutto il percorso è durato all'incirca
un anno. Tieni conto che, prima di uscire in libreria, gran
parte del testo che potete leggere è stato il fulcro
di una discussione universitaria che mi ha fruttato la laurea
magistrale in Scienze dello Spettacolo, dunque questo ha comportato
per forza di cose qualche intoppo e rallentamento...
Visto
che non tratti solamente dal lato musicale l'argomento, ma
anche cosa ha ispirato la scena industriale apocalittica come
background culturale, come ti sei documentato per avere una
così completa conoscenza della materia che ti ha permesso
di scrivere il libro?
La mia principale passione è la cultura
britannica, un amore che mi segue fin dall'infanzia. Dunque,
e mi ricollego con quanto dicevo prima, quando riesco ad imbattermi
in movimenti artistici che siano portatori di almeno qualcuno
dei tanti aspetti della specificità britannica sono
maggiormente "stuzzicato". Alcuni legami tra gli artisti di
cui mi occupo nel libro e esponenti della cultura britannica
passata mi erano già chiari (anche grazie alle esplicite
dichiarazioni di molti dei "nostri" protagonisti), altri li
ho scoperti in corso d'opera e questo è stata sicuramente
la parte migliore del lavoro... E' come aprire un antico scrigno
che non si sa quali oggetti preziosi possa contenere!
Perchè
in Italia non sono stati mai stampati libri di musica industrial
e folk? Hai avuto difficoltà a trovare un'editore?
Non credo ci sia una particolare ostilità verso l'argomento...
Semplicemente l'editoria italiana, non solo italiana, è
nota per il suo atteggiamento asfittico e per la sua confidenza
con la censura preventiva. In questo paese non sono disponibili
testi che altrove sono stati e restano best-sellers, e questo
solo perchè non contengono una visione della vita gradita
all'establishment oppure semplicemente perchè troppo
poco legati ai gusti delle masse. Mi sembra ridicolo...
Quanto
a me, all'epoca della pubblicazione del mio precedente "Fairest
Isle" feci subito presente la mia idea di dedicare un saggio
a industrial e folk apocalittico e per fortuna gli amici di
Aereostella si sono dimostrati incuriositi e interessati.
Dunque, ad onor del vero, la strada della pubblicazione non
è stata particolarmente disagevole.
Ci ha appena lasciati Peter Christopherson
(Coil,Trobbing Gristle), vuoi dire qualcosa in memoria su
di lui?
E' una notizia che mi ha molto scosso, soprattutto
perchè inaspettata. Sto scrivendo un nuovo libro e
prevedevo di intervistare Sleazy, dunque questa morte mi ha
veramente destabilizzato. Ritengo Christopherson, soprattutto
per il suo lavoro coi Coil, un grande rappresentante della
controcultura inglese e la sua assenza si farà sentire
molto... Non solo presso gli appassionati di musica.
Dalla prima scena britannica industrial
e folk sono nati molteplici progetti, c'è qualche nuovo
progetto che secondo te ha lo spirito delle band che hanno
creato questi suoni?
Difficile
adesso suonare un industrial che suoni autentico come quello
originario, troppe cose sono cambiate dal 1975... In ambito
folk apocalittico/neofolk invece sono molti i "figli" delle
formazioni della prima ondata: Naevus, Sieben, ma anche singoli
artisti come Andrew King, e questo solo per riferirsi alla
Gran Bretagna. In generale il mondo della musica acustica
sta vivendo un ottimo momento di salute, anche se non sempre
sulle copertine poi vanno i progetti effettivamente più
meritevoli.
Firenze, la tua città,
negli anni '80 ha creato progetti storici validi. Tu cosa
ne pensi?
Indubbiamente la Firenze degli anni '80 aveva una effervescenza
che oggi ci sogneremmo... Bands musicali, certo, ma anche
locali, videomakers etc... Devo dire però che la cosiddetta
"new wave" non ha mai esercitato particolare influenza sul
sottoscritto, pur riconoscendone caratteristiche senza dubbio
originali. Questa area geografica anche in tempi più
recenti è riuscita a partorire fermenti interessanti,
mi riferisco all'avventura del Consorzio Produttori Indipendenti
(emanazione dei CSI), il cui centro operativo proprio a Firenze
stava. Oppure si potrebbe citare la brevissima esistenza della
City Lights, emanazione della mitica libreria Beat di San
Francisco...
Quali
sono i tuoi 10 brani preferiti che secondo te racchiudono
l'essenza dell'industrial e del folk apocallitico?
...
Troppo difficile ;-) Ti faccio dei nomi di album che secondo
me possono coprire una buona parte degli aspetti del "pluriverso"
di cui parliamo: "20 Jazz Funk Greats" dei Throbbing Gristle,
"Dreams Less Sweet" degli Psychic TV, i due volumi di "Music
to Play in the dark" dei Coil, "Of Ruine..." dei Current 93,
"Take Care and Control" dei Death in June, "In the Rain" dei
Sol Invictus. Tra le tante formazioni che, per scelta autoriale
e per motivi di spazio non ho inserito nel libro, citerei
assolutamente i 23 Skidoo, gli Hula e i Nature and Organisation.
Svolgi
attività di promoter, direttore artistico e altro nel
campo della musica, vuoi parlarcene?
Ho sempre cercato di mettere "in rete" le cose che faccio,
dunque esiste un filo rosso che lega ogni mio lavoro. Per
esempio da due anni curo il festival della cultura britannica
Britmania, altro sfogo per la mia ossessione anglofila, ma
anche la musica che ho fatto coi Nihil Project non si discosta
troppo da certi progetti di cui ho parlato in "Lucifer over
London" e prima in "Fairest Isle"
Come
è stato accolto finora dalla stampa e dal pubblico
"LUCIFER OVER LONDON" ?
Direi
davvero molto bene. Sono uscite molte recensioni, ed altre
ne usciranno, tutte positive. Ma quello che mi fa maggiormente
piacere è l'atteggiamento dei lettori: sto riscontrando
una qualità di interesse davvero alta e le persone
che mi hanno scritto dopo aver comprato il libro sono diventati
in breve tempo consiglieri privilegiati sui quali contare...
Nel
tuo libro parli dei Sol Invictus ,che sono nati dall'ex Death
In June Tony Wakford, ma non citi il progetto dell'altro ex
DIJ Patrick Leagas, anche lui con i suoi Sixth Comm ha avuto
una certa importanza nella scena apocalittica esoterica. Come
mai non lo hai preso in considerazione?
"Lucifer
over London" è un lavoro di interpretazione e non intende
avere un ruolo "manualistico". Questo ha comportato una lunghissima
serie di esclusioni, alcune anche dolorose. Patrick Leagas
può essere incluso tra queste, però ci tengo
a specificare che i gruppi dei quali ho scelto di parlare
sono stati analizzati, non solo in virtù della loro
importanza e diffusione, ma anche della loro funzionalità
al progetto. Ma ci sarà modo per dare spazio a tutti
;-)
Nel libro hai intervistato Steve
Sylvester, Luca Leonello Rimbotti e Vittore Baroni. Come mai
di questa scelta? Ti sarebbe piaciuto intervistare anche qualcun'altro?
I
motivi li ho più o meno appena espressi: in una ottica
interpretativa "dall'esterno" mi pareva interessante coinvolgere
solo persone che avevano qualcosa da dire su determinate tematiche,
senza essere direttamente coinvolti. Ma il tempo delle interviste
verrà, e sul prossimo libro prevedo di far parlare
almeno 70 protagonisti della "scena esoterica" inglese ed
io passerò da un ruolo da protagonista ad uno di "spalla",
per usare un gergo cinematografico, in modo da avere un quadro
più chiaro possibile.
Di
cosa trattava il tuo precedente libro "Fairest Isle"? e invece
il nuovo libro che stai scrivendo acosa sarà dedicato?
"Fairest Isle" trattava, come recita il sottotitolo, della
"epopea dell'electric folk britannico"ossia di quel momento
(1967-1975 all'incirca) in cui la tradizione musicale anglosassone
viene di fatto "elettrificata" creando un ibrido interessantissimo
e a cui tanto devono personaggi a noi cari come David Tibet.
Quella del folk elettrico è una vicenda troppo spesso
dimenticata in Italia, ma mi auguro di aver risollevato almeno
un pò di interesse...
Riguardo
al prossimo lavoro invece posso dire che amplierò molto
la prospettiva e tenterò di tracciare un quadro esaustivo
delle influenze esoteriche/occulte all'interno della musica
underground inglese dagli anni '60 ad oggi. Si tratta di un
progetto difficoltoso ed ambizioso, ma la quantità
di informazioni che sto accumulando mi dice anche che sarà
una avventura davvero emozionante...
intervista
pubblicata: 6 Dicembre 2010