THE
GREAT COMPLOTTO
Presentazione
del libro “The Great Complotto Pordenone” di Mauro Mazzocut
Esibizioni
di ELVIS LE MOKO’/ DAM PLACE/ SEXY ANGELS/ MESS/ MISS XOX/
TAMPAX
12
marzo 2005, Pordenone, Deposito Giordani
Testo
di Fabio Degiorgi & Tanks
La
pubblicazione, a cura della Biblioteca Civica di Pordenone,
di un volume dedicato alla storia del locale Great Complotto,
scritto da Mauro Mazzocut e nato inizialmente come tesi di
laurea, diventa l’occasione per organizzare un’indimenticabile
serata al fine di ricordare e rivivere lo spirito di questo
movimento che, fra il 1978 e il 1985, rivoluzionò la scena
musicale non solo della città friulana, ma dell’intera penisola,
costituendo una fucina di avanguardia per il circuito punk
e new wave nazionali, con un’attitudine goliardica e dada-situazionista
che ne fece un fenomeno unico ed irripetibile anche negli
anni a seguire.
Consigliando vivamente l’acquisto del libro di Mazzocut per
conoscere dettagliatamente storia, intenti, organizzazione
e conquiste del Great Complotto e dei suoi numerosi protagonisti,
passiamo a descrivere le varie fasi dell'evento.
In un Deposito Giordani pieno all’inverosimile e con un’età
media dei frequentatori piuttosto alta, viene dapprima proiettato
su un maxi schermo un documentario che la Rai girò nel 1981
per la trasmissione Mister Fantasy, dove un giovane e quasi
irriconoscibile Roberto D’Agostino, nei panni di un ignaro
visitatore, si aggira fra Pordenone e Aviano alla ricerca
del mistero del Great Complotto. In meno di mezz’ora siamo
tramortiti dalla genialità travolgente dei gruppi immortalati,
e si capisce quanto quella scena fosse avanti rispetto al
contesto musicale italiano di allora.
Segue una lunga presentazione della rassegna, che vede, oltre
all’autore del libro e personaggi locali più o meno istituzionali,
anche Miss Xox, uno dei pilastri storici del Complotto insieme
ad Ado Scaini, ed un ritardatario Red Ronnie che, grande conoscitore
del punk italiano delle origini, racconta una serie di spassosi
aneddoti.
Si passa quindi alle – purtroppo brevissime – esibizioni musicali
di alcuni gruppi legati al Great Complotto, alcuni dei quali
ancora in attività, mentre sullo schermo gigante viene proiettato
a ripetizione e in anteprima il documentario “Mamma dammi
la benza” di Luca Frazzi ed Angelo Rastelli, dedicato alla
nascita del punk italiano, il quale a maggio andrà in onda
in tre puntate sul canale satellitare Jimmy.
ELVIS LE MOKO’ è un duo demenziale che canta su basi registrate
testi disincantati sulla situazione sociale contemporanea
del nostro paese. Una sorta di electro rock’n’roll basato
più sulla simpatia dei due che sulla sostanza musicale.
I DAM PLACE propongono invece un beat italiano troppo
convenzionale ed edulcorato, privo di quella crudezza garage
che ci saremmo aspettati da una band pordenonese. Ad ogni
modo, anche i loro due brani scorrono piacevolmente.
È
una grande emozione risentire i SEXY ANGELS di Ringo
De Colt: se il primo brano, “Lesbian Love”, sconfina nel rock
italiano più scontato, la versione di “Substitute”, tratta
dal mini LP omonimo uscito nel 1987, ha la stessa carica di
allora e riesce ad annullare i quasi vent’anni di distanza…
I MESS, rappresentanti storici del versante elettronico
e new wave del Complotto, sono, fra tutti i gruppi presenti
questa sera, quelli che forse ho preferito (n.d.FD), professionali
ed emozionali nella loro glacialità.
MISS XOX, membro di parecchi progetti fondamentali
del Complotto (a cominciare dagli HitlerSS), sale sul palco
da solo, per iniziare il suo breve show con un lungo ed ipnotico
brano dal sapore industriale. Entrano poi altri musicisti
ad accompagnarlo, con i quali MX esegue un brano più tipicamente
punkeggiante, infine una versione in italiano dell’immensa
“Love will tears us apart”.
Per ultimi i TAMPAX di Ado Scaini, Willy Gibson, Radar
e Silence, in assoluto il primo gruppo italiano ad autoprodursi
un disco nel 1978 (insieme ai concittadini e già citati HitlerSS,
il disco in questione è infatti lo split 7” Tampax/HitlerSS),
rimasto sporadicamente attivo in tutti questi anni fino ai
giorni nostri.
Il tendone si apre: 4 sagomati in cartone dei sottoscritti!!??
Ce lo aspettavamo…
Una serie di spari introduce una canzoncina country in base.
Spari e ancora spari. Il tendone si chiude. Introduzione ad
effetto o scherzo, che ben si addice alla loro dirompente
attitudine ludica?
…attesa…
Fine?
Alle 02.00 il Deposito è semideserto, nonostante l’alternarsi
alla consolle di Ado e Gibson, Miss Xox e G.no che propongono
una carrellata del miglior punk ’77 inglese, statunitense
ed italiano. Musica che di rado si può sentire nei locali…
così ci affondiamo in una poltroncina e restiamo ad ascoltare
beati…
Per una sera Pordenone s’è gettata convulsa e senza freni
in un passato fulgido e straordinario, senza inutili passatismi
nostalgici, ma con lo spirito autentico, dissacrante ed autoironico,
di chi aveva tutta la voglia di spaccare il mondo. Furoreee!
Ragazzi che alle regole non ci stavano e che in pochi anni,
coalizzandosi in uno straordinario ensemble musicale, riuscirono
a destabilizzare - urlando, imprecando, travestendosi o parodiando
e smitizzando il sistema - una forma.
La musica.
Ribellione in nome della musica. Musica in nome della ribellione.
“Pordenone può essere Londra, ma Londra non può essere Pordenone”.
MAURO
MAZZOCUT “The Great Complotto Pordenone” (Biblioteca
Civica di Pordenone)
Testo
di Fabio Degiorgi
Ecco il libro che aspettavo da anni. Da troppo tempo ormai
si sentiva parlare del Great Complotto
pordenonese solo tramite informazioni frammentarie ed insufficienti,
tramandate dai protagonisti e da testimoni diretti e indiretti
di quella magnifica esperienza (anti)artistica e musicale.
Questa però non è una semplice lettura divulgativa, che già
sarebbe risultata apprezzabile e indispensabile, ma addirittura
un corposo e complesso saggio dal taglio scientifico, concepito
inizialmente come tesi di laurea (ignoro la Facoltà). Lo studio
è ricco di riferimenti al contesto socio-culturale degli anni
’70, con una lunghissima parte introduttiva per delineare
il passaggio dal ‘68 alla nascita del punk a livello europeo
prima e italiano dopo, e frequentissime sono le citazioni
da due opere fondamentali come “Il sogno inglese” di John
Savage e “Costretti a sanguinare” di Marco Philopat, dedicate
rispettivamente al punk inglese/statunitense e a quello italiano.
La parabola del Great Complotto, consumatasi all’incirca fra
il 1978 e il 1985, viene narrata abbastanza sinteticamente
già nel primo capitolo. Ad innescare la miccia di un detonatore
carico di dinamite contribuì l’incontro fra Ado Scaini e Fabio
Zigante, alias Miss Xox, nei Vigili del Fuoco di Pordenone
per svolgere il servizio di leva. Insieme ad altri volenterosi
compagni, i due si tramutarono subito in trascinatori carismatici
con i rispettivi gruppi, i BumPamBingTilt del primo e i Clockwork
Orange del secondo, trasformatisi presto in Tampax e HitlerSS.
Dalla loro sala prove comune, ricavata da un appartamento
sfitto della famiglia Scaini e ribattezzata Tequila, si creò
in breve tempo un’aggregazione spontanea e uno spirito di
unione e collaborazione senza precedenti in Italia, con un
numero elevatissimo di gruppi musicali e aiutanti/simpatizzanti
esterni (tecnici audio, grafici, ecc.), tutti profondamente
influenzati dalla nascente scena punk e new wave, tanto che
Pordenone poté contendere alla ben più popolosa e centrale
Bologna il ruolo di capitale
italiana per questo rivoluzionario movimento musicale. Nei
capitoli successivi ogni aspetto – e sono veramente molti,
troppi per riassumerli qui – viene scandagliato in modo approfondito:
essenziale ad esempio fu la creazione dello Stato di Naon,
immaginaria nazione che per i ragazzi del Complotto coincise
con Pordenone e i suoi dintorni, non la città borghese e ordinaria
ovviamente, ma una sua proiezione fantastico/fumettistica
dove i Nostri si sentivano come dei Supereroi – tanto che
alcuni di loro iniziarono davvero a girare per le strade e
i tetti in costume adeguato – alla conquista del mondo, principalmente
quello discografico. Una città-stato immaginata come una metropoli
futuristica ed altamente tecnologica, con piste di atterraggio
per UFO e rampe di lancio per missili, addirittura con i suoi
ministeri e una nazionale di calcio, la Atoms for Energy,
che esistette per davvero. Interessante è anche il rapporto
che i ragazzi del Complotto – movimento peraltro chiuso dove
erano necessarie certe condizioni per accedervi – ebbero con
le droghe, caratterizzato da un rifiuto totale, anche in contrapposizione
ai freakettoni del periodo e alla diffusione sempre più dilagante
dell’eroina, con la sua scia di lutti che tutti conosciamo.
Un rifiuto similare fu quello verso la politica, mentre rivestì
grande importanza l’attitudine collettiva situazionista, ludica
e goliardica, mirante ad una riconquista del tempo libero
come tempo liberato dall’alienazione borghese. Ovviamente,
buona parte del saggio è dedicata alle vicende dei gruppi
musicali principali naoniani, come Tampax, HitlerSS, Mess,
Fhedolts, Sexy Angels, 001…Cancer, Futuritmi e moltissimi
altri, la cui proliferazione, con cambi di formazione continui
ed intrecciati, ebbe dell’incredibile, soprattutto in una
città che contava a malapena 50.000 abitanti. Vengono quindi
rievocati i concerti più memorabili tenuti nel periodo, non
solo a Pordenone e dintorni, e le produzioni discografiche,
fra le quali rivestono un’importanza seminale sia il 7” split
Tampax/HitlerSS (citato da Jello Biafra come uno dei suoi
10 dischi preferiti in assoluto), sia la prima compilation
del Great Complotto, co-prodotta da Red Ronnie, Oderso Rubini,
Ado Scaini, Fabio Zigante, e pubblicata dalla Italian Records
nel 1981. A queste uscite ne seguirono parecchie altre, fra
compilation, 7” e mini LP, tutte precisamente elencate e descritte
in un’apposita sezione. Uno spazio analogo è dedicato alle
fanzines pubblicate dal Great Complotto, come “Spillon”, “Il
giovane naoniano”, “Molody Maker”, “Musique Mecanique”, “Onda
400”.
Nella parte centrale del libro sono poi riportate parecchie
foto in bianco e nero di quegli anni, dove possiamo vedere
sia i protagonisti più ‘conosciuti’, sia alcuni fra quelli
anonimi: poiché molti di essi erano conosciuti solo per il
soprannome, il quale spesso veniva cambiato completamente,
non sempre Mazzocut è riuscito a ricostruire precisamente
ogni identità. A proposito di questa complessa ricostruzione,
così come per quella dell’intero saggio, utilissime e preziose
sono state le interviste dirette dell’autore a vari membri
del Complotto, fra le quali spiccano quelle a Gianni Tassan
Mazzocco alias Willy Gibson, chitarrista dei Tampax e fondatore
degli studi di registrazione Atelier de Montage. In appendice
troviamo invece il breve racconto “Un inverno a Pordenone”
di Clark Kent, originariamente allegato all’omonimo cofanetto
con tre 7” di Sexy Angels, Rendez-vous Ravage e Reflex d’Epoque,
pubblicato nell’orwelliano anno 1984.
Come dicevo, troppi sono gli aspetti affrontati e quindi anche
gli episodi narrati, del resto perché rovinare la sorpresa
con un riassunto ancora più minuzioso di questo? La lettura
del lavoro di Mazzocut è vivamente consigliata a tutti coloro
che seguono con sincero coinvolgimento il punk, il post-punk
e la new wave dalle origini, nonché l’ottica dell’autogestione/autoproduzione/do
it yourself. In realtà la consiglierei a chiunque, perché
il Great Complotto è stato un meraviglioso schiaffo alla mediocrità
che dovrebbe servire ancora oggi come esempio per molti.
Concludo
solo con una breve descrizione delle due chicche allegate
al volume, le quali ne accrescono ulteriormente il valore.
La prima è il pamphlet pieghevole “Guida ufficiale allo Stato
di Naon”, dove sono sinteticamente presentate la storia, l’organizzazione,
l’industria e le attività della nazione naoniana. La seconda
è invece la ristampa su CD della cassetta “Pordenone for Holidays”,
una immaginaria audio-guida turistica della città uscita originariamente
nel 1981, dove varie voci, in un simpatico e scolastico inglese
che a volte non nasconde minimamente la pronuncia friulana,
descrivono i luoghi più significativi dello stato naoniano
su minimali basi di elettronica ambientale, costruite con
tappeti monocordi di synth analogici.
Il CD ripropone i due lati della cassetta originale con le
due versioni, la prima in inglese appunto, e la seconda, su
differenti sottofondi musicali, in ‘russo’. Ma siccome nessuno
dei naoniani sapeva il russo, esso era stato inventato semplicemente
sovraincidendo al contrario le voci in inglese del primo lato!
Con un effetto esilarante e veramente geniale. Geniale come
il progetto nel suo insieme. Ascoltare per credere.
NB:
foto tratte dal libro omonimo