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COLD MEAT INDUSTRY INVASION
9 Ottobre 2004, Totem (Vicenza)

testo e foto by Noctiluca (noctiluca-@lycos.it )

Apprendo soltanto una settimana prima e casualmente che il sabato successivo sbarcherà in Italia un’orda impazzita di vichinghi sanguinari: la famiglia Karmanik al completo con tanto di moglie e amici annessi Lina “baby” Doll e P. Andersson, compagni di scorribande sonico/assassine in tutta Europa.

Finalmente arriva il giorno del concerto e sin dalla mattina il mio corpo e la mia mente trasudano emozioni e preoccupazioni... mi sentivo un bambino che andava per la prima volta a scuola e questo era il mio primo giorno alla macelleria COLD MEAT. Arriviamo con discreto anticipo al locale che alle 22 apre le porte all’orda di affamati carnivori. Ma i carnivori prima di mangiare devono cacciare... e la caccia è grossa al banchetto della CMI, dove P.Andersson è presente con 7/8 dei suoi progetti.
Affamati come mai i collezionisti/fans della label svedese fanno incetta di cd e T-shirt, le quali in meno di 15 minuti verranno letteralmente spolpate da famelici avvoltoi (non sono nemmeno riuscito a vederla sta maglietta se non addosso a qualcuno).
Dopo aver partecipato al lauto banchetto mi concedo un breve riposo e vedo intorno a me una folla non indifferente (si vociava di 400 persone) proveniente da tutt’Italia con numerose apparizioni illustri della scena... L’attesa è resa ancora più piacevole dalla visuale di Peter e Karmanik in giro per il locale intenti fondamentalmente a raggiungere un tasso alcolico decente (per loro s’intende), con diverse birre giungere nel backstage e nel loro stomaco.

Dopo un po’ ha inizio il primo gruppo, BOCKSHOLM, composto da Lina Baby Doll e P. Andersson. Il primo dei due si avventa su dei nastri ed un database mentre il secondo passa direttamente ai suoi synths.
Per chi non conoscesse questo progetto si può definire come un’esatta sintesi tra Raison d’etre, Stratum Terror e Deutsch Nepal (ma che strano!), fatto di profondi ed enigmatici droni industriali a tratti assurdi e campioni di macchinari, di martelli, di spranghe... il cui scopo è quello di rappresentare una piccola cittadina, quella appunto di Bocksholm, che a sentire i due fautori del progetto ha rovinato le loro menti e le loro orecchie.
Difatti l’audio è coadiuvato da immagini chiaroscure dalle tonalità bluastre della industrializzata cittadina piena di acciaierie.
Purtroppo la performance ha una durata piuttosto breve, circa 20 minuti, ma vista la lunga, agghiacciante ed angosciante serata credo sia stata un’ottima scelta al fine di non annoiare il pubblico e rovinarlo mentalmente troppo presto.

Perciò i due, dopo essersi trangugiati più di qualche birra, scendono dal palco non prima però di aver tentato di far saltare l’impianto audio del locale tra sorrisi e battute. DEUTSCH NEPAL, band attiva da diversi anni, di cui devo ammettere posseggo solo una manciata di album (su 14/15 ?) che francamente non mi hanno entusiasmato, si appresta a salire sul palco e l’eccitazione e la curiosità del pubblico è alta. Lina si presenta sul palco in compagnia di qualche birra e un bel pacchetto di sigarette, i quali contribuiranno ad aumentare la sua confusione mentale.
Confusione che si appropria anche del pubblico che viene trascinato in un tantrico, ipnotico, morboso, viscido, liquido, subdolo, lussurioso e libidinoso stato di alienazione mentale da circolo dei dannati. Percussioni dalle ritmiche ossessive e perforanti, basi ipnotiche, urla distorte cariche di eco e delay si frantumano di fronte alla mandria (il pubblico) ammutolita e totalmente assorta che viene ipnotizzata e resa debole prima del macello. Pura ed estatica astrazione fisica di etno-dark-ambient aliena e annulla la mia mente. D.N. con l’andare del live è sempre più carico e decisamente incazzato, completamente sudato, sigaretta in mano, fiumi di birra, panzetta evidente (non era proprio uno spettacolo!!!), urla contemporaneamente sui due microfoni a sua disposizione bombardando l’intero locale di una violenza mostruosa, tant’è che alla fine del concerto mi rendo conto che tutto ‘sto casino aveva bloccato i miei pensieri che il “silenzio” ha riportato in movimento.
Alla fine L.B. Doll, provato da se stesso, barcollando esce dal palco tra gli applausi.

Ormai il pubblico è una mandria di vacche spaventate ed ipnotizzate che ha bisogno di una profonda ricerca interiore prima di essere uccisa da BDN. Il tutto sembra preparato ad hoc per il live spirituale di RAISON D’ETRE. Peter Andersson, per chi non lo sapesse, è una delle più importanti (se non la più importante) mente distorta e malata della scena dark-ambient e fautore di ben 9 progetti musicali tutti più o meni attivi (ma è un pregio o un difetto?) e con all’attivo innumerevoli uscite discografiche. Pensate che questi tre macellai insieme hanno pubblicato più o meno 50-60 album, fatto su cui vorrei invitarvi ad esprimere con me per lo meno il dubbio sulla qualità di tutte le uscite. Sia chiaro che non è una critica ma un dato di fatto. Comunque fermo restando che negli ultimi dieci anni sono cresciuto a pane e Raison d’etre... bè, non potrò fare altro che parlarne bene. P.A. si presenta anche lui con una bellissima compagnia di amiche... le birre che alla fine del concerto rimarranno in 4 a farsi compagnia tra “vuoti”, ma già dall’inizio la sua non perfetta sobrietà è evidente ed il tutto sarà coronato da una birra rovesciata sui suoi strumenti.
Proiezioni video in tipico stile RD, riprese morbose, meticolose, patologicamente deviate, talmente angoscianti e scostanti di bulloni e lamiere completamente arrugginite e piccole fatiscenti cappelle abbandonate, finestroni gotici, arcate... Tutto questa sembra quasi comunicarci che lo stesso metallo e le sculture rovinate dal tempo possono avere una vita propria ed un’interiorità e sofferenza non comuni.
Queste visioni profano-spirituali sono soltanto il contorno ad un tragica tortura mentale e spirituale che mi fa volare direttamente nei meandri più profondi della mia anima. Suoni freddi, agghiaccianti, metallici, rompono la pacatezza creata dai profondi, oscuri, tetri cori gregoriani e lugubri droni che rimbalzano in modo preoccupante da una mente all’altra del locale disorientando l’ombra del nostro IO. Colonne di dolore e sofferenza s’innalzano accompagnate da frementi scalpelli di piccoli restauratori che eliminano pezzo per pezzo scheggia dopo scheggia il marcio che c’è in ognuno di noi, liberandoci da ogni peso e preparandoci così alla fisicità della cura... quella di BRIGHTER DEATH NOW. Purificati e sufficientemente storditi, siamo pronti per la venuta del boss di tutto il Macello: Mr.Karmanik. Francamente sono molto preoccupato, visto e considerato che non ho mai apprezzato la “musica” di BDN e il timore è quello di assistere ad uno spettacolo statico e noioso... ma mai un pensiero del genere fu più errato nella mia vita. Il palco è stato allestito in un modo molto particolare, con una serie di parole (amore, odio, piacere, dolore...) appese al soffitto e un bel telone con il logo di BDN. K. si presenta in compagnia di Lina (è la terza volta che sale sul palco) il quale, travestito da donna Clown, suonerà un basso che produrrà mostruosi suoni distorti e arroventati di sofferenza e dolore, mentre er boss, dopo una partenza tranquilla dietro alla sua strumentazione... incomincia uno vero e proprio show degno di una rock-star. Si agita, si contorce, si butta a terra, scenderà dal palco, provocherà il pubblico in un modo forse un tantino esagerato tanto da attaccare una mezza rissa con uno del pubblico, ma incredibilmente coinvolgente.
Ruba macchinette fotografiche, ci gioca, si autofotografa, finge di lanciarle... suscitando qualche incazzatura (presto sbollita) e preoccupazione dei possessori. I due, oltre che riprodurre un suono o meglio rumore a dir poco abrasivo e decisamente harsch violento, provocano e bevono birra in mezzo a strobo psichedeliche ritmate a suon di bombe noise che lasciano intravedere solo alcuni dei contorti movimenti di Karmanik.
Urla agghiaccianti che si stagliano come lame taglienti (come “Loveeee” “Hateeeeeee” ripetuti quasi all’infinito) sul nostro viso ferendoci sia fisicamente (qualcuno come me ha preso qualche schiaffo dal suddetto K.) che moralmente. Ormai la mandria è totalmente spaventata, impazzita, e i primi decessi s’incominciano ad intravedere, basta guardare le facce esterefatte e strafatte di alcuni di noi.
Ormai il delirio è al massimo. K. si rotola ubriaco tra lattine vuote mentre L.B. Doll abbraccia una chitarra aumentando il delirio sonico-sonoro, terminando una performance sopra le righe incredibilmente malata e distorta.

Dopo il live la serata prosegue in compagnia dei tre pazzoidi che faranno le seguenti fini: Lina Baby Doll è stato avvistato barcollare a piedi e petto nudo verso il bagno, ovviamente rovinato dall’alcol, Peter Andersson bere fino all’inverosimile e provarci con quella che ormai è diventata la famosa biondina-nazi e successivamente con Angelo-nero, per poi essere anche egli trovato barcollare nel bagno; Karmanik... un signore ha bevuto nel backstage senza farsi notare troppo.

Grande serata, grande concerto e speriamo che manifestazioni simili con artisti non di caratura inferiore possano ancora calcare il palco del Totem. Un grazie perciò ad Emy e a tutta l’organizzazione.

Copyright Rosa Selvaggia