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CD 13-34
Garage - Sesto S.Giovanni (MI), 23 Novembre 2007

Testo by Brian K

Serve a qualcuno sapere chi si è esibito venerdì 23/11 al Garage? C'è qualcuno che non sa chi siano questi musicisti forse più appartenenti al mito che alla realtà? C'è forse qualcuno che non conosce la prima, mitica, insuperabile formazione originale dei Christian Death? Oltre al mai abbastanza compianto Rozz Williams, il più grande poeta/performer gotico americano, ecco George Belanger, massiccio e corpulento batterista, James McGearty, bassista segaligno e inquietante, ma soprattutto il grande Rikk Agnew, chitarrista funambolico, già deus-ex-machina degli strafottenti Adolescents di L.A. (quindi primo surf-core) e grande progettista del suono di Only Theatre of Pain, insieme a McGearty. Certo, allora alle seconde voci c'erano anche Ron Athey, convivente e amante di Rozz, e Eva O, chitarrista delle tossicissime Superheroines,amica dei e convivente coi due (Rozz e Ron).

Poi nella storia dei Christian Death intervennero i litigi, gli abbandoni, l'incontro con Valor, e gli inevitabili litigi con quest'ultimo. E poi i continui ricoveri di Rozz per disintossicarsi, l'aiuto dell'amica ritrovata Eva O, amata tanto da convolarci a nozze, cosa senz'altro non facile per un gay!

E dopo ci furono Rozz ed Eva, coppia così forte e affiatata da aver dato vita a uno dei progetti più stimolanti della rinascita del gotico americano nei primissimi anni 90: gli Shadow Project. E, visto che c'erano, ci fu anche una prima reunion dei Christian Death originali (con gran scorno di Valor), culminata nel concerto del 93 così meravigliosamente immortalato su Iconologia. Certo, allora McGearty non fu della partita.

Ma poi furono gli stessi Rozz ed Eva a ricostruire una nuova incarnazione dei Christian Death (correte subito ad ascoltare The Path of Sorrows!), avvalendosi di musicisti veramente eccellenti, del calibro di Paris (già negli S.P.), William Faith (poi mente degli eccellenti Faith & the Muse) o il napoletano Christian Omar Madrigal Izzo. Infine, quasi 10 anni fa, ci fu la morte di Rozz. E fu solo sgomento, e fu solo dolore.

Certo, la reunion dei superstiti di Only Theatre (tranne Belanger, questa volta lui non della partita), come tutte queste operazione in odor di batticassa, fa già un po' di sospettosa tristezza di per sé. E certo, fa ancora un po' di tristezza vederli qui a Sesto, nell'asfittico Garage di v.le Marelli. Degli irripetibili simili miti non meritavano un posto migliore? A giudicare dall'esiguo numero degli astanti, no. Eppure si tratta dell'unica data italiana... E la tristezza aumenta.

Dopo gli assolutamente trascurabili inetti di supporto, loro salgono sull'angusto palco, e la tristezza compie passi ulteriori: Eva O è una strega dal volto ghignante e deforme, al di là della volontà del trucco pacchiano, gli abbondanti fianchi fasciati all'inverosimile in un vestito ridicolo. James McGearty ha le lenti a contatto bianche, che rendono il suo sguardo già spiritato e insicuro di per sé, inquieto fino alla nevrosi. Ma il messo peggio è lui, Rikk Agnew, sformato dal grasso (nel 93 era ancora un figurino, guardare il video del concerto per credere!), truccato male da orco. Insomma tre vecchi patetici in costumi ridicoli, appena lievemente compensati dai due comprimari: Jame Pina dei 45 Grave alla seconda chitarra e dell'ottimo Madrigal Izzo alla batteria, unico ad avere un'aria seria.

Un piccolo incidente non aiuta il quintetto: inizio (prevedibile) su Cavity, qualcosa non va nell'amplificazione di Rikk, il quale smette di suonare e smanetta con l'ampli, finché si fermano anche gli altri. Rikk l'orco cicciobombo perde la pazienza, tardivo imitatore di Pete Townshend scaglia la chitarra sull'ampli e lo abbatte definitivamente con un calcio, quindi sparisce furibondo dietro le quinte. Si scatena il panico, Eva e James soprattutto appaiono preoccupati e nervosi. Interviene la crew del gruppo che, aiutata dal personale del Garage, improvvisano un altro ampli per Rikk.

La pettoruta fidanzata cinese di James va di là a chiamare Rikk, ma lui sembra inamovibile. Gli altri quattro accennano a ricominciare, per poi interrompersi ancora: l'orco ciccione rifà capolino sul palco, e con la stizza della superstar contrariata, riprende in mano il suo strumento. Il pubblico è tra il divertito e l'impietosito. Per forza, chi hanno davanti? Tre vecchie cariatidi dimenticate dalla storia del rock e riciclate da un management incompetente, che li ha agghindati in costumi buffoneschi e sbolognati in angusti locali alla periferia della città e dell’impero.

Poi, finalmente, Cavity - First Communion comincia. E la magia esplode, e le orecchie non possono credere. Non solo il suono, fedelmente riprodotto, quel suono duro e magmatico di Only Theatre, ma decisamente migliorato dall'inserimento della chitarra di Pina e dalla dinamica della tecnologia di oggi, non solo la voce di Eva O, residuo di ricordi ancestrali, unica vera e legittimata erede del groaning (il canto-parlato lamentoso e malato) di rozziana memoria, ma soprattutto la bravura e la competenza dei musicisti! Non un errore, non una sbavatura, ma un suono forte, tosto, perfettamente coordinato e incredibilmente dinamico, grazie anche alle tecnologie digitali.

E il pubblico entra in agitazione, le membra sono incontrollabili, le emozioni esplodono in petto! Viene rispettata appieno la scaletta di Only Theatre of Pain, forse un po' pedissequamente, è vero, ma quel disco in effetti aveva una logica che mai come quella sera mi è risultata chiara. Capolavori come l’irresistibile Mysterium Iniquitatis o l’esotica Stairs – Uncertain Journey, tra caleidoscopiche emozioni e danze compulsive, portano a un crescendo di entusiasmo e di delirio che ha avuto l'ovvio climax nei due brani-deflagrazione Spiritual Cramp e Romeo's Distress, laddove il pogo più scatenato e liberatorio non ha potuto non esplodere selvaggio.

Per la cronaca, Resurrection ha chiuso la performance principale, saltando quindi Prayer, l'unica assente, anche per ovvi motivi (è uno spoken-word di effetti di studio), delle sessioni precedenti l'84. Negli encore successivi fanno giustamente capolino Deathwish, Dogs, Desperate Hell, giustamente la “grande esclusa” (e “rubata” da Valor) Sleepwalk, più un altro brano che non ho riconosciuto, cosa che per un esperto come il sottoscritto è un po' una vergogna ;-) C'è anche lo spazio per le presentazioni e per gli scherzi di Rikk, musicista autodefinitosi “alla chitarra e al calcio”, un evidente riferimento al suo show d’inizio concerto.

Alla fine il pubblico è entusiasta e non lascia andar via i suoi beniamini. Solo l'impietosa luce da fine concerto scoraggia i più duri. Felice, confuso e madido di sudore, nell'avvicinarmi all'uscita individuo James Mac Gearty con orientale fidanzata al fianco. Gli chiedo perché nell'83 ha consegnato il gruppo a Valor, e lui risponde “mah... così… l'abbiamo conosciuto suonando in giro. Ma in realtà ha fatto tutto Yann Farcy (manager dell'Invitation au Suicide, ndt), io non ero più nella band. Abbiamo perso prima Rikk, sostituito da Eva, e poi George; io sono stato l'ultimo ad andarmene”. E perché non c'eri nella reunion del 93? “Nowhere to find me, then” risponde sorridendo e tenendo in mano l'immaginetta del Buddha che porta al collo, “nowhere to find him” replica a me incredulo la prosperosa presenza al suo fianco, e me lo porta via.

Barcollo verso l'uscita incredulo. Cos'ho visto? Semplicemente 5 musicisti eccezionali? Non solo ragazzi, credetemi. Per una serata lunga un attimo sono stati in grado di farci rivivere appieno l'atmosfera underground losangelena del 1982. Per una serata lunga un un attimo lo spirito inquieto e dissacrante del giovane Rozz Williams è tornato a esibirsi fra noi!