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AVANT GARDE

25 ottobre 2013, Mattatoio, Carpi (MO)

testo by Gabrydark
foto di Giancarlo Donatini

Ritornare a Carpi alla serata Grotesque del Mattatoio a distanza di più di un anno dal terremoto è stato notevolmente commovente, anche se guardare le ferite che la cittadina si porta dietro ancora oggi, stringe il cuore.
La bella e grande piazza illuminata dalla facciata della cattedrale, imbrigliata ora nelle impalcature ferrigne di un restauro che forse durerà parecchio tempo, rimane indelebile nel ricordo e sfocia nell'auspicio di ritrovarla nel suo precedente splendore il prima possibile.

L'atmosfera malinconica si adatta perfettamente al live a cui assistiamo. Infatti suonano gli Avant-garde, band di Roma, fondata nel 1994 da Alessio Schiavi, chitarra e voce, Alessandro Conte, bassista e Viviana B., synth, una realtà consolidata nel mondo della musica dark Wave da un EP, due album "Cyanure "del 2004, "Iron in flesh " del 2008 e l'album odierno "Antitesi".
A loro merito va secondo la mia opinione il fatto che cantano in italiano, costruendo proprio attraverso i testi dei loro brani un'originalità, ricca di emozioni. Il sound riecheggia quello inglese anni'80, melodie malinconiche e viscerali, come quelle dei Joy Division, nella struggente "Fra i ruderi" o le note ascendenti di chitarra di "Grigio . come nei primi brani dei Cure. La musica degli Avant Gard trascina: si ascolta e si vive con il corpo che si muove ondeggiando. Un flusso passa dal cantante agli spettatori, s'instaura un feeling che sembra plasmarsi sulle sonorità della voce che canta ed interpreta i testi dei brani. Si riflette sulle infinite sfumature dell'esistenza: sul ricordo, sulla morte, sull'amore, sulla solitudine.
Il concerto è applaudito da un folto pubblico e quando giunge al termine lasciando il campo al dj set di Gianfranco Grotesque e di Ave imago, rimane la sensazione di una musica che entra dentro per portare in superficie i nodi che la vita ha stretto in ognuno.

Si esce nella notte immersa in quel "Mare di silenzio" appena ascoltato: i passi risuonano sul selciato, l'impressione di solitudine dilaga, sembra di penetrare nell'atmosfera rarefatta di "Onirica ", le note della musica si affievoliscono, si perdono nel buio delle strade vuote mentre gli sguardi smarriti cercano una speranza di vita nei palazzi feriti dal sisma.