ATARAXIA
+ AUTUNNA
ET SA ROSE
31
Maggio 2003,
Chiesa
San Michele (Rovigo)
All'interno
della piccola chiesa di S.Michele a Rovigo, gli Ataraxia si
sono esibiti in un concerto totalmente acustico per soli voce,
chitarra classica, fiati e pianoforte, cui è seguita un'esibizione
degli Autunna et sa Rose, gruppo men celebre dei ragazzi modenesi,
che ruota attorno alla figura di Disorder. Al concerto, organizzato
da Turambar/Seasons of the Sun hanno assistito all'incirca
novanta persone in un più che apprezzabile religioso silenzio.
Devo essere sincera: erano mesi che aspettavo questo concerto,
poiché gli Ataraxia sono un gruppo a cui sono molto legata.
Alcune delle loro migliori composizioni hanno accompagnato
momenti molto intensi della mia vita, e poi non vedevo l'ora
di conoscere Francesco Banchini, un ragazzo che ammiro molto
non soltanto per le sue doti di musicista, ma anche per la
sua maturità e profonda sensibilità.
Arrivo
alla Chiesa verso le 21:50 e avendo ottenuto un posto in prima
fila,
posso godermi a pieno lo spettacolo. La chiesa a dire il vero
è un po' spoglia: si presenta come una sorta di salone completamente
bianco in fondo al quale è appeso un grosso trittico in legno
dipinto. Anche la scenografia è piuttosto minimale: solo alcune
candele poste all'interno di strane maschere in rame battuto
e una luce singola proveniente dall'alto. Il tutto è però
molto suggestivo e l'acustica del luogo risulterà essere più
che apprezzabile.
I minuti passano molto lentamente, ma finalmente arrivano
le 22:00 ed entrano, da una piccola sacrestia, Francesca,
Vittorio e Francesco che aprono il concerto con il brano che
preferisco in assoluto, "Orlando (a male) ": riarrangiato
in chiave acustica, e con l'aggiunta del clarinetto in luogo
delle tastiere, appare ancor più delizioso di quanto non lo
sia già nella versione originale. La voce di Francesca è piena
ed eterea allo stesso tempo, e nonostante ella sia un po'
raffreddata non sbaglia un colpo, dando prova della buona
tecnica acquisita in tanti anni di gavetta. E' difficile descrivere
a parole le sensazioni che ho provato durante quei cinque
minuti, perché credevo quasi di essere in un sogno… Per tutta
la durata del concerto credo di averla appena sfiorata, la
realtà. Davvero bravo Vittorio che suona la chitarra classica
con grande sapienza, ed.anche il carismatico
Francesco ai fiati sembra molto ispirato e io non riesco proprio
a togliergli gli occhi di dosso. Sono inoltre rimasta piacevolmente
sorpresa anche dalla bravura di Giovanni, che solitamente
suona le tastiere; qui invece ho potuto coglierlo in veste
di affermato pianista. Si susseguono tutti i brani migliori
composti dalla band in 15 anni di elogiata attività: i ragazzi
tralasciano volontariamente i brani medioevali, barocchi e
tradizionali per lasciare maggior spazio alle composizioni
più elegiache e sognanti: dall'antichità di "Tu es la force
du silence" fino ai più recenti "Mon Âme Sorcière" e "Mnemosine".
La dolcezza di queste canzoni emerge interamente e all'interno
della chiesa avvolta in un'atmosfera onirica gli spettatori
paiono incantanti, quasi stregati tanta è la bellezza che
traspare dalle note scintillanti che, come migliaia di stelle
in una notte estiva, scendono su di noi a regalarci momenti
davvero indimenticabili. Tutti i brani vengono suonati con
grande maestria: "Al ballo mascherato" "Arcana eco", "Mu-land"
(incantevole quest'ultima riarrangiata per soli pianoforte
e voce) mi trasportano in tempi e luoghi lontani: ora in un
grazioso teatro ad ascoltare l'angelica voce di Christine,
ora su un lido greco, ora in qualche misterioso abisso della
scomparsa Atlantide. E' verso la fine dello spettacolo che
si raggiunge il momento più alto con la bellissima "Aperlae":
La voce di Francesca è meravigliosa, mentre le note della
chitarra di Vittorio accompagnate a quelle malinconiche del
clarinetto di Francesco mi toccano così tanto le corde dell'anima
che sento di avere le lacrime agli occhi e, giuro, mi sembra
quasi di venir meno. Nel corso della serata v'è spazio anche
per la presentazione di alcuni brani inediti: "Etretat", "Veuleules
les roses" tratti da "Des paroles blanches" (interamente dedicato
ai candidi cieli normanni) e "Los Eternos", melanconico tango
per soli clarinetto e chitarra acustica, composto appositamente
per la serata. Quest'ultima composizione mi ha talmente commossa
che ripensandoci in questo momento sento ancora quella strana
sensazione al cuore che si prova in momenti molto intensi.
Tali composizioni dimostrano come con il tempo Francesca abbia
saputo sostituire una tecnica più raffinata agli aspri sperimentalismi
vocali degli inizi. Una versione inedita di "Oduarpa"con Francesco
che si destreggia con un bastone della pioggia chiude ufficialmente
il concerto, ma gli applausi sono così forti che il gruppo
concede ben due bis: "Outremer", altro brano inedito dal nuovo
"Saphir", disco dedicato ai giardini nel corso della storia
e nelle differenti civiltà, e una deliziosa versione di "Medusa"
per soli piano e voce. Tutti i presenti sono molto soddisfatti
e l'incanto creato dai quattro musicisti non fa certamente
rimpiangere l'assenza dell'accattivante mimo Lorenzo Busi.
La tensione alla fine della performance di Ataraxia non si
scarica completamente, nell'attesa degli AUTUNNA ET SA ROSE,
e la pausa tra i due spettacoli è breve e viene sfruttata
per modificare la scenografia: tolte maschere e candele, vengono
appese diverse immagini che introducono l'immaginario che
sta alla base del progetto ferrarese, tra cui spicca una riproduzione
della Nuda Veritas di Gustav Klimt, massimo esponente del
secessionismo austriaco. L'entrata in scena del violoncellista
Simone Montanari dalla buia sacrestia annuncia l'inizio del
concerto: il suono del suo strumento si sovrappone ad una
base minimal-rumorista suonata da Disorder che entra in scena
recitando "L'Art et la mort", (considerazione sull'arte e
la morte scritta da Antonin Artaud), gettandosi poi, come
morto, a terra: la sua interpretazione è così intensa che
il pubblico fa fatica ad applaudire, non perché non abbia
apprezzato, ma piuttosto perché è rimasto completamente folgorato
da cotanta intensità. Egli poi si rialza e presenta Simone
nonché Sonia, giovane soprano lirico dotato di una voce e
di una tecnica davvero sopra la media e che da qualche mese
sta collaborando con Disorder e soci.
I brani proposti, tratti da tutto il loro repertorio, possiedono
un'eleganza che mi è capitato di ascoltare solo nelle migliori
composizioni operistiche o classiche o da camera. Ognuno di
essi viene introdotto da Disorder che si esibisce in brevi
intermezzi dal sapore fortemente teatrale: con la sua recitazione
quasi fisica riempie la scena, e l'enfasi delle sue parole
trova corrispondenza piena in una gestualità che non esita
ad utilizzare oggetti presenti sul palco, quali uno specchio
o un bicchiere, che, in un momento di lancinante rabbia, lancia
a terra, dimostrando così anche le sue apprezzabili doti di
attore. La tensione è tanta, le sue parole si imprimono con
violenza nel mio animo: vi sono momenti in cui quello strano
brivido agghiacciante lungo la schiena mi folgora e scuote
senza pietà. Tra i brani da segnalare per la loro intensità
e bellezza, vi sono "Caresses aux cœurs", "La morte di Virginia",
l'inedita "Landschaft der Vergangenheit" e "Vergänglichkeit"
(che letteralmente significa transitorietà); prima di questo
brano Disorder racconta di come Sturm, il protagonista dell'opera,
si trovi disteso sul lettino di uno psicologo che, attraverso
il classico procedimento del transfert, gli fa rivivere le
tappe più importanti della sua vita. Questo a riprova che
dietro ad ogni brano del combo c'è una notevole ricerca, non
soltanto stilistica o prettamente musicale, ma anche filosofica
e letteraria. I tre ragazzi sono tutti dotati di una grande
bravura, sia a livello interpretativo che tecnico, anche se
una menzione particolare dev' esser fatta a Sonia, capace
di emettere note talmente acute che a tratti sembra di ascoltare
la voce di un angelo e non quella di un essere umano. In conclusione
del concerto, il trio propone poi un'insolita, ma squisita
e raffinata versione di "Canzona", chiaro omaggio agli stessi
Ataraxia. Qui Disorder sfoggia oltre alle sue ottime doti
di compositore e pianista anche quelle di cantante, improvvisando
una profonda voce baritonale che ben si sposa con quella acuta
e sottile di Sonia. A questo punto il trio esce di scena e
rientra pochi secondi dopo, proponendo la bellissima "Temps
fumè", alla fine della quale i tre musicisti lasciano nuovamente
il palco. Entra in seguito il solo Disorder, che propone al
pianoforte una struggente cover di un brano composto nell'81
dal leader dei Tuxedomoon, Steven Brown, intitolato "Egypt".
E' quindi nuovamente la volta di "Landschaft", e sulle sue
note si conclude così la serata, tra gli applausi di un pubblico
che è rimasto evidentemente sorpreso dalla raffinatezza, bellezza
ed intensità che hanno saputo evocare Disorder, Simone e Sonia.
Mi alzo dalla mia sedia, ma sono del tutto consapevole di
non essere in una dimensione reale… provo un misto di tristezza
e gioia…..perché vorrei che cominciasse tutto da capo… ma
purtroppo solo nei sogni è possibile tornare indietro nel
tempo… anche se non posso non pensare che verso l'autunno
memoria di questo concerto troverà forma in un doppio cd che
chiunque sia alla ricerca di raffinate, romantiche e sognanti
esperienze non può assolutamente lasciarsi sfuggire.
Testo by Lorien
(foto d'archivio by Erzsbeth: concerto Ataraxia ad Arceto
giugno2002)
indietro