ARPIA
Incontriamo
la band storica degli Arpia, dediti da 25 anni a suono dark
progressive, il cui ultimo lavoro è ispirato dal libro
di Leonardo Bonetti (componente della band) "Racconto
d'Inverno".
intervista
by Nikita
Parlateci
del vostro nuovo CD e del libro "Racconto d'inverno"
All’inizio
l’intenzione era di musicare un libro di Tommaso Landolfi:
Racconto d’autunno. Ho lavorato a lungo, due o tre mesi, ma
senza risultato. A un certo punto ho capito che non sarei
mai riuscito e che avrei dovuto riscrivere il romanzo proprio
a partire dal testo landolfiano. Così è nata
l’idea del racconto e della composizione musicale che mi ha
preso la mano. Devo dire che il lavoro è andato avanti
pendolarmente, così che la scrittura e la composizione
hanno proceduto di pari passo. Per questo credo che leggendo
il libro o ascoltando il disco si percepisca che musica e
parola in Racconto d’inverno sono strettamente legate.
Leonardo cosa ti ha ispirato a
scrivere il libro? Hai in mente in futuro di scrivere altri
racconti?
Già
ti dicevo della volontà di ripartire da Tommaso Landolfi.
Questo scrittore morto ormai una trentina d’anni fa, riconosciuto
dalla critica ma poco letto, credo sia andato più a
fondo di altri su alcune questioni a me care che riguardano
i rapporti tra letteratura e vita, insomma tra quello che
significa fare arte senza tentazioni strumentali. La sua ricerca
linguistica e la sua capacità di superare la retorica tipica
dell’essere scrittore, poi, mi hanno sempre molto colpito.
Landolfi faceva letteratura (soprattutto nei diari dell’ultima
fase) distruggendo in sé ogni posa. Questa verità ha
rappresentato una sirena così irresistibile da permettermi
di avviare una ricerca personale che saltasse a più
pari le tendenze della letteratura contemporanea. Ho la sensazione
infatti che siamo giunti ad una concentrazione di rumore
tanto elevata da aver bisogno di ripartire da un grado zero.
Ecco, Lenadolfi per me ha rappresentato il punto di partenza,
il grado zero della letteratura, il punto più avanzato
della ricerca letteraria del secolo scorso da cui si doveva
necessariamente ripartire per tentare di percorrere una strada
che puntasse, più che al nuovo, all’essenziale
e, quindi, alla poesia. Da questo punto di vista la polemica
contro la novità èuno de temi fondamentali di
cui mi sono via via reso più consapevole negli ultimi
anni. perché la ricerca della novità a tutti i costi
rappresenta
lo strumento tipico con cui l’industria culturale e il mercato
applicato all’arte hanno operato uno svuotamento costante
e ormai pressoché totale della categoria novecentesca
dell’espressivo e del creativo.
Non
credere che questo discorso sia esclusivamente legato alla
letteratura. La musica, infatti, ha subito (forse in modo
ancora più violento) un attacco simile.
Musicalmente
Racconto d’inverno imbocca, infatti, le stesse strade del
romanzo: un ritorno al grado zero e una polemica nei confronti
della ricerca della novità fine a se stessa (ritorno alle
sonorità acustiche e ad armonizzazioni classiche).
Gli
Arpia hanno festeggiato i 25 anni d’attività, ma avete prodotto
solo tre CD, tre tape e un 7". Quali sono state le difficoltà‡
incontrate in questi anni? Quale è stata la apinta
che vi ha fatto andare avanti?
La
spinta è rappresentata dall’amore per la musica ma,
ancor più, dalla necessità di esprimere un mondo, una
dimensione critica della realtà, una carica eversiva nei confronti
del reale che non ci basta e, soprattutto, non ci soccorre.
Qual’è
il segreto di suonare insieme così tanto, senza mai
cambiare line-up? Quale motivo poi vi ha spinto nel 2006 ad
inserire una componente femminile (Paola Feraioni) ?
Il
segreto credo sia semplicemente quello di vivere la musica
e l’arte come un’esperienza di libertà, antiutilitaristica,
irriducibile, mai finalizzata a null’altro che all’espressione.
Non è un merito, lo ripeto, è una necessità.
Senza la musica e l’arte saremmo senza equilibrio né
baricentro. Suonare fa bene alla salute, innanzi tutto, ma
solo se si fa come una scelta di vita e non come una professione.
Come
si svolgono i vostri concerti, e cosa è cambiato nelle
perfomances live rispetto agli inizi?
Abbiamo
avuto varie fasi. Ora siamo tornati a forme più “teatrali”,
sulla falsariga degli inizi. Anche se la struttura dello spettacolo
in Racconto d’inverno ha delle varianti non secondarie. Più
che altro, infatti, stiamo sperimentando un’architettura che
prevede la compresenza di concerto e lettura, più che
di recitazione vera e propria.
A
volte, comunque, utilizziamo la forma del concerto classico,
soprattutto quando dobbiamo suonare nei locali.
Tra
un lavoro e l'altro degli Arpia passano molti anni, in questo
lasso di tempo, siete attivi nel produrre nuove canzoni, o
ci sono stop molto lunghi in cui vi distaccate dal progetto?
Ci
possono essere pause, ma devo dire che abbiamo sempre continuato
a suonare. Tra Liberazione che è del 95 e Terramare
che è del 2006 sono passati 11 anni, ma nel frattempo
noi abbiamo fatto musica, un sacco di musica. Non è
stata pubblicata ma non è detto che questo non avvenga
nel futuro. Diciamo che stavamo sperimentando forme nuove
che non avevano la maturità necessaria per poter uscire
su disco. Ma nello stesso tempo abbiamo suonato molto dal
vivo.
Come
è avvenuto il contatto con la label francese che vi
ha prodotto l'album?
Il
nostro manager, Richard Tedeschi, ha ottenuto un riscontro
positivo al nostro lavoro e così è arrivata
l’occasione di poter collaborare con quella che è una
tra le più importanti etichette europee di prog.
Se
doveste giudicare con una frase ogni vostro lavoro (compreso
i tape e il 7"), come li descrivereste?
De
lusioni: concettuale e filosofico
Resurrezione
e Metamorfosi: (rispondo con il titolo dello spettacolo
ad esso associato al tempo, eravamo nel 1988!) “rito musicale
per una mancata carnevalizzazione della morte”
Idolo
e Crine: il mito
Liberazione:
una presa d’atto nella storia
Terramare:
l’esperienza erotica del mondo
Racconto
d’inverno: il fallimento dell’essere e il primo passo
per esistere
Non
capisco come un buon gruppo
come il vostro, possa essere cosÏì poco conosciuto
in Italia, altresì vengono, nella scena underground,
molto spesso sponsorizzati da label e magazines band anonime
e senza pathos. Secondo voi da cosa dipende?
Il
motivo principale è che prendiamo la musica come un’arte
e non come una branca dello spettacolo sottoposta al mercato.
I nostri sono lavori impegnativi, complessi, difficili insomma.
Il sistema mediatico ha ormai instillato in ognuno di noi
l’idea che ciò che è difficile e impegnativo
è antiquato e sorpassato. Che si debba ricercare la
facilità e la leggerezza in ogni esperienza. Bene,
se dovessi definire Arpia con una frase, cosÏ come ho
fatto per i nostri dischi, forse sarei ingiusto ed userei
un’espressione che non rende merito al nostro lavoro, ma per
togliermi un sassolino dalla scarpa mi piacerebbe dire: “guerra
alla leggerezza”. Sì, perché credo che dietro
la ricerca spasmodica della leggerezza e della freschezza
come categorie dell’estetico massimamente positive, si nasconda
solo il tentativo di vendere un prodotto che possa poi esaurirsi
in poco tempo. Il meccanismo del consumo è infatti
per me al centro di tutte le nuove tendenze dell’arte. Arpia
combatte il meccanismo del consumo nell’arte come nella vita.
Perché è inessenziale, impoetico.
Contatto
diretto con i nostri lettori. Dite tutto quello che v’interessa
di far sapere ai nostri lettori sugli Arpia e sul nuovo disco
Dico
solo questo: spero che possiate ascoltare il nostro Racconto
d’inverno, che possiate leggerlo e che, soprattutto, possiate
riuscire a combattere dentro e intorno a voi la tendenza alla
rinuncia, all’indifferenza e al cinismo che ci vengono imposti
come un modello culturale ma che non vivono mai dentro di
noi come un impulso naturale.
Sito
web: www.arpia.info/
URL MySpace: www.myspace.com/arpia1
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LEONARDO
BONETTI
"Racconto d’inverno"
Libro (Marietti 1820)
L’autore, membro della band progressive dark Arpia, debutta
con questo interessante libro ambientato durante la seconda
guerra mondiale. In un paesaggio invernale di montagna
si trovano per volontà del destino due persone che scappano,
ognuno per le sue ragioni, dalla guerra. Il loro incontro,
dettato dal fato, avviene casualmente in un casolare di
montagna che nasconde profondi segreti. Un racconto ricco
di sentimenti in cui si intrecciano fatti inspiegabili
avvolti da un alone di mistero che solo un lettore attento
riuscirà a capire. "Racconto d'inverno" è anche la fonte
ispiratrice dell'omonima opera musicale di Arpia che abbiamo
recensito nella sezione apposita. Ritengo che questa prima
opera di Leonardo Bonetti, accompagnata dal cd di Arpia,
sia uno dei libri più coinvolgenti e affascinanti che
ho letto negli ultimi mesi. Quindi affrettatevi ad acquistarlo
e vi assicuro che non ve ne pentirete!
(Nikita) |
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ARPIA
"Racconto d'inverno"
CD (Musea Records)
Ritornano finalmente gli Arpia, gruppo storico romano
dedito ad un rock progressivo con tinte dark, di cui qualche
tempo fa avevamo già recensito il precedente album "Terramare".
"Racconto d'inverno" è innanzitutto un libro scritto da
Leonardo Bonetti (voce, basso, synth degli Arpia). La
band si è ispirata alla storia narrata dal librto per
questo “racconto musicale”. Una colonna sonora molto avvincente
che immergerà l’ascoltatore in un'epoca lontana, devastasta
da una guerra feroce che portò solo orrori,solitudine,
fame... Ma chi sono gli Arpia? Sono il già citato Leonardo
Bonetti (voce, basso, synth), Fabio Brait (chitarra),
Aldo Orazi (batteria), e dall’uscita di "Terramare" (2006)
Paola Feraiorni (seconda voce). La band romana, nata nel
1984, è uno dei pochi gruppi musicali che crea arte, infatti
prediligendo la qualità e la sostanza, dalle sue origine
ha inciso solo poche composizioni (3 cd, due demo e un
7"). "Racconto d'inverno" esce per il loro 25° anniversario
ed è un ottimo modo per festeggiare degnamente la loro
carriera. Una volta entrati in questo "Racconto d'inverno"
vi sarà difficile uscirne, vi affascinerà e vi ammalierà.
E' difficile raccontare un disco così emozionante e coinvolgente
quindi vi consiglio di vivere sulla vostra pelle questa
esperienza straordinaria ancora più intensa se accompagnata
dalla lettura del libro.
(Nikita) |