XXI
WAVE GOTIK TREFFEN
Leipzig (D), 25/28 maggio 2012
Memorie di: Oflorenz (testo e foto)
E
per il decimo anno consecutivo si ritorna a casa, nella nostra seconda
casa. Lipsia è ormai un luogo di ricordi ed esperienze indimenticabili,
un pezzetto del nostro cuore dove si torna ogni anno per rivedere
luoghi ormai familiari ed amici stranieri che convergono nella città
sassone da ogni angolo d'Europa, e non solo. Quest'anno un clima
estivo, con cielo perennemente terso e sole splendente, sembra quasi
contrastare con il mood oscuro del popolo nero; ma noi siamo felici,
già pregustando le interminabili sessions fotografiche all'Agra
ed al Moritzbastei, che un tempo inclemente di certo pregiudicherebbe.
Il XXI Treffen per il sottoscritto è più che mai all'insegna della
musica sperimentale e d'avanguardia, che nella vetrina del festival
tedesco offre immancabilmente delle chicche prelibate ben raramente
accessibili in differenti contesti.
Il
venerdi, giorno più bello perché il primo, quello in cui anche la
stanchezza della levataccia mattiniera e del viaggio sono vinte
da entusiasmo ed adrenalina, si parte subito alla grande: LES
JUMEAUX DISCORDANTS, progetto della cara amica Luisa Aimaproject,
debutta nella splendida cornice del Volkspalast, e noi ci schieriamo
in transenna per gustarci l'esibizione del trio sul palco principale
della Kuppelhalle. Avevo visto LJD tempo fa a Milano al TNT, ed
anche qui al Treffen Aima, Annamaria Bernadette Cristian e Roberto
Del Vecchio (lo ricorderete nei bravi abruzzesi Gothica) confermano
splendidamente le ottime impressioni che quell'esibizione già allora
ci suscitò. La calda e potente voce di Luisa (a tratti mi ricorda
una certa Nicoli di Ataraxia), la magia del suono arcano e misterioso
delle campane tibetane, il violoncello avanguardistico di Detty,
gli eleganti tappeti tastieristici di Roberto: tutto si sposa magnificamente,
e le arie arcane di" Sang pour sang" rivivono in noi e ci regalano
un' inaugurazione con i fiocchi per questo Treffen targato 2012.
Stupendi anche i visuals, che riprendono l'artwork dei cd sfumati
su onirici scenari fantasy, ma anche immagini in bianco e nero girate
direttamenteda Aimaproject.
GALERIE
SCHALLSCHUTZ (foto a destra) era una delle priorità di questo
XXI festival, ed il duo non tradisce le aspettative, proiettandoci
in un viaggio cosmico grazie ad un set completamente analogico e
più che mai meritevole dell'appellativo di "old-school". Le lastre
appese verticalmente e percosse dai due producono freddi riverberi
che solcano come lame l'atmosfera tinta di blu elettrico della Kuppelhalle,
e la traccia unica suonata dagli autori di "Haarp" e "Montauk Project"
porta la folta audience in uno stato molto prossimo alla trance.
Ambient-industrial analogico all'ennesima potenza, spaziali, in
tutti i sensi!
Suscita
parecchia curiosità la nuova creatura - definita da qualcuno afro-industrial
(!!) - di Mr William Bennett di Whitehouse. CUT HANDS (foto
a sinistra) si rivela un act che potremmo definire in qualche maniera
come rhytmic-noise di taglio tribale, ove un immaginario fortemente
legato ai riti Voodoo centro-americani si lega ai ruvidi beats vomitati
dal Mac di Bennett. Devo dire che il melting pot finale non è affatto
male, ed il ballo tanto frenetico quanto sensuale di una graziosa
fanciulla in mini abito di lamé aiuta indubbiamente a perdersi nelle
trame elettro-percussive dell'eminenza grigia di Whitehouse. Haiti
meets post-industrial Britannia!
Il
sabato ci riporta verso una delle nostre location storicam
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ente
preferite, l'Anker di Renftstrasse, periferie nord-ovest della città.
Ma prima di tuffarci nel delirio industriale più totale, un salto
all'elegante Felsenkeller è d'obbligo, per rendere omaggio agli
ottimi connazionali ONIRIC, (foto a destra) già apprezzati
grazie al brillante esordio discografico di "Cabaret Syndrome",
targato 2009. La band di Gianpiero, Carlo e Simona ha le potenzialità
per confermarsi come una delle nuove realtà della scena "neofolk"
italiana, ne sono certo. Anche in virtù del fatto che il sound di
Oniric travalica le barriere di genere e si arricchisce di quel
sapore un po' mediterraneo che da sempre distingue la nostra canzone
popolare e la musica folkloristica di casa nostra. La chitarra riverberata
un po' vintage di Gianpiero rammenta quel sound da colonna sonora
western o da "gangsters-movie" portato alla ribalta negli ultimi
anni dai grandi Spiritual Front di Simone Salvatori, che tra l'altro
incontriamo tra il pubblico a sostenere i ragazzi originari della
Campania.
Ci
rimane ancora un po' di tempo prima di precipitarsi all'Anker, così
non ci perdiamo gli austriaci JANNERWEIN, che proprio a Lipsia
apprezzammo già qualche anno fa in un set comprendente, tra gli
altri, i mitici Fire and Ice. Quello dei ragazzi di Salisburgo,
che suonano accompagnati dal fedele Vurgart, è il puro neofolk di
matrice germanica, quello di Forseti e Sonne Hagal per intenderci.
Melodie in grande spolvero, chitarre acustiche che si rincorrono
all'unisono e la calda voce di Max, questa la ricetta semplice quanto
efficace di Jannerwein, che forti della freschissima uscita dell'ottimo
"Nach der Sensucht" ammaliano il pubblico (soprattutto quello di
casa, in grado di comprenderne i testi) dell'ormai gremito Felsenkeller.
Mentre
approcciamo l'accogliente teatro periferico dell'Anker le ultime
note di EX ORDER risuonano violentemente fin sulla strada:
i due Inade hanno di certo fatto il loro dovere, e ci spiace esserci
persi il loro set che certamente non avrebbe deluso. Jean-Yves Millet,
francese che opera dal lontanissimo 1984 sotto il moniker di CENT
ANS DE SOLITUDE (foto a sinistra) , fa già paura per le macchine
ed i congegni metallici schierati sul palco. La scuola è quella
dei primi Neubauten e dei belgi Militia, e quando il nostro inizia
a percuotersi il petto precedentemente microfonato producendo staffilate
ultra-noise realizziamo che qualcosa di speciale sta per materializzarsi
di fronte ai nostri occhi. Rondelle metalliche che scorrono su molle
verticali, la tavola abrasa da un flessibile, lastre in alluminio
che scintillano in maniera sinistra: questo è CADS, insieme a Minamata
(che purtroppo perdiamo questa sera) e La Nomenklatur un pezzo imprescindibile
di storia della grey area francese primigenia; un autore geniale
che oltre ad una serie di apparizioni live in festivals di settore,
ad oggi ha prodotto una sola cassetta, " Les enfants de l'oubli",
confezionata in una busta imbottita insieme ad un frammento di vetro
appuntito. Questa è l'attitudine che amiamo, tutto il resto è noia!
La serata termina in gloria con il re di Cold Meat Industry in persona,
Roger Karmanik alias
BRIGHTER DEATH NOW (foto a destra). E' divertente vedere
un singolo uomo, e nemmeno troppo in forma per il troppo alcol assunto,
mettere in difficoltà l'intero apparato di security dell'Anker!
Complice il clima parecchio euforico che aleggia tra l'audience,
i cinque energumeni sottopalco con il giubbotto della "Sicherheit
Dienst" impediscono a Roger di interagire col pubblico, che lo vorrebbe
a più riprese in sala per scatenare un po' di sano pogo collettivo.
Roger come sempre è una sagoma: barcolla sul palco, si accascia
sulle sue macchine, sembra sempre sul punto di venir meno, eppure
scatena il solito delirio death-industrial senza compromessi, gustandosi
la risposta del pubblico che reagisce con entusiastico delirio alle
bordate elettroniche dello svedese. Ascoltatevi il pauroso live
di Chicago "Where dreams come true": un pezzetto di tutto ciò è
successo anche stasera, qui all'Anker, grazie all'interazione catartica
fra un folle svedese ed il suo fedele, incredibile pubblico!
La
domenica è dedicata come da tradizione alla photo-parade dell'Agra,
complice anche il bel tempo che invoglia a stare all'aria aperta,
sotto il sole, per fotografare le coloratissime bellezze che passeggiano
e posano per tutta la vasta area della fiera agricola di Lipsia.
Solo il richiamo
degli amatissimi AIN SOPH (foto a sinistra) ci sradica dall'Agra
in direzione Volkspalast, ove troviamo altri connazionali intervenuti
per sostenere il combo romano di Marcello "Spectre" Fraioli. Nell'ora
a disposizione, il trio capitolino (oltre a Marcello anche lo storico
membro fondatore THX alle tastiere e rumori ed il batterista GPC)
reinterpreta, quasi a coverizzare sé stesso, buona parte del repertorio
del periodo a cavallo tra Aurora ed Oktober. Alcuni dei frammenti
più belli tratti dagli album storico-politici di Ain Soph, da "Falce,
Svastica e Martello" ad "Amanti Tristi", ma anche "Uomini perduti",
"Tempi duri" ed "Io e te", vengono ri-arrangiati in chiave heavy-psichedelica
a volte sfociante in derive noise, e talvolta si stenta addirittura
a riconoscere immediatamente i brani che rivivono cosi di nuova
luce. Il set, che include anche l'immancabile "Kshatriya" e si chiude
con una "Cuore Nero" abbastanza fedele all'originale, piace al pubblico
che risponde alla grande, anche se qualcuno tra i francesi ed i
tedeschi nelle prime file, riconosciutici come italiani, ci chiede
: "Where is ClauDedi? We miss him". Ebbene si, il carisma e la presenza
di Claudio ci mancano eccome, almeno in sede live, ed il ricordo
dello show dell'Anker di qualche anno fa ci suscita un po' di nostalgia
e qualche lacrimuccia.
La serata proseguirebbe iin maniera entusiasmante con Dernière Volonté
e Of the wand and the moon, ma il richiamo di una rarissima esibizione
di AUTOPSIA all'interno dello splendido monumento del Völkerschlachtdenkmal
é davvero irresisistibile. Progetto multimediale unico, attivo da
più di trent'anni sotto varie forme a da varie basi operative (fondamentalmente
la ex Jugoslavia e in un secondo momento Praga), Autopsia mantiene
fede al suo status di culto sotterraneo suonando dietro un tendone
nero sistemato in uno degli antri interni alla splendida Krypta/Völkerschlachtdenkmal,
location che già in passato ci regalò esibizioni indetimenticabili
tra le quali la nostra Camerata Sforzesca ed i Sorrow di Rose Mc
Dowall. Una suite unica, tra le luci azzurre e rosse che illuminano
in maniera inquietante la fredda pietra dei monumenti che paiono
scrutarci severamente dall'alto; pressoché impossibile definirne
i canoni sonori: una surreale pièce orchestrale d'avanguardia, non
mi sovvengono altri termini. Il tutto sfociante in circa tre minuti
di ragamuffin del tutto inatteso e spiazzante, con il quale ci congediamo
consci di aver assistito ad un evento unico ed irripetibile.
Il
lunedi,
giorno dei saluti e dunque momento un po' triste e malinconico,
ci riporta a consolarci per l'ennesima volta nello splendido teatro
del Voklkspalast/Kantine, ove attacchiamo le danze con Mister Lagowski,
in azione questa sera sotto l'egida del progetto dark-ambient LEGION
(foto a destra). Che si parli di S.E.T.I., di Legion o semplicemente
di Andrew Lagowski, l'artista - ora sotto le ali protettrici dell'ottima
Loki Foundation - è sinonimo di massima qualità. Il set di stasera,
una traccia unica accompagnata da splendidi visuals di taglio astratto/naturalistico,
potrebbe fungere perfettamente da colonna sonora per un documentario
o magari per un film sci-fi, forte delle sue derive di natura cosmico-ambientale
e di intelligente sperimentazione che rendono le creazioni di Lagowski
anche perfettamente fruibili in ottica di semplice ascolto casalingo.
Pochi
minuti per intrufolarsi nella location secondaria del Volkspalast,
la famosa Kantine, e l'ambient di Andrew lascia spazio al set prettamente
tribale-percussivo di TZOLK'IN (foto sotto), duo generato
dall'unione di intenti dei due mastermind di Empusae e Flint Glass.
Progetto evidentemente ispirato alla culture precolombiane del centro-america,
la coppia Trémorin / Van Meirhaeghe é abilissima nel tessere una
trama trance-ambient sovrapponendo layers elettronici ad una potente
session percussiva interamente suonata dal vivo, con il danzante
pubblico della Kantine catturato nel vortice di "Tonatiuh" e "Quetzacoatl".
Come dire... gli Atzechi incontrano la IDM, non da tutti!
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Così
come un gruppo italiano aveva aperto il nostro XXI treffen, un altro
gruppo italiano lo chiude definitivamente, e che gruppo: Massimo
Magrini, in arte BAD SECTOR (foto a destra) dal 1994, ci
porta via dalla realtà per un'ora di vera e propria esperienza extra-sensoriale
nei meandri oscuri e gelidi della sua tipica elettronica in perfetto
equilibrio tra ambient, minimal e rumorismo, suonata e riprodotta
con sintetizzatori e macchine analogiche anche create da sé; frammenti
tratti dal recente "Chronoland" si alternano a lunghi episodi risalenti
ai lavori storici e recentemente riproposti da Loki Foundation,
"Ampos" su tutti. Mentre numeri digitali e codici binari scorrono
continuamente nei visuals alle spalle di Massimo richiamando il
concept dell'ultimo lavoro "Chronoland", la nostra mente é obbligata,
contro voglia, ad immaginare anzitempo gli ostili numeri del tabellone
dell'aeroporto di Halle, quelli dell' aereo che in ora infausta
la mattina seguente ci riporterà verso casa.
Un ultimo sguardo di nostalgia verso la bella cupola del Volkspalast,
e via verso la fermata di Alte-Messengelände.
Anche quest'anno é stato un successo, se ne riparla a Maggio 2013!