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XXI WAVE GOTHIK TREFFEN
Leipzig (D), 25/28 maggio 2012

Testo di Fabio Degiorgi
Foto di Fabio Degiorgi e Camilla Elena Fabrizi

VENERDI’ 25 MAGGIO

Inizio questa edizione del Treffen al Felsenkeller, richiamato sia dagli storici Red Lorry Yellow Lorry, sia dai più recenti Press Gang Metropol, nuovo progetto di ben tre ex membri dei Corpus Delicti che non ho ancora avuto il piacere di sentire né su disco né dal vivo.
Al mio arrivo stanno suonando i RHOMBUS, combo gothic rock di tutto rispetto e con tutti gli ingredienti per piacere anche a chi non è un grande appassionato del genere come il sottoscritto.

Tocca poi agli attesi PRESS GANG METROPOL (foto in alto) : già dal soundcheck e dalla strumentazione utilizzata subodoro qualcosa di positivo, l’esibizione mi conferma la bontà della nuova creatura di Sebastién Pietrapiana, Christophe Baudrion e Franck Amendola. Belle melodie, bei giri di basso, una voce inconfondibile, e, con grande tripudio del pubblico, eseguono anche alcuni pezzi dei Corpus Delicti tratti dai due album più celebri, “Twilight” e “Sylphes”. Certo, i brani dei PGM sono decisamente un’altra cosa, hanno una buona base post-punk ma virano spesso verso un indie contemporaneo e sono quindi privi di quella cupezza mortifera che aveva reso grandi i CD negli anni ’90. Penso che comunque i nostri abbiano fatto bene a rinnovarsi e a tentare nuove strade.
Ascoltate il loro album d’esordio “Checkpoint” e vi farete un’idea.

Gli EDEN HOUSE (foto a sinistra) sono una sorta di supergruppo fondato dal bassista dei Fields of the Nephilim Tony Pettitt, dal chitarrista degli Adoration Stephen Carey e dall’ingegnere del suono dei Pink Floyd Andy Jackson (chitarrista anche lui, ma il suo curriculum completo porterebbe via una pagina intera), che in studio vanta una lista di collaboratori illustri fra i quali l’arcinota Monica Richards. Dopo una sistemata ai volumi inizialmente sballati (l’acustica del Felsenkeller poi non è certo il massimo), si rivelano una delle migliori sorprese del WGT 2012: psichedelici ed eterei, mi catturano sia per il flusso sonoro, sia per la voce della bionda Evi Vine, che non ha bisogno di stupire con gli effetti speciali delle sue colleghe. Molto bravi insomma.
Gran finale della serata, i RED LORRY YELLOW LORRY. L’ultima volta che li vidi, nel 2003 al M’era Luna, furono relegati a metà pomeriggio come degli esordienti di serie C, questa sera hanno il posto che meritano ed una seconda chitarra a rafforzare il sound. Ammetto che, pur essendo un cultore fin troppo fanatico del post-punk, non sono mai stati fra i miei favoriti e mi piace giusto qualche pezzo, ma nel contesto posso ritenermi soddisfatto della loro esibizione. Poi mi basta vedere sul palco una chitarra Fender Jazzmaster e un basso Rickenbacker per farmi drizzare le antenne.

SABATO 26 MAGGIO

L’arrivo al Parkbuhne di oggi è per me il momento più atteso di tutto il festival, ma anche quello con maggior riserva: i DANSE SOCIETY (foto a destra) sono uno dei gruppi dark con cui sono cresciuto e tutti i loro dischi sono stati per me fondamentali. Quando l’anno scorso avevo saputo della pubblicazione di un nuovo CD conMaethelyia dei Blooding Mask al posto di Steve Rawlings mi era venuto un colpo, poi leggendo le motivazioni li avevo capiti, del resto, che fareste voi se, dopo aver registrato tutte le parti strumentali per un album, il vostro cantate vi mollasse sul più bello fuggendo oltreoceano? Devo dire anche che il brano “Revelation”, il cui video gira su Youtube dalla scorsa estate, non mi aveva invogliato a procurarmi il nuovo disco “Change of Skin”, quindi questa esibizione al Treffen rappresenta una sorta di prova del nove della nuova formazione. E l’impressione purtroppo è piuttosto negativa, per due fattori distinti. Primo: Maethelyia ha oggettivamente una bella voce, posso soprassedere sulla sua tenuta kitsch stile vedova mediterranea, ma come sostituta di Rawlings non ce la vedo proprio. Per quanto si impegni, sentire brani come “Somewhere”, “Come Inside”, “Heaven Is Waiting” e “2000 Light Years From Home” cantati da lei è un qualcosa di innaturale. Secondo pollice verso: il fonico! Chi conosce i DS sa quanto erano importanti le tastiere e il basso, ebbene, qui sono a malapena udibili entrambi in qualunque angolo del Parkbunhe io mi sposti, i brani risultano così svuotati e stuprati da un suono tipico dei concertoni rock e metal tutti chitarra e batteria pestona. Ovviamente di questo non ha colpa la band, almeno spero. Così anche la cover di “White Rabbit” dei Jefferson Airplane (che fu ottimamente reinterpretata dai Damned) sembra un pezzo degli Evanescence. Mi spiace, magari in studio hanno una resa dignitosa, e se avessero cambiato nome (come gli ex Corpus Delicti diventati Press Gang Metropol ad esempio) non sarei così severo.
Chiudo la serata all’Anker cambiando radicalmente genere: vedere i THOROFON è un toccasana, me li ero persi dopo la ristampa di “Final Movement” del 2007 e con la carriera solista di Geneviève Pasquier, li ritrovo ora con la Pasquier alle tastiere e un batterista. Power electronics molto coinvolgente e di qualità, la cui performance è arricchita da proiezioni video e dalle tute bianche clinical fetish dei nostri tre.
Segue Roger Karmanik alias BRIGHTER DEATH NOW, ma della sua esibizione lascio parlare l’amico Oflorenz, molto più adatto di me a farlo.

DOMENICA 27 MAGGIO
Dopo la doverosa ed angosciante visita al Museo della Stasi, torno all’Anker incuriosito da un paio di nomi storici che conoscevo solo superficialmente.

Arrivo in tempo per ascoltare i VELVET CONDOM (foto a sinistra) , un duo francese cantante/chitarrista più tastierista con basi, che fa un mix di elettronica, shoegaze e indie. I primi brani mi piacciono molto: nonostante non apprezzi più di tanto chi suona dal vivo con troppa roba pre-registrata, basta un synth alla Suicide e una chitarra alla My Bloody Valentine per accontentarmi. Ma alla lunga mi annoiano leggermente, troppo ripetitivi e per forza di cose poco coinvolgenti sul palco. Sono uno di quei progetti che forse è meglio ascoltare in versione studio.

I superveterani OPERA MULTI STEEL (foto a destra), francesi pure loro, sono ritornati in attività nel 2010 con un nuovo album, dopo un decennio dedito a svariati altri progetti, il più noto dei quali è O Quam Tristis. Purtroppo anche qui devo dare cartellino rosso al fonico (ma come li scelgono? Dubito che ogni gruppo si porti il proprio di fiducia). Tutta l’impalcatura fondamentale di tastiere/basi ha un volume così debole che sembra di ascoltare musica in un appartamento, mentre voci, flauti e basso (quando c’è) sono altissimi in confronto, con un effetto davvero fastidioso. Il pubblico, almeno sulle prime file, sembra in estasi, e alla fine i quattro musicisti salutano e ringraziano come a teatro, mah, forse sarò troppo pignolo io, certo che su disco hanno tutt’altra resa.   
Meno male che chiudono i britannici B-MOVIE (foto sotto), altri veterani e attivi fin dal 1980. Il suono del quartetto new wave è ottimo e bello compatto, finalmente una band basso-chitarra-batteria-tasteriere come si deve. Non sono da paragonare a colleghi più meritatamente celebri, vedi Sad Lovers and Giants o And Also The Trees, ma hanno diversi buoni brani in repertorio che riescono a farmi vincere la stanchezza.

LUNEDI’ 28 MAGGIO
Il momento più alto della giornata è stato per me la visita al Museo degli strumenti musicali all’interno del Grassi Museum. Chiaramente più ridotto di quello analogo al Kulturform di Berlino, e con una sezione esotica quasi inesistente rispetto a quello delle Gallerie del Castello di Milano, lo consiglio comunque a tutti gli appassionati di musica, anche come momento di pace e raccoglimento per spezzare con la frenesia e la folla che ha invaso la città.
Ma dato che dei concerti vi devo parlare, procediamo con questi. Per andare sul quasi sicuro – e trovare solo gente che suona davvero – concludo la mia presenza al WGT al Werk II, dove è in programma il contingente psychobilly e horror punk di questa edizione.

I CRIMSON GHOST (foto a sinistra)sono simpaticamente pacchiani, tanto nell’aspetto trash carnevalesco, quanto nel suono, una miscela di gothic rock teutonico, metal, poco punk, e qualche accelerazione hardcore di tanto in tanto.
Con gli ungheresi e giovani HORRORFREAKS (foto sotto)si inizia a fare sul serio: appaiono il contrabbasso e le banane a punta da psychobilly di ordinanza, il sangue finto e il trucco da zombies fanno sorridere ma ci stanno, mentre la musica sarebbe la colonna sonora perfetta per un horror movie di serie D, con molto punk, un pizzico di surf, e una voce femminile stridula più simile a quella delle rrriot-girls band americane. Infatti sul loro myspace si definiscono “metal-psychobilly-punk”.


I CREEPSHOW (foto a sinistra) dall’Ontario, Canada, sono un celebrità nel loro genere, tanto che buona parte del pubblico conosce e canta tutte le canzoni. La cantante/chitarrista Sarah è ancora più esile di quella degli Horrorfreaks, sembra una bambina di 12 anni, eppure ha un’energia incredibile, bravissimi pure gli altri tre membri, il cui aspetto non ha niente di “dark” o “gotico”. Anche loro nel suono sono decisamente punk, con evidenti componenti rock’n’roll e country, ed un organo che aggiunge ulteriori pennellate di colore. Sicuramente una delle band che ho preferito fra tutte quelle viste in questi giorni.
Chiudono alla grande, giocando in casa, i tedeschi MAD SIN (foto a destra), attivi già dal 1987 e con 13 album alle spalle. La performance non può che essere estremamente coinvolgente: le banane sono ancora più appuntite, il contrabbasso ha le luminarie stile albero di Natale, e basta che un personaggio come il corpulento vocalist Koefte Deville salga sul palco per far scena di per sé, mentre in un Werk ormai costipato l’adrenalina sale al massimo. Tanto che farà davvero uno strano effetto vedere poco dopo, già intorno all’una di notte, una Lipsia quasi deserta, con sparuti nerovestiti in cerca dei pochi tram notturni e quella sensazione amara del “la festa è finita, andate a casa”.