VARVARA
2016 ‘TRE’
Tremore Radicale Elettrificato Torino, 25/28 agosto 2016
SATANISMO CALIBRO 9
SHE SPREAD SORROW
RAMLEH
@ Ex Cimitero San Pietro in Vincoli 25 Agosto 2016
A cura di: Oflorenz (Satanismo Calibro 9 e She Spread Sorrow)
M/B'06 (Ramleh)
Photo Credits: SC9, She Spread Sorrow: Oflorenz / Ramleh: Alessandro
Marchettini e HgM
Questa
Torino di fine agosto è attraversata da venti di gran fervore culturale
e musicale, grazie ad una interessantissima serie di serate (e di
nottate) che vanno in onda contemporaneamente in svariati punti
della città, sotto la puntuale regia organizzativa congiunta e coordinata
del TODAYS FESTIVAL e del VARVARA 2016. Se i dj set di gran richiamo
la fanno da protagonista (tra loro anche il mitico The Hacker),
non mancano proposte alternative ad ampio raggio come la serata
dedicata al grande regista e compositore americano John Carpenter,
il concerto degli storici Jesus and Mary Chain, e per finire il
trittico indubbiamente più radicale dell’intera kermesse, che dà
vita ad un vero mini-festival all’interno del festival: SATANISMO
CALIBRO 9, SHE SPREAD SORROW e RAMLEH.
La cornice del chiostro e della storica cappella interna di San
Pietro in Vincoli paiono location ideali per ospitare i tre rumorosi
set, ed il trio meneghino di Satanismo Calibro 9, puntualissimo
alle 21,30 come da tabella di marcia, inaugura la serata con uno
dei suoi celebri ed oscurissimi rituali esoterici trasposti in musica.
Seduti in terra e sovrastati da orrorifici visual di fortissimo
impatto, Doktor Pery, Gnosis e Lorenzo Abattoir danno vita a quaranta
alchemici minuti di ringhiose invocazioni, celebrando al meglio
la freschissima uscita di ‘Kymah Rising’, disco che chiude la trilogia
iniziata nel 2012 con ‘Isis Rising’ e proseguita l’anno successivo
con ‘Typhon Rising’. La ruvida stratificazione di drones industriali
minacciata dalle voci belluine di Lorenzo inchioda il pubblico che
si raccoglie in una sorta di semicerchio intorno al gruppo, tra
effluvi di incensi e ‘Tremori Elettrificati’ (il titolo del festival
non sarebbe potuto essere più appropriato) che sembrano provenire
da altre dimensioni. ‘Haunting the Chapel’, dicevano gli Slayer
degli albori: proprio quello che SC9 mette in atto questa sera,
senza riff metal ma con un magmatico show death-industrial!
Ritorna a distanza di qualche mese sul suolo sabaudo Alice Kundalini
nella sua nuova, fiammante incarnazione di She Spread Sorrow,
impegnata a portare in tour il brillante esordio ‘Rumspringa’ (uscito
per Cold Spring) che avevamo trattato a tempo debito sulla pagine
di RS. Se la precedente esibizione del Padiglione 14 insieme al
compagno Luca Sigurtà era già stata più che convincente, il set
di questa sera pare ancor più cupo ed ipnotizzante, complice probabilmente
la sorprendente location che fa da cornice all’evento. Anche per
Alice i visuals, creati per lei da Valentine Wiggin e tutti in bianco
e nero, hanno un ruolo fondamentale e accompagnano in maniera ideale
la sua lunga e monolitica ‘suite’ incentrata sul concept di ‘Rumspinga’,
un viaggio non facile in un universo letto tutto al femminile e
legato ad elementi quali senso di colpa, desiderio sessuale, istinti
repressi e perversione. La voce appena bisbigliata di Alice si riverbera
in infiniti delay s ed avvolge completamente la cupola di San Pietro
in Vincoli, con il termine del concerto che ci impone un obbligato
risveglio da questa plumbea, eppur bellissima, trance industriale.
Chiudono la serata concertistica prima dell'ingresso dei dj, i Ramleh
che hanno provocato la convergenza sul posto di pubblico fin da
Roma, oltre a numerosi addetti ai lavori ed artisti. La grande attesa
non è affatto delusa: il duo inglese bandiera della Broken Flag,
che fin dai primi anni '80 ha condiviso la scena coi Whitehouse,
sfodera un'ora di harsh noise wall a base di un basso dal suono
massacrante ad opera di Anthony Di Franco, coadiuvato dalla voce
e dai sampler di Gary Mundi. Il risultato è travolgente, con frequenze
che riescono ad arrivare fino al cervello e sembrano quasi alterare
lo spazio circostante: oltre trent'anni di carriera e non sentirli.