La premiata coppia
formata da Martyn Bates (Eyeless in Gaza, pił
altri progetti minori ed una lunga carriera
solista) ed Alan Trench (Orchis, Temple Music ma
noto soprattutto per essere uno dei fondatori
della storica World Serpent) risulta attiva sotto
il moniker di Twelve Thousand Days da oltre una
ventina d’ anni, l’esordio ‘In The Garden of Wild
Stars’ uscģ infatti nel 2000 per Musica Maxima
Magnetica. Dal 2018 hanno cementato una
stretta collaborazione con la Final Muzik di
Gianfranco Santoro, e quello che stringiamo tra le
mani é il terzo lavoro in tre anni per la label
friulana, dando seguito agli ottimi ‘Insect
Silence’ e ‘Field’s Ends’. Le dieci storie narrate
dai nostri sono piccole poesie in musica che
profumano d’antico, talvolta pescando proprio dai
‘traditionals’ del passato come nel caso di ‘The
Cruel Brother’ (ne ricordo una versione di Archie
Fisher negli anni ’70) e ‘Two Ravens’. Se
l’imprinting del duo, per evidenti ragioni
storico-anagrafiche, deriva in qualche modo dal
cosiddetto neo-folk nato negli anni ’90, le
novelle di ‘The Birds Sing As Bells’ mi richiamano
alla mente (ascoltate ‘At The Fair of St. Botolph’
o ‘The Hare’) anche i sapori del folk britannico
degli anni d’oro, quello della bizzarra Incredicle
String Band negli episodi pił sperimentali,
piuttosto che Pentangle o John Renbourn in quelli
maggiormente ‘traditional’. E’ l’uso
dell’elettronica, come in ‘Invitation’, a colorare
con tinte oscure l’acquerello musicale della
coppia, generando ambientazioni sospese e
misteriose. I dilatati arpeggi psichedelici
della lunghissima (oltre dodici minuti) ‘Winter
Suite’ pongono il sigillo finale a quest’ opera
uscita in edizione limitata di cinquecento copie a
due giorni appena dal Solstizio d’Inverno 2021,
nella stagione migliore per farsi accompagnare dai
suoni arcani e senza tempo del ‘wyrd folk’ di
Twelve Thousand Days.
Link:
https://finalmuzik.bandcamp.com/album/the-birds-sing-as-bells
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