PUAH
Due acca hho
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Lo scrittore e polistrumentista Alessandro Pagani è la mente che si cela dietro al debutto di questo progetto solista di elettro-pop cantautorale dai toni ironici e allo stesso tempo malinconici. Dieci brani per trentatré minuti di musica, dove si alternano composizioni strumentali a brani cantati dai testi stralunati, in cui emerge l’esperienza accumulata durante la pluridecennale militanza di Alessandro in diverse formazioni musicali a cavallo di diversi generi dal punk/rock alla wave, arrivando fino al lounge. Il titolo dell’album richiama l’acqua, che ricorre come rumore e tematiche, ma soprattutto come simbolo metaforico, inteso come forma di purificazione intellettiva. Similmente l’acronimo “PUAH” è anche l’esclamazione che esprime disgusto e disprezzo verso un mondo pieno di orrori e ingiustizie, nel quale l’essere umano non si riconosce più. L’album si ascolta volentieri sia perché ben suonato sia perché la struttura dei pezzi è piuttosto variegata e ispirata. Il disco cerca di recuperare un cantautorato imperfetto, ormai annichilito dalla perfezione tecnologica e suona fresco, spontaneo ed ispirato.
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 (M/B’06)