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PRESS GANG METROPOL + MESCALINE BABIES + HELLEBORUS
@ San Donà di Piave, Revolver Club, 8 Settembre 2012

testo by M. Drigo
foto by Dario Caregnato ::Rockngoth Wildesign::

 

Dopo secoli che non vado a un bel live in Italia, mi capita questa occasione che oserei definire unica. Vuoi perché per me è dietro l'angolo; vuoi perchè, diciamocelo, nel nostro natio Triveneto non passano proprio spesso musicisti di grande fama; vuoi perché la genesi di questa data pare dovuta soprattutto (ma non solo) all'iniziativa di un ragazzo che conosce di persona i componenti del gruppo: il suo buon cuore ce li ha portati qui; vuoi perchè trattasi dei Corpus Delicti che rinascono, con ritrovata energia, come la Fenice dalle proprie ceneri; fatto sta che l'evento aveva suscitato in chi scrive, fin dalle prime notizie dell'evento, le più alte aspettative.
Non mi dilungherò sulle note biografiche dei C.D. ma basti dire che la loro pur breve carriera ha lasciato non poche composizioni importanti, ben radicate nella mente dei fan della gothic band francese, e nei gotici in generale. Basti anche dire che da quei tempi il gruppo che abbiamo ascoltato stasera ha recuperato ben tre elementi, tra i quali lo stesso cantante, e tutti già impegnati in progetti alternativi, sintomo di una passione artistica mai del tutto sopita. Se si considera poi che l'esperienza che hanno accumulato direttamente ed indirettamente dall'evoluzione musicale propria e del settore di riferimento si riflette sulla loro produzione attuale, non si può non rimanere affascinati dalla metamorfosi.
Prima volta per me al Revolver Club quindi consulto le mappe. Il locale è davvero facile da trovare, non si può sbagliare: eppure io e consorte ci siamo riusciti lo stesso, e siamo arrivati un po' in ritardo, ma non abbastanza da perderci l'inizio dei concerti. Una volta entrati abbiamo anche il tempo di procurarci il cd degli headliner allo spazio dedicato al merchandising dei gruppi.
Ad introdurre la serata si esibiscono due band locali molto promettenti, che per molti aspetti ricalcano le sfumature del passato artistico dei PGM. E così salgono sul palco prima gli HELLEBORUS che eseguono un post-punk venato di elementi elettronici, con radici negli anni '80, e influenze marcate della scena tedesca di allora (portano egregiamente la cover di Eisbaer dei Grauzone), per lasciare il posto successivamente a THE MESCALINE BABIES. I deathrockers (foto a sinistra) patavini sfoggiano una verve non comune, e un frontman davvero ispirato: il loro approccio aggressivo e le robuste chitarre, danno una scossa alla serata.
L'organizzazione della serata ha previsto un avvicendamento serrato dei gruppi, così non passa molto che i PRESS GANG METROPOL sono già in pista, tanto che mi trovo costretto a rimandare a più tardi l'"ispezione" del banchetto di Final Muzik, presente stasera nel locale.
L'inizio è accademico, come si trattasse di accendere il lettore e inserire il cd: le prime due canzoni sono le stesse prime due dell'album (Until, e Parade) e vengono sfruttate dal gruppo per riscaldarsi e salutare i fan qui convenuti. A questo punto si comincia a spingere sulla vena emozionale del pubblico, e l'ensemble francese allora ripesca dal vecchio repertorio la granitica Dusk of Hallows.
Mi piace come la voce e la capacità interpretativa di Sébastien non siano cambiate dai vecchi tempi, e nella successiva Checkpoint (la title track) questo si traduce in una nota graffiante, assente nella registrazione in studio. Per tutto il resto dell'esibizione questo sarà il Leitmotiv: un interscambio sonoro tra lo stile ruvido dei CD e quello più "levigato", accurato dei nuovi PGM.
E' il turno di Saraband e Sébastien la introduce in maniera inequivocabile: "Alcuni di voi conoscono sicuramente la prossima canzone, e se volete potete ballare!" E dopo questa frecciata all'accoglienza da sala concerti degli italiani, finalmente anche il pubblico, incassando con dignità, comincia a sciogliersi e muoversi un po'.
Appare evidente man mano che la serata decolla, che anche l'entusiasmo della band prende quota e le corpose e grintose interpretazioni di The Escape e False Start, già di per sè coinvolgenti e trascinanti, ne sono un ottimo esempio.
A questo punto un nuovo salto nel passato, ed è la volta di Dust and Fire, ossessiva e malinconica, vecchio stile. C'è ancora tempo per Presence col suo incipit che ricorda curiosamente i D.A.F. e che viene riproposto a ridosso del ritornello. Per finire, dopo una prima uscita, risalgono sul palco per suonare Sound/Wave dal sound più retrò e che ci fa riandare con la memoria ai tempi dei Joy Division e The Cure.
Una serata emozionante che costituisce la conferma dei meriti di una band che ha saputo ricostruirsi sulle stesse basi su cui aveva mosso i primi grandi passi, rinnovandosi e ripresentandosi in una veste convincente e matura. Ora si tratta di vedere dove li porterà il nuovo cammino intrapreso.