Era
da più di un ventennio che attendevo di vedere in concerto
i Public Image Limited e ci avevo anche provato due volte
di vederli, ma senza riuscirci. Alla fine degli anni '80
avevo acquistato il biglietto per vederli al festival
dell'Unità all'Arena di Milano, ma il concerto fu annullato
solo un'ora prima del concerto senza alcuna spiegazione.
L'anno successivo avrebbero dovuto suonare sempre a Milano
al Rolling Stone ma anche questa volta la data fu cancellata
all'ultimo momento. Quindi in seguito a queste due delusioni
quando ho saputo della reunion in terra d'Albione, la
mia felicità è arrivata alle stelle e soprattuto ho sperato
che un eventuale tour toccasse anche l'Italia, e così
fu: 8 luglio Azzano Decimo.
Spinti dall'entusiasmo abbiamo macinato centinaia di chilometri
per raggiungere la cittadina e finalmente vedere i PIL
ospiti della Fiera della Musica.
Arrivati sul posto subito rimaniamo piacevolmente sorpresi
dalla perfetta organizzazione del Festival, ritiriamo
senza problemi gli accrediti stampa e, con molto piacere,
ci facciamo una “passeggiata” sotto il tendone dove sono
posizionati numerosi banchetti che offrono un vastissimo
assortimento di “chicche” viniliche e non solo. Salutiamo
qualche amico, mangiamo qualcosina e finalmente entriamo
nella parte esterna adibita al concerto dove c'è montato
un grande palco. Ormai siamo in fibrillazione. Manca veramente
poco all'esibizione di John Lydon e soci.
Sono
le 21 e salgono sul palco The Horrors! Una giovane band
composta da cinque ragazzini che più che rockstar sembrano
fotomodelli, una perfetta band da MTV.
La loro esibizione è piacevole e perfetta, sono bravi
ma non mi trasmettono nulla e non riesco a capire come
si possano avvicinare al movimento dark/wave, a mio avviso
sia per le sonorità che per l'estetica sono più adatti
al filone brit pop. L'esibizione finisce e ormai non sto
più nella pelle la trepidante attesa sta per finire.
Gli
strumenti dei The Horrors spariscono e il cambio di scenografia
(supervisionato attentamente dal manager Johnny "Rambo"
Stevens) preannuncia l'arrivo dei PIL. Viene installato
un fondale che ricorda un enorme muro e poi issato l'enorme
logo dei PIL. Alla vista di questo c'è chi rimane a bocca
aperta e chi esulta e l'atmosfera si scalda.
Si percepisce una grande trepidazione. Le luci cambiano
e finalmente irrompono sul palco i PIL capitanati dal
grandissimo John Lydon. La formazione di questa sera vede
dei mostri sacri della musica: alla chitarra Lu Edmonds
(già membro della band dal 1986-88, ed ex chitarrista
dei The Damned), alla batteria Bruce Smith (che dal 1986
al 1990 ha fatto parte dei PIL, ex The Pop Group e The
Slits), e al basso Scott Firth (ha suonato con Steve Winwood,
John Martyn, Elvis Costello).
Le note della famosissima "This is not love song", riarrangiata
ma decisamente non meno potente, manda in delirio il pubblico
che subito si rende conto di quanto i PIL siano in grande
forma. Segue un scaletta fantastica e il muro di suono
e potentissimo. Le pause tra un brano e l'altro sono quasi
inesistenti e John Lydon ci trapana le orecchie con la
sua voce potentissima e per nulla invecchiata. Da pezzi
famosissimi come Albatross, Public Image, Poptones, Religion,
Rise, Memories si passa ad altri di non facile ascolto
ma che mi fanno venire i brividi. Impressionante è stata
la performance di Scott Firth che in un pezzo abbandona
il basso e si mette a martellare un contrabbasso. Il suono
arriva a livelli altissimi, un fragoroso battito cardiaco
che costringe il pubblico, stupefatto da tale potenza,
a tapparsi le orecchie.
John Lydon sul palco ha un carisma impressionante come
pochi altri hanno ancora, la bravura dei tre musicisti
che l'accompagnano lascia me e il pubblico (la maggior
parte over 35) senza fiato.
Questo live ha lasciato un segno indelebile nella mia
vita e le emozioni che ho provato sono paragonabile solo
a quelle di pochi altri live a cui ho assistito. Chissà
quanto dovrò aspettare per provare di nuovo una così grande
emozione.