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Intervista di M/B'06

 

M/B'06: Ho avuto il piacere di conoscere recentemente Marco Grosso, uno dei personaggi che tengono in vita la scena underground italiana con i suoi numerosi progetti e la sua etichetta, la "Invisible Eye", punto di riferimento per la scena esoterica italiana e non solo, ma soprattutto una persona di grande cultura e dalle molte sfaccettature, estremamente disponibile e gentile. E così in quattro e quattr'otto abbiamo realizzato quest'intervista!

 

 

Innanzitutto ciao Marco e grazie per il tempo concessoci. Partiamo da Ouroboros, che rappresenta il tuo progetto principale, percorso intrapreso a seguito dei tuoi studi alchemici. Sono nate molte collaborazioni in seno ad esso che hanno portato a numerose uscite, tra cui possiamo annoverare “Solve et coagula”, ”Nigredo”, “Opus tartari” e “Somnium”, che immagino rappresentino le pietre miliari del tuo percorso. Puoi darci la tua visione in proposito? C’è qualche lavoro che credi vada aggiunto a questa lista?
Grazie a voi per l’opportunità concessami di essere su Rosa Selvaggia. Ogni singola uscita di Ouroboros ha un suo particolare motivo di essere, anche i singoli e le raccolte, tracciano un percorso musicale, magico alchemico e di vita personale in continua evoluzione. Sono compenetranti al mio esistere, ne raccolgono spesso i lati più oscuri, che diversamente potrebbero influire negativamente nella vita quotidiana, ma al contempo mi permettono di esplorare il mio subconscio, la mia parte sottile e di concretizzare in musica un percorso di vita esoterico. La lista è perfetta, aggiungerei Lux Arcana, prima uscita in cd vero e proprio dopo una serie di cd-r. Fu la svolta tra l’anonimato assoluto fatto di dischetti masterizzati e la visibilità ufficiale anche nei paesi che non fossero l’Italia. Sono affezionato ad ogni lavoro, che è diverso dal precedente e dal successivo. C’è una ricerca sonora che potrai verificare, dall’esordio un po’ ingenuo di Solve si è raffinata piano piano fino ad oggi…la Pietra viene sgrezzata.

A proposito delle numerose collaborazioni che hai avuto, quale reputi sia stata la più interessante?
In qualche modo sono state tutte uniche, preziose e importanti, farei un torto a qualcuno dire che è stato meglio o peggio. Posso dirti che Troy Southgate è il musicista più famoso con cui ho collaborato, mentre tutte le cantanti femminili sono state in modo diverse caratterizzanti per le atmosfere di Ouroboros.

In “Lux arcana” compare una cover di Sting, “Russians”, episodio che si accompagna anche alle due cover di Black Sabbath e Depeche Mode in “Vanitas”. C’è una ragione particolare che ti lega a queste canzoni e ne hai già in mente altre da cui trarre cover in futuro?
Si, Sting e Black Sabbath sono tra i musicisti che ascolto maggiormente, in particolar modo Russians ha un flavour così oscuro e dark, che si adattava benissimo alla musica di Ouroboros. Sono legatissimo a quella traccia. Per i Black Sabbath il discorso è più ampio, come sai sono un grande fan del metal e proprio i Black Sabbath sono stati i miei “padrini” quando ero adolescente, uno dei motivi che mi accostarono alla musica furono loro. In Opus Tartari li ho omaggiati con una versione “martial neofolk oriented” di Iron Man, con Troy Southgate alla voce. In futuro mi piacerebbe registrare altre cover…in archivio ho una versione grezza di “Love will tear us aparts” dei Joy Division, con la giusta voce potrebbe essere la prossima ad essere pubblicata.

Come procedono gli altri tuoi progetti, in particolare Permafrost e Snowfade? Quali sono le ragioni che ti hanno portato alla loro creazione?
La creazione di Permafrost e Snowfade sono momenti definibili “side projects”, dove sperimento in libertà soluzioni stilistiche diverse da Ouroboros. Pura dark ambient senza strutture melodiche in Permafrost, dove è il gelo e l’assenza di umanità a prevalere, scenari sonori di una terra morta o di pianeti alieni, dove la solitudine e la monotonia della non vita prevale. Snowfade è invece un “calderone” dove convivono tantissimi aspetti diversi: dark ambient, psichedelica, synth music, spoken words, elementi etnici e classici. Non c’è uno stile unico, a livello tematico spazio in ogni direzione: dalla sci–fi all’horror, da elementi pagani a quelli urbani e post industriali, fiabe, leggende o semplici “music landscapes”. La pubblicazione di releases è costante e periodica, anche se a dire il vero, i due progetti sono ancora semisconosciuti ai più.

Cosa ti ha spinto ad intraprendere la via alchemica? Puoi raccontarci in sintesi le esperienze più significative maturate grazie ai tuoi studi e com’è scoccata la scintilla che ha dato inizio a tutto?
Un riserbo ed un silenzio sul mio percorso esoterico, iniziato almeno venticinque anni fa, è d’obbligo. Posso solo dirti che, con duro lavoro pratico e teorico si può modificare in meglio la propria esistenza, in ogni settore. Tutto iniziò all’età di quattordici anni, in seguito ad alcune esperienze definibili “paranormali”, che solo poco tempo dopo riuscii a decifrare. Invece della paura prevalse la curiosità e il destino mise sulla mia strada incontri con persone speciali. Non voglio aggiungere altro, se non questo: sperimentate personalmente, in modo pratico, studiate e riflettete su molti aspetti delle cose. La superficie cela cose meravigliose.

C’è una ragione per cui hai scelto il dark ambient come veicolo per la tua musica? In futuro potrà esserci spazio per contaminazioni od evoluzioni in altri generi?
Si, diverse ragioni per la precisione. In passato ho suonato, fin dalla fine degli anni 80 in band metal, a volte come bassista a volte come cantante (black metal), così ho affinato una visione musicale più ampia, accostandomi poi al prog rock, alla psichedelica, al gothic rock e anche alla new age. Nel dark ambient ho trovato il modo di “agire in modo ampio”, potendo mescolare tutte queste influenze e sfumature. Se ci fai caso i brani hanno una struttura di base mutuata dal progressive, le sonorità a volte neoclassiche e a volte riconducibili a certo black, voci femminili tipiche del goth e alcune linee ereditate dal metal. Per avere un nero profondo ho scelto di mescolare tutti i colori. Tutto è possibile, amo suonare anche altri generi, in archivio ho un sacco di tracce diverse, mai usate, dal synth pop alla Depeche Mode al drum n’ bass, dalla psichedelica alla new age pura. Esistono inoltre, ben nascosti (ahahahah per fortuna) brani suonati al basso con amici di metal e dark rock alla Sisters of Mercy. Non sono (spero) chiuso mentalmente da considerare solo la dark ambient (o qualsiasi altro genere) la verità assoluta.

So che non è facile, ma puoi parlarci sinteticamente della "Tarot Serie"? Come è nata questa idea e che ruolo rivestono i tarocchi per te?
La Tarot Serie nasce nel 2009, è una collana tematica di registrazioni in 22 cdr in formato 3”, ognuna dedicata ad un arcano maggiore dei Tarocchi. Ogni uscita contiene 3 tracce a tema con la carta, con gruppi dark ambient, industrial e noise, sia italiani che stranieri. In fondo ad ogni mini cd poi è inclusa una traccia parlata con la spiegazione in inglese della carta, registrata da Troy Southgate, personaggio noto per la sua militanza in gruppi quali Sagittarius, Horologium,. Seelenlicht, Herr. A compendio un audiobook in cdr con un saggio in inglese sui Tarocchi scritto da me e una borsina con il logo della serie, più cartoline e adesivi. L’edizione è limitata a 30 copie per ogni uscita, e la confezione in mini dvd case contiene un booklet di 3 pagine con le note dei gruppi, la spiegazione in inglese della carta e una illustrazione della carta tratta dai Tarocchi di Vladislav Kuzel. Per me i Tarocchi sono fondamentali, strumento di studio, divinazione, pratica e riflessione. Un “libro” che posso consultare quando mi serve per definire meglio ogni aspetto della vita.

Che messaggio puoi dare a chi si avvicina alla musica di matrice esoterica? Pensi che questo tipo di conoscenza e cultura debba essere veicolato e diffuso il più possibile oppure è qualcosa che deve rimanere un culto di pochi?
Purtroppo negli anni si è abusato del termine “esoterico”. Tonnellate di gruppi e di persone hanno messo due rune e qualche simbolo su una copertina, hanno copiato e incollato due righe di Crowley nei testi, definendosi “ritual”, “esoteric”, “pagan”, ecc. La realtà è diversa, molto più complessa. Consiglio a chi volesse avvicinarsi, di leggere prima libri e trattati seri di esoterismo, poi avendo maturato una certa conoscenza di base, valutare se e come il gruppo sia più o meno “esoterico”. Prometto solenni delusioni, notti insonni e lacrime per molti miti sfatati e ridicolizzati, nomi altisonanti che giocano e basta con simboli più potenti di loro.

Un persona poliedrica come te ha molte attività ed interessi. Ci dai una panoramica di cosa bolle in pentola per i prossimi mesi o anni, anche relativamente alla tua etichetta, la Invisible Eye?
Non è semplice andare avanti per una piccolissima etichetta “DIY” come la mia, la crisi e la disaffezione per il formato fisico è crescente, ogni giorno sempre meno persone vogliono avere la musica a pagamento. Ergo navigo “a vista”, concentrandomi in maggior parte su progetti personali, in parte allargati ad alcuni gruppi sconosciuti che ritengo meritevoli. Non voglio sembrare presuntuoso, ma alcune bands che hanno inciso per me oggi sono accasati alla Cold Meat Industry e in grosse etichette del settore. Al momento sono teso a promuovere il catalogo attuale, uscite ci saranno, ancora da valutare e selezionare. Piccole tirature, cdr e cassette soprattutto.

Grazie per l’intervista, ci vuoi lasciare con qualche messaggio per i tuoi ascoltatori presenti e futuri?
Si: non snobbate l’underground, non fossilizzatevi sui soliti quattro nomi famosi, ascoltate, acquistate musica di nicchia, sostenete chi con fatica e passione crea qualcosa che vuole uscire dai soliti clichè. Date una chance ai piccoli, tra cui Ouroboros, Permafrost e Snowfade. Amate la musica davvero, fatene una delle ragioni per cui vivere.

 

 

data pubblicazione: 11 Ottobre 2011