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IANVA

@ Vittoriale degli Italiani - Gardone Riviera (BS), 17 marzo 2012

Testo e foto by M/B'06

F

 

Come era previsto la serata al Vittoriale per celebrare il genetliaco di Gabriele D'Annunzio è stata un assoluto trionfo, strameritato per la costanza e la dedizione che uno straordinario gruppo come gli Ianva ha dimostrato di avere in questi anni, fin dagli esordi che hanno infiammato la scena italiana e non solo, visto il seguito che la band ha anche in Germania, nonostante i loro testi siano rigorosamente e coerentemente in italiano, tanto da avere, ed aver avuto anche Mannheim in calendario tra le date dei concerti. Infatti, al di là della musica che è il solito eccellente misto di neo-folk, martial, approcci morriconiani e cantautorali, il vero valore aggiunto del gruppo sono i testi ad opera del geniale Mercy, voce e leader indiscusso del gruppo, parole e riferimenti straordinari che rivelano una proprietà di linguaggio che ricorda il compaesano De André senza alcun timore reverenziale, ma trasposto in chiave D'Annunziana. E quello del poeta è proprio lo spirito che sembra aleggiare nel suo Auditorium, forse seduto nel famoso biplano SVA del volo su Vienna che ci sovrastava come a sorvegliarci con benevolenza, un aereo che a prima vista sembra davvero un miracolo che stia insieme e non sembra davvero possibile che possa librarsi in volo, ma forse a quei tempi era più forte la volontà sulla materia e quello che Evola definiva il mondo tradizionale, viveva il suo canto del cigno.

Si parte subito con il prologo di "Italia: ultimo atto" in cui scrosciano spontanei gli applausi già durante il discorso registrato, un po' come ai concerti di musica classica vengono tradizionalmente applauditi i direttori d'orchestra all'atto di salire sul palco. La voce di Mercy è ferma e tonante supportata dall'ottima acustica dell'auditorium e ci conduce per circa due ore di concerto alternandosi sul palco con Stefania D'Alterio che intona i classici "Luisa Ferida", "Tango della Menade" e "O' surdato 'nnammurato". Assistiamo ai pezzi che hanno reso leggendario "Disobbedisco": "La ballata dell'ardito", "Muri d'assenzio" e "XII-IX-MCMXIX - Di nuovo in armi!", quest'ultima dedicata a D'Annunzio stesso, che ha provocato la standing ovation e l'apice del climax fino a quel momento ancora sotterraneo, poi ancora dall'ultimo lavoro "Dov'eri tu quel giorno?", accompagnato da considerazioni concise e sferzanti di Mercy sulla condizione della politica italiana odierna. C'è spazio anche per qualche anticipazione dell'atteso nuovo lavoro che ancora una volta non lascia adito a dubbi sulla solidità e coerenza della proposta musicale della band. Infine la chiusura con tutti in fila l'uno accanto all'altro, presentazione dei singoli elementi del gruppo, commozione, tanti applausi meritati, grande calore da entrambe le direzioni.

Gli Ianva ci credono davvero, testimoni sono le lacrime della D'Alterio, il trasporto e l'adrenalina di Mercy che davvero sembra faccia fatica a contenere il suo essere dentro la sua figura imponente ma pressoché immota: solo ogni tanto si lascia andare a seguire il ritmo dei suoi, impeccabili come sempre. Ho avuto la fortuna di vederli al loro esordio dal vivo in quel di Yverdon Les Bains in Svizzera nell'Aprile del 2006, durante la due giorni, o per meglio dire la due notti, del Triumvirat in cui, in coda ad autentici mostri sacri del calibro di Blood Axis, Les Joyaux de la Princesse, Allerseelen ed :Of The Wand And The Moon:, hanno lasciato un segno indelebile di fronte ad una platea accorsa da ogni parte d'Europa. Questa volta invece arrivano da maturi ed affermati artisti e la scena è tutta per loro, tuttavia quasi non si percepisce differenza nell'attitudine, immutata da sempre, semmai la consapevolezza del messaggio portato che col passare del tempo diventa sempre più forte.