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FONTAINES DC
Live @ Alcatraz , Milano,  4 novembre 2024

Testo e foto di Gianmario Mattacheo

Si sale in macchina, mentre lo specchietto retrovisore riflette ancora un viso che porta ben visibili i segni dell’arrabbiatura; quelle facce un po’ così, che abbiamo noi, che non siamo riusciti a prendere il biglietto per i Cure di un paio di giorni fa. Riusciranno i Fontaines DC nell’impresa di trasformare un broncio incazzoso in un sorriso? È il gioco di oggi.
Sono indiscutibilmente la band più interessante tra le nuove leve. Tradotto in altri termini, possiamo dire che questo concerto nasce come uno dei più stimolanti sulla carta; un live da vedere e, soprattutto, da vedere adesso, prima che i Fontaines DC si trasformino in qualcosa di più grande (commercialmente parlando), quando (magari) non ci sarà più la possibilità di osservarli all’opera in piccole sale da concerto, esattamente come quella odierna.
Eh già, perché un rischio c’è, non lo neghiamo, e tutti se lo stanno chiedendo. Se lo chiedono, in particolare, quegli ascoltatori che ne hanno percorso le uscite discografiche (sono già quattro gli album in studio) e ne hanno osservato una crescita pazzesca culminata con “Skinty fia” del 2022. Poi è arrivato il recente “Romance” e il mondo pare essersi spaccato in due: grande delusione, appiattimento alle logiche mainstream, o capolavoro?.  Recentemente non avevo mancato di manifestare qualche perplessità, a cui devo ammettere ho smussato nel tempo alcune vedute critiche; non sta certo sullo stesso piano del predecessore, ma ha il pregio (il pregio di album di qualità) di saper crescere dopo i primi ascolti, salendo un po’ in una ipotetica scala di gradimento.
Con un certo ritardo (quasi venti minuti), la band è accolta da un’ovazione altissima mentre introduce “Romance”, brano d’apertura di disco e tour. E il pubblico? Il pubblico è, in parte, quello che non mi aspettavo, ovvero costituito da una buona fetta di attempati ragazzoni (così non mi sento troppo a disagio) e questo mi fa sorgere domande su quanto la musica dei Fontaines DC sia indirizzata a una categoria di ragazzi, piuttosto che a dei maturi indomiti collezionisti di note musicali.
A questo punto è curioso osservare la scelta degli irlandesi che, dopo il pezzo d’apertura, mettono in pausa l’ultimo lavoro per dare spazio a brani ripescati dai tre precedenti album in studio; solo con la settima traccia si può riascoltare musica tratta da “Romance”, quando le note di “Death king” riempiono gli spazi dellAlcatraz.
Molta della mia curiosità era legata alla presenza scenica della band. Qui possiamo confermare che sanno rispondere molto bene alla prova, dimostrandosi, tra l’altro, ottimi musicisti (alternandosi anche agli strumenti) e Grian Chatten è un frontman capace di avere quella dose di carica e sicurezza che può spingere davvero in alto il gruppo.
Si diceva (di nuovo) del pubblico: fan già consumati che cantano tutte le canzoni senza fare troppa differenza se le canzoni proposte afferiscano a produzioni recenti, rispetto ai primi lavori.
Del set principale gradisco in modo particolare gli estratti da “Skinty fia”, con una “Jackie down the line”, una “Big shot”, ma soprattutto una “Nabokov” che, invero, avremmo preferito dilatata nella porzione strumentale (la dimensione live sembra quasi richiedere minuti aggiuntivi allo splendido brano del 2022). Chiusura con “Favourite” e accoglienza da urlo, a riprova che questi irlandesi piacciono sia nei pezzi tirati, sia in ballad pop.
Il rientro porta tre brani forse tra i migliori dell’intera discografia. “In the modern world” ha un ritmo coinvolgente e un ritornello furbetto; “I love you” è una delle prove più alte dei Fontaines DC (la velocità di esecuzione di Chatten al microfono è notevole) e chiusura con “Starbuster”, ovvero il singolone che ha letteralmente trascinato “Romance”. Il pubblico è gasato più che mai e fa sorridere come tutti mimino il gesto di disgusto che Chatten fa a conclusione di ogni ritornello. Mi guardo in giro e scorgo facce soddisfatte (molte ragazze che stanno già eleggendo questi musicisti a futuri idoli da poster in camera). E intanto io mi chiedo se suoneranno ancora all’Alcatraz fra qualche anno, perché ho un po’ di timore che il locale di Via Valtellina potrà essere sostituito da San Siro.