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DEAD CAN DANCE @ Teatro Dal Verme – Milano 19 Marzo 2005

Fotografie di Nikita & Erzsbeth


Visione 1 by Oflorenz

Non vi magnificherò l’esibizione degli australiani con meticolose descrizioni dei brani proposti, o magari tracciando un riassunto della storica biografia del gruppo e l’importanza che esso ha avuto nella scena oscura e non.
Questo lo faranno già in tanti, e la scaletta già circola libera sul web, insieme al doppio cd live della data milanese, accessibile a tutti per 25 euretti + spese di spedizione.
Semplicemente ci tengo a trasmettervi, sempre che con le parole ci si riesca, la rara ed elettrizzante sensazione di aver presenziato ad un evento assolutamente fuori da ogni norma, di ogni catalogazione ed ogni definizione possibile.
Solo gli shows di Roger Waters, King Crimson e forse Current 93, per restare ad eventi più o meno recenti, mi hanno dato nel passato una tale sensazione di totale e perfetta grandiosità, di immenso.
7 artisti e musicisti-professionisti guidati dal carisma e dalla fama di due di loro in particolare, Lisa e Brendan, hanno orchestrato un magico valzer senza né tempo né luogo, che ha abbracciato e portato con sé i 1000 del Dal Verme in un viaggio da non scordarsi mai più.
Dobbiamo essere riconoscenti ai Dead Can Dance, anche se non hanno suonato nulla o quasi dei primi amatissimi dischi, anche se con il dark in senso stretto non c’entrano più nulla o quasi, anche se Lisa non ha spiaccicato una parola che sia una per tutta la serata.
Ma dobbiamo ringraziarli ugualmente, perché dentro di noi lo sappiamo bene che prima di assistere ad un’altra serata del genere diventeremo un po’ più vecchi e stanchi, e che per potervi assistere probabilmente dovremo (ahimé) uscire dalle barriere di quella musica oscura a noi così cara, perché diciamocelo, senza peli sulla lingua: di altri Dead Can Dance sulla scena, nell’anno del Signore 2005, non ce n’è. Manco l’ombra.

 

Visione 2 by Brian K
Amici, cosa distingue un pittore da un imbianchino, un musicista da un musicante, un creativo da un ragioniere? Un artista da un artigiano, insomma? L'abilità a sorprendere, la voglia di sfida, la capacità di innovare (le categorie estetiche della sua epoca) ed innovarsi. NON di intrattenere, quello riesce persino a Fiorello... Ora, saranno in molti a lamentarsi: "ecco, la solita recensione dietrologica del K, dove prima di arrivare al dunque ci racconta dalla rava alla fava!". Ma che colpa ne avrei, scusate? Il sottoscritto, al contrario di molti suoi lettori, c'era ed aveva una vaga coscienza quando il dark, quello originale, quello vero e pulsante esisteva. Il sottoscritto ricorda ancora i DCD nell'85 (o era l'86?), per dieci sacchi, nella palestra della scuola media di Pegognaga in provincia di Mantova, magri ed emaciati (al limite dell'etereo ;-) due o tre percussionisti di supporto, un'acustica assolutamente infame! Ma quanta emozione, quanta magia, quanta arte sprigionava ogni nota, anche se non perfettamente suonata, anche se non intonata al millesimo (e, vi assicuro, non erano le più diverse sostanze bruciate con profusione nell'ambiente)! Non solo, ma quanto amore avevano Lisa Gerrard e Brendan Perry, questi due raminghi e miseri musicisti australiani, quanto amore uno per l'altra, quanto amore per lo spirito, quello vero, e la loro arte... E cosa dovrebbe pensare, il tapino sempre sottoscritto, a rivederli vent'anni dopo, in uno dei teatri più importanti e "in" di Milano, a 48 euri (coi diritti di prevendita, praticamente il decuplo), ingrassati ed imbolsiti, sette musicisti sul palco, con la migliore acustica oggi tecnicamente ottenibile? Dalle prime note di Spiritchaser, poi gli inediti di rito, l'immancabile Saltarello (la perla medievale e strumentale di Aion), fino a How Fortunate the Man with None, Sacrifice, cosa importano i titoli? Potete leggerli in mille altre recensioni...
Quello che conta è lo spettacolo, lo show, che ha rinunciato ad essere arte per farsi monumento. Una perfezione formale assoluta, un'abilità tecnica consumata. Certo, ancora moltissime emozioni: Severance, ad esempio, che ha commosso alle lacrime, visto che l'ultima volta che s'è sentita dal vivo fu per bocca di Peter Murphy, al concerto/reunion dei Bauhaus del 98 all'Alcatraz (nota bene: unica canzione nuova rispetto al loro storico repertorio). O la voce di Lisa Gerrard, VERAMENTE INARRIVABILE, capace di scatenare le emozioni più viscerali ed intense, e le persone in lacrime nelle prime file erano lì a testimoniarlo. Ma ovviamente i pezzi erano intelligentemente alternati, ora lei alla voce ora lui, ora si sprofonda negli abissi cupi dell'anima, ora si danza su ritmi orientali; così, per variare, per non morire di emozione, insomma per non esagerare. Ma, cara Lisa, troppi gladiatori, troppi mulini bianchi o, peggio, troppe telecomitalie sono passati sotto i tuoi ponti. E tu, novella Callas nuovamente ingrassata, nel teatro sito nel Largo che porta il suo nome, sebbene ancora capace di cantare in trance, non hai più la credibilità della sincera e umile cercatrice in materie spirituali d'un tempo, bensì la boria (abbondantemente applaudita e gratificata) della star internazionale che sei oggi. E tu, Brendan, dalla voce bassa e solenne, coi tuoi chili di troppo ed il cranio precocemente disboscato, proprio non riesci a celare l'invidia per chi raccoglie più tributi e onori di te. E il disprezzo per chi non ha premiato i tuoi sforzi solisti, sia pur più sinceri e autentici (leggi meno smaccatamente commerciali) di quelli della tua ex compagna, ma comunque quanto retorici ed, in fondo, alla lunga noiosi! No, ragazzi, i Dead Can Dance veri, tosti, unici, gli artisti in grado di innovare profondamente le logore categorie estetiche del loro tempo eravate voi due, insieme, magri ed emaciati, forse imprecisi ma quanto infusi d'amore! E che arte sublime, orientata allo spirito, come è sempre stata (tranne che in epoche moderne) e sempre dovrebbe essere, cioè "ancella dell'anima"! Ma oggi non vi amate più. Oggi la vostra arte vibrante e viscerale è un raffinato artigianato di ottima fattura. Le emozioni sono evocate e rimosse a comando, come nel migliore entertainment. Oggi ci avete venduto a caro prezzo un sia pur bellissimo monumento a voi stessi. Dovremmo ringraziarvi?

 

Copyright Rosa Selvaggia