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COMBICHRIST
@ Velvet, Rimini, 29 Gennaio 2011

Testo di Gabrydark
Foto Giancarlo Donatini

Al Velvet di Rimini, la sera del 29 Gennaio si è compiuto il rito magico del live di Combichrist, la band norvegese nata nel 2003 dalla mente di Andy La Plegua, la voce, oltre che leader del gruppo. Sono accompagnati nel tour italiano, che ha toccato, oltre Rimini, Milano e Roma, dai Mortiis, che presentano il nuovo album "Prefectly defect", gruppo fondato dal bassista norvegese Haavard Elefren, un folletto il cui look mascherato sottolinea la sua formazione musicale influenzata dai mitici Kiss e da Alice Cooper. Ottima band che è giunta ad un industrial rock molto adatto ad affiancare il sound di Combichrist, musicisti straordinari dai drums furenti e basi campionate su cui domina la voce viscerale di Andy, che scava nell'interiorità di chi ascolta voragini profonde di rabbia, tormento, ossessioni: le sue ora espresse nel nuovo album "Making monsters".
Sul palco del locale di fronte ad un pubblico folto di fan entusiasti, la band esprime tutta l'aggressività del suo sound martellante, mentre Andy si muove continuamente, invasato; scende inaspettatamente dal palco e tocca le mani della gente in prima fila. Anch'io sento le sue mani nodose, dure, afferrarmi le dita ed in quell'attimo mi sembra che la musica si sia trasformata in qualcosa di tattile. E' innegabile che il cantante ha una marcia in più, un carisma potente ed una interpretazione della musica con il corpo oltre che con la voce graffiante, urlata, in un misto di metal, techno, electro -dark. Sesso, sangue, sudore, corpi tatuati, le luci impastate dalla nebbia artificiale, gli occhi sempre più incavati nei volti scabri, dopo l'Intro/ Just like me i Combichrist snocciolano undici pezzi, tra cui i deflagranti Follow the trail of blood, Rain blood, metallici come Slave to machine, Obvaskmachine, distorti e trascinanti, Blut royal, fino al termine con Never surrender.
Al pubblico assetato di electro-industrial, non basta. Quando la band se ne va, si chiede il bis a gran voce e come un demone Andy rispunta dalla sulfurea luce rossa e si esibisce in un bis con Scarred e Fuck that shit, distorcendo i lineamenti e battendo un dito sulla fronte come per indicare che è lì dentro la forza che lo erode. L'entusiasmo è all'apice e personalmente devo riconoscere che Combichrist è molto più interessante dal vivo che dall'ascolto degli album, poiché la presenza del cantante è magnetica. Quel delirio si è agitato dentro di noi e ci ha lasciato attoniti ed esausti nella realtà, dopo averci proiettato in una dimensione parallela per più di un'ora, consapevoli di aver ascoltato e visto qualcosa di unico, per il quale sarebbe inutile fare paragoni o cercare predecessori. Combichrist sono loro e basta! Come disse in un'intervista Andy La Plegua, "… mi piacerebbe che la gente ci assimilasse [..] come risucchiata in un'altra dimensione " (Ritual n°38) e così è avvenuto.