Bohémien
Intervistiamo la storica band romana che ha pubblicato un
nuovo singolo "Fai e Disfai" .
Intervista by Nikita
Parlateci del vostro nuovo
singolo “Fai e Disfai”, del video e di cosa parla il testo del
brano
Lou: Dopo essere
ripartiti nel 2019, iniziando così la nostra quarta fase, ah ah, e dopo
il fermo momentaneo del Covid, ci siamo dedicati soprattutto ai live.
Ultimamente abbiamo cominciato a lavorare su qualcosa di nuovo e “Fai e
Disfai” è il primo risultato di questo lavoro creativo. E' un brano
d'impatto che rientra coerentemente nello spirito del nostro repertorio
ma che presenta anche elementi di contemporaneità nella scelta degli
arrangiamenti e delle sonorità. Rappresenta quindi molto bene quel
che siamo oggi.
Alex: La citazione
da Victor Hugo - “la gioia di sentirsi triste sei tu” - citata nel
testo fotografa il tema della canzone, che esplora il tema della
Malinconia con uno sguardo iconografico verso Albrecht Durer.Il video è
diretto dal regista italiano Alex Visani molto conosciuto anche
all'estero, specializzato in film
horror. Ovviamente la trama e le atmosfere riflettono questo stile ed è
esattamente quel che cercavamo. Siamo molto soddisfatti di questa
collaborazione.
Il singolo è solo l'anticipo
di un nuovo EP, quando è prevista l'uscita? Quanti brani conterrà?
Saranno tutte tracce inedite?
Alex: Ci stiamo
lavorando ma non siamo ancora in grado di dare una data precisa. Sarà
composto di 4, 5 brani come è normale in questo tipo di formato e
speriamo di riuscire a confezionarlo anche in vinile. Dovrebbe uscire
per la Bat-Cave Productions e contenere solo brani nuovi, di nostra
composizione.
L'anno prossimo il vostro
progetto compie 40 anni, avete in mente di organizzare qualcosa di
speciale per festeggiare il quarantennale della band?
Alex:
L'idea è quella di fare delle date celebrative se
non addirittura un tour con l'intenzione di riassumere questi
nostri primi 40 anni. Probabilmente ripescheremo dal nostro repertorio
anche brani degli anni '80 che non eseguiamo dal vivo da anni come
“Nella Gloria”, rimasti iconici presso chi ci segue. Guardando indietro
sembra incredibile come, al netto delle varie peripezie e cambi di
formazione, i Bohémien siano ancora qui e suscitino un qualche
interesse presso un pubblico vecchio e nuovo. Sarebbe bello chiudere
questo ciclo quarantennale con la pubblicazione di un album dal vivo,
visto che il live è la dimensione nella quale ci sentiamo più a nostro
agio.
Avete suonato in alcuni
importanti festival all'estero, quanto è stato importante per voi
proporre la vostra musica al di fuori dell'Italia? Come reagisce
ilpubblico estero ai vostri testi in italiano?
Alex: E' un luogo
comune quello che recita che per il rock l'italiano non sia una lingua
cantata esportabileall'estero. L'importante è scrivere sapendo che stai
creando un suono. Così facendo chi ti ascolta, anche se non conosce la
lingua non resta spiazzato. Credo che per questa metodologia non
abbiamo mai avuto problemi con il pubblico estero, riuscendo a creare
una forte empatia e un bel coinvolgimento.
La scena dark wave negli
ultimi 40 anni è cambiata molto, secondo la vostra esperienza c'è
qualcosa che secondo voi è rimasto immutato? Quale è il vostro miglior
ricordo dei vostri inizi di carriera?
Lou: Dal punto di vista musicale la scena
dark ha inaugurato negli anni '80 un'attitudine a produrre brani che, a
seconda dei casi, sono assimilabili al rock, al punk, alla new-vave,
alla dance pop ma che, allo stesso tempo, sono palesemente, direi
dichiaratamente, “diversi” dal classic-rock, dal pure-punk, dal
soft-pop. Sotto questo aspetto la scena dark è rimasta uguale, conserva
ancora oggi la particolarità di concepire la musica in modo originale e
di distaccarsi, riguardo all'armonia, arrangiamenti, sonorità e altro,
dagli schemi banali graditi al grande pubblico. Ciò che è cambiato è
che allora questa attitudine l'avevano tutti i gruppi, mentre oggi sono
poche le proposte musicali realmente originali, che cioè non ricalcano
cliché già sentiti della stessa scena dark. Per me il miglior ricordo
era che in quel periodo è accaduto spesso di accendere a caso Radio
Rock o Radio Proletaria (le radio alternative dell'epoca a Roma) mentre
passavano “Tra Specchi”, “Libido” o “Nella Nebbia – Non Oltre Sarò”.
Alex: Le
persone che seguono questa scena sono animate anche oggi dalle stesse
sensazioni, percezioni, emozioni, humus culturale, artistico ed
estetico di 40, 45 anni fa. E' una tipologia di persone che esiste a
prescindere dal dark, che c'era prima e ci sarà dopo, che ha trovato in
questi anni casa all'interno di questascena. Quel che è cambiato
davvero è che allora era come trovarsi davanti a delle pagine bianche
di un taccuino tutto da scrivere. C'era tutto da inventare, scoprire,
manipolare. La creatività era il vero fulcro sia nella musica che
nell'estetica e in tutte le altre forme
culturali. Una creatività facilitata dal fatto che si partiva da zero o
quasi. Ora invece quel taccuino è stato riempito in ogni suo angolo ed
è quindi molto complicato inventare qualcosa di dirompente, anche
perché come in tutte le situazioni di nicchia che tendono a
storicizzarsi nel tempo si formano dogmi e dettami che limitano
ulteriori esplorazioni.
Per quanto riguarda i migliori ricordi è dif ficile dirlo. Leprime
registrazioni professionali, i concerti in
posti importanti come il Piper o lo Stadio Flaminio, i riscontri di
pubblico e critica. Tutto bellissimo ma forse il ricordo che resta più
forte è lo spirito, l'attitudine, l'applicazione praticamente H24, con
l'urgenza di improvvisare, scrivere, migliorarsi tutti insieme.
Qualcosa di irripetibile.
La storia dei Bohémien è
caratterizzata da numerosi stop and go, nei momenti di fermo dai
Bohémien avete intrapreso altri progetti musicali?
Alex: Non particolarmente. Forse l'esperienza più importante è
stata quella mia con i Fasten Belt, riconosciuto come il principale
gruppo della scena underground di Roma a cavallo tra anni '80 e '90,
con evidenti radici punk. Tra l'altro da questa situazione viene fuori
un'importante novità che riguarda i Bohémien odierni. “Fai e Disfai” ha
rappresentato l'ultimo atto della collaborazione con la
batterista Valentina Larussa che ringraziamo per questi bellissimi anni
passati insieme. Abbiamo quindi ingaggiato con grandissimo piacere
Marco Di Nicolantonio che era il batterista proprio dei Fasten Belt. Il
suo stile e la sua tecnica, in grado di essere molto dinamici e
graffianti, sono perfetti per il nostro sound e trovo emozionante
tornare a condividere un'esperienza con lui. E' accaduto tutto molto di
recente - difatti non siamo ancora pronti con le foto promozionali – ma
il suo inserimento sta procedendo davvero velocemente, tanto è vero che
già a fine ottobre saremo pronti per tornare a suonare live.
All’uscita del vostro nuovo
EP è previsto un tour?
Alex: Dipende da quando esce.
Presumibilmente sarà l'anno prossimo e quindi la sua pubblicazione
coinciderà con il quarantennale e sarà quindi presentato nelle date
organizzate per quell'occasione.
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