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 Biografilm Festival
Bologna 9-19 giugno 2023

testo di Gabriella Gubellini ( Gabrydark)
foto di Giancarlo Donatini


Dopo pochi anni di un festival caratterizzato da una maggioranza di visioni ed incontri on line per cause di forza maggiore, si è tornati ad una edizione completamente in presenza, diffusa nelle sale cinematografiche bolognesi all'insegna di film che si sviluppano intorno al concetto di “essere e avere” i primi verbi che s'imparano a scuola e sorreggono l'idea d'identità.

Un ambito importante perciò è costituito dai docufilm, che parlano di musica e di arte che appaiono come strumenti fondamentali nella ricerca di una propria identità.
Il Festival è stato inaugurato con la proiezione del film di Nicolas Philibert (foto sotto), Orso d'oro alla Berlinale 2023, “ Sur l'Adamant”, un centro diurno sulla Senna, in una struttura galleggiante, che ospita persone affette da disturbi mentali e la prima scena ci mostra un paziente che canta mentre un altro lo accompagna alla chitarra. In tutto il documentario la musica e l'arte, che sia pittura o danza , rappresentano potenti terapie attraverso le quali i pazienti riescono ad affrontare e superare i loro disagi.
Un altro docufilm notevolmente interessante è quello di Sophie Blondy (foto in alto) sulla carriera di Iggy Pop, Tell me Iggy, che ella ha seguito nella vita quotidiana e di cui ha tracciato un racconto intimo in continua relazione con l'immagine pubblica e iconica dell'artista. Ne emerge un ritratto sincero di un uomo che non è mai venuto meno alla propria personalità e che ha costruito la carriera sui principi che hanno caratterizzato la sua vita, confermato da interviste e testimonianze di amici e familiari, tra cui Blondie, Beatrice Dalle e Johnny Depp, che si è esibito insieme a Iggy e alla sua band.


Al Festival in anteprima è stato presentato anche il docufilm “Per sempre assenti”un viaggio nella vita di tutti i giorni dei Verdena, mentre preparano il ritorno sulla scena musicale dopo sette anni di assenza con il nuovo album “Volevo magia” e il tour omonimo. Francesco Fei, il regista e amico, li ha seguiti nel loro mondo di Albino, paese del bergamasco in val Seriana,nel quale sono nati i due fratelli Luca e Alberto Ferrari e Roberta Sammarelli e dove continuano a vivere per scelta, attribuendo più importanza agli affetti famigliari che al successo. Asociali e forse i più punk della scena musicale italiana si approcciano ad essa con semplicità come alla vita. Luca Ferrari è il motore che li spinge a riprendere in mano gli strumenti per comporre il nuovo album ed è sempre lui che fra una visita alla nonna e un giro in motorino di sera per il paese , sogna tour negli Stati Uniti, che vengono accantonati come improbabili da Roberta, che ha un marito e due bambine piccole dal cui affetto si sente appagata e realizzata. Fa impressione vedere le loro case nel disordine creato dai giochi dei bambini ed essi impegnati nella routine quotidiana e poi mentre provano nello studio – pollaio, circondati da strumenti e oggetti che ricordano la loro attività musicale, tutto quanto accettato come normalità , come la frase di Roberta , quando nell'emozione del ritorno sul palco per il nuovo tour e la constatazione della presenza di tanti spettatori, dirà: Ci sarà sempre in classe al liceo uno che è metal e che porta avanti un discorso che è eterno. Per come lo intendiamo noi il rock è immortale”

Ancora musica come riscatto di una vita criminale è in ”Rheingold” film di Faith Akin, basato sull'omonima biografia del curdo Giwar Hajabi, alias Xatar, il nome con cui è conosciuto nel mondo della musica in Germania. Come ha voluto sottolineare il regista, ciò che lo ha affascinato è la storia di un ragazzo, abbandonato dal padre famoso musicista, che per aiutare la madre a mandare avanti la famiglia, entra nel mondo della malavita , prima come spacciatore, poi come autore di una clamorosa rapina d'oro. Scoperto e catturato si ritrova in prigione e di nascosto,sfruttando le conoscenze musicali che il padre gli aveva imposto nell'infanzia, comincia a comporre musica rap sulla sua vita. Mentre è ancora detenuto riesce attraverso una rete di complici a pubblicare un CD, che ottiene un gran successo. Uscito di prigione, mette su famiglia e continua a comporre, realizzando vinili sulle sue esperienze di malavitoso, divenendo per i migranti in Germania di seconda e terza generazione, un vero e proprio mito popolare, che trae origine dalla mitologia classica tedesca, di cui essi si sono impadroniti.
Il regista, Orso d' oro alla Berlinale del 2004 con La sposa turca, è un appassionato collezionista di vinili e attraverso essi, ha conosciuto Xatar dalla cui vita è scaturito un film di genere, una gangster story di crimini, di narcos, ma anche un film politico partendo dagli ayatollah in Iran e arrivando alla Germania di oggi e alla difficile integrazione dei migranti. Una trama emozionante, spesso brutale, ma anche alleggerita da alcune situazioni, che rasentano il comico, un film che vale la pena di vedere.
Degno di nota è un altro docufilm”Houria-La voce della libertà”, ambientato in Algeria, nel quale musica e danza rappresentano l'ancora di salvezza per una giovane donna, vittima di una violenta aggressione, le cui conseguenze psicologiche la rendono incapace di parlare. L'apatia in cui la ragazza è sprofondata viene sconfitta dall'amore per il ballo, che con grande passione ella porterà avanti coinvolgendo anche altre amiche che si trovano in una situazione d'inferiorità a causa dell'integralismo islamico. Un film in cui la colonna sonora ci dona molte emozioni, passando per il pop italiano, la bellissima voce della Callas fino ai timbri ritmici della musica tradizionale e nel quale viene denunciata l'oppressione del corpo femminile e il coraggio della ribellione delle donne.