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All tomorrow’s parties
Andy Warhol, la Factory e i Velvet Underground

Testo di Gabrydark
Foto articolo scelte da Giancarlo Donatini

C’erano una volta un artista un pò folle, una band fuori di testa, un “castello” dalle pareti d’argento dove si riuniva una corte di bellissime modelle, altrettanto bellissime trans, attori, fotografi, ma anche reietti, asociali che davano vita ad happenning estemporanei, film sperimentali e una copertina d’album con una banana gialla, che si sbucciava mostrando la polpa rosa carne, lapalissiana metafora, che non necessita di spiegazioni.
Questo mondo creativo, provocatorio è fissato in una serie di 85 foto, video, materiali cartacei esposti alla galleria d’arte di Bologna Ono Arte Contemporanea dal 15 dicembre fino al 3 febbraio.
Fotografi come David Mc Cabe , Anton Perich,Lisa Law, Adam Ritchie, Fred Mc Darrah, furono testimoni e contemporaneamente membri della Factory di Warhol e attraverso i loro scatti viene narrato il rapporto stretto che intercorse fra lui e i Velvet underground.

I Velvet Underground sono uno dei gruppi più innovativi e influenti dell'intera storia del rock, l'anima oscura e sotterranea della cultura "alternativa" americana, ma anche i precursori dei fenomeni punk e new wave con un decennio d'anticipo. La loro nascita è intimamente legata alla New York anni Sessanta: un crogiolo di avanguardie, artisti e circoli underground. Una realtà parallela e, per l'appunto, "sotterranea" rispetto a quella di superficie falsamente felice e consumistica. Si formano nei primi anni Sessanta, quando Lou Reed, che, con il compagno di studi Sterling Morrison, suona in diverse formazioni newyorkesi incontra un altro "genio maledetto", John Cale ,gallese, studente di composizione da poco trasferitosi negli Stati Uniti per lavorare con Leonard Bernstein e dedicarsi all'arte sperimentale. Insieme, danno vita a una band che si chiama Primitives, poi Warlocks, quindi The Velvet Underground, dal nome di una novella pornografica.
Nel 1965 Reed, Morrison, Cale e il percussionista Angus McLise formano a New York il nucleo dei Velvet Underground registrando alcuni brani storici della band: "Venus In Furs", "Black Angel's Death Song", "Heroin".
Le sonorità aspre dei Velvet non sono certo commerciali e perciò non vengono apprezzate dalle case discografiche, che li ignorano. Così per la band non resta che suonare al Café Bizarre, al Greenwich Village, nei luoghi sotterranei e trasgressivi di New York. I testi, che propongono, sono troppo scandalosi anche per quei locali e loro stessi si stancano delle continue censure imposte alle loro esibizioni. Una sera, nonostante un esplicito divieto, eseguono "Black Angel's Death Song" e vengono licenziati in tronco. Quella notte, però, trovano un nuovo mecenate : Andy Warhol, re della Pop art, con al seguito una folta corte di artisti, ma anche prostitute, drag queen, tossicomani e reietti d'ogni sorta. Warhol fa partecipare i Velvet Underground al suo show multimediale, intitolato prima "Andy Warhol Up-Tight", quindi "The Exploding Plastic Inevitable".
E da qui nasce il sodalizio, se così si può definire ,che viene immortalato nelle foto esposte alla mostra.

Nella storia della band Warhol entra di prepotenza imponendo la sua pupilla Nico, bionda ex modella, ex attrice tedesca dalla voce oscura che incarnerà l'anima espressionista e mitteleuropea del gruppo, quella connessa al teatro surreale tedesco di Bertolt Brecht,di Kurt Weill, ma anche alla poesia decadente di Baudelaire, Verlaine, Rimbaud.
La band nella sua nuova formazione partecipa alll'"Exploding Plastic Inevitable" show sadomasochista dirompente per la libera associazione d’immagini , musica e testi. I protagonisti, dodici persone,sfilano sul palco con fruste e stivali di pelle, enormi torce elettriche, siringhe ipodermiche, croci di legno. Filtri di gelatina di differenti colori sopra le lenti trasformano le immagini di vecchi film e bianco e nero in caleidoscopi colorati. La musica è assordante e accompagna i balli frenetici, isterici dei ballerini. Tutto si esorcizza attraverso l’arte: la perversione, la tossicodipendenza sono sublimate in una rappresentazione surreale. Tutto è fatto all’insegna della libertà La batteria, ad esempio, è rimpiazzata spesso da bidoni della spazzatura rubati dalla strada, con i microfoni piazzati sotto. Questi bizzarri happening attraggono registi , artisti da tutta New York . Il senso di emozione creativa che si respira in essi ha un grande potere di seduzione e rappresenta l’apoteosi per chi si emargina dal mondo borghese di superficie.

Per i Velvet è giunta l’ora di registrare il loro primo album. Warhol attraverso la Factory fa pubblicare il disco d'esordio dei suoi protetti ed egli stesso ne crea la copertina con la famosa banana addirittura sbucciabile nella prima limitata edizione dell'opera. Nel gennaio del 1967 esce Velvet underground and Nico, l’album che segna un confine tra la musica rock di prima e quella del futuro. La band canta la New York viziosa, provocatoria di quegli anni; il degrado, la decadenza assumono i toni di un’opera d’arte e la musica è l’espressione insieme apologetica e angosciosa di quei tempi. Dal colore della Pop art si passa all’oscurità seducente e paurosa dei sotterranei.
Le foto in bianco e nero della mostra c’introducono in quelle tenebre che s’illuminano grazie ai lineamenti spigolosi ed unici di Nico e al sorriso incantevole della musa Edie Sedgwick che ispirò "Femme Fatale", una dolce ballata dal sapore retrò, e che morirà per overdose da barbiturici nel 1971, a 28 anni. "Venus In Furs" altro brano capolavoro, ispirato all'omonimo romanzo di Leopold von Sacher-Masoch, lo scrittore da cui deriva il termine "masochismo". Il recitato pacato e cinico di Lou Reed, che narra una storia di sesso, morbosa e malata, aggiunge un tocco di ulteriore angoscia.
La filastrocca funerea di "All Tomorrow's Parties", la canzone preferita di Andy Warhol, anticipazione del dark dal magnifico intro quasi psichedelico e arricchita di drammaticità dalla spettrale voce di Nico. La discesa nel tunnel oscuro prosegue con "Heroin”. La voce profonda di Lou Reed ci accompagna tra droga e siringhe negli abissi della follia.
L’album fu il più importante e l’unico se vogliamo dei Velvet al massimo delle loro capacità; quasi subito l'equilibrio all'interno della band si spezza. La lotta per la leadership nel gruppo porta all'abbandono di Nico e al distacco dall'orbita warholiana. Anche a New York Lou Reed e compagni cominciano a incontrare la diffidenza di chi vede in loro il germe della decadenza e della rovina. Praticamente da solo egli lavora al secondo album, White Light White Heat del 1967. Il relativo successo del disco e le discordie interne accelerano il processo di dissoluzione della band che avrà il tempo di produrre un terzo album Loaded nel 1970 e subito dopo si scioglierà, lasciando un vuoto, che Lou Reed è riuscito comunque a colmare proseguendo la sua carriera da solista e lasciandoci nelle foto il suo volto schermato dagli inseparabili occhiali da sole .

ONO arte contemporanea

Via S. Margherita 10 Bologna

Orari . 10- 20