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ART POSTFOLK FEST:
EGIDA AUREA + DIE WEISSE ROSE + HAUTVILLE

@ Closer Club, Roma, 31 Marzo 2012

Testo e foto by Oflorenz

Dopo il grande “Destination Morgue V” di gennaio ed il recentissimo mini festival tutto romano con Malato, M.M.M. ed Echoes of Silence, ecco tornare nuovamente alla ribalta l’attivissimo Closer di Via Vacuna: il cartellone è uno di quelli sopraffini, con Italia e Danimarca a far da protagonisti per questa serata tutta all’insegna del neofolk nelle sue varie declinazioni.

Conoscevamo già bene i lucani HAUTVILLE, trattati da chi scrive sulle pagine si Rosa Selvaggia sia in occasione del cdr d’esordio “No milk for babies“ su Invisible Eye che per il recente capolavoro “Numen Lumen”, licenziato dalla brillante HR!SPQR. Ebbene, in sede live l’impressione è la medesima suscitata dai primi, notevoli lavori di studio: la band di Ferrandina si conferma come una nuova stella del neofolk italico, in verità andando ben oltre gli stilemi di area ed approcciando con vena sperimentale ed acuta territori vicini al vecchio prog italiano della golden age dei primi ’70. I complessi fraseggi di chitarra acustica di Leonardo che rammentano quella speciale vena cerebrale di “Frippiana” memoria, le tastiere “genesiane” di Francesco e la bella voce della front-woman Simona ci fanno sognare ad occhi aperti quelle stagioni in cui l’alternativa al cosiddetto mainstream erano nomi come Banco e PFM; un approccio alla materia folk decisamente di livello in definitiva, con la stupenda “Età del ferro”, “Apparizione” e “In Lode all'asino” (il testo é di Giordano Bruno) a rimanerci impresse in un set che raccoglie comunque costantemente l’attenzione e gli apprezzamenti del pubblico. Davvero bravi.

Le rose bianche predisposte sul palco un po’ ovunque, ed una bizzarra jingle in tedesco ci dicono che DIE WEISSE ROSE stanno per partire. Accompagnato da due percussionisti in marziale tenuta “all black”, un granitico Thomas Bøjden dallo sguardo glaciale inscena magistralmente il concept di “A Martyrium of white roses”, l’unico lavoro di studio licenziato - ad oggi – dal progetto danese. L’atmosfera è come sempre pregna di una statica drammaticità, e potrebbe adattarsi magistralmente ad una colonna sonora per un film anni ’40, girato in un’ Europa dilaniata dal secondo conflitto mondiale. Più in evidenza rispetto a precedenti esibizioni (ricordiamo ancora con piacere quella di Barcellona con il nostro Marco Deplano e l’uscita al WGT di un paio di anni fa’) la sezione percussiva, incisiva e marziale oltre ogni limite questa sera sul palco del Closer. “Es Lebe Die Freiheit !”, grida Thomas gettando a terra il microfono ricoperto di candide rose, e mentre le ultime parole pronunciate da Hans Scholl prima di morire riecheggiano nella sala, il set volge al termine.

L’atteso momento degli headliner è ormai giunto. Per EGIDA AUREA è la première capitolina, come racconta Diego introducendo il gruppo. Roma, una città molto cara ai nostri, per il ruolo che ebbe in seno alla nascita del progetto, ed ai primi passi del favoloso universo Recondita Stirpe/Egida Aurea. L’impianto e l’acustica della saletta del Closer sembrano ricamati su misura addosso ai genovesi, e lo stato di forma della band pare ancor più smagliante del solito, con una compattezza ed un affiatamento ormai su livelli difficilmente superabili. Presente e passato si alternano – come in occasione del recente show parigino – nella nutrita tracklist di Egida, e così la poesia di “Forziere dei ricordi” si fonde con la liricità di “La mia piccola guerra” e la potenza di “Memorie di gesta”, ed il prog acido di “Odore di benzina” (con un lisergico Vinz sul palco!) fa da contrappeso ai momenti soffusi di “Epifania di una chimera” o “Il Congedo”. La canzone d’ autore di “Vestale” esalta la voce di Carolina, ed in parecchi frangenti nel corso della serata la fisa di Fernando Cherchi disegna arabeschi eccezionali, quasi a far da “solista” tra le perfette geometrie tracciate dai sei. Come degna chiusura, non può mancare l’emozionante finale di “Storia di una rondine” ed un richiestissimo encore che questa sera sarà l'anthem “Egida Aurea”, per la gioia della platea assiepata sotto il palco.


Tre grandi conferme, un’ottima organizzazione ed un bel pubblico, giunto a Roma anche dall’estero: l’Art PostFolk ha colto nel segno, brindiamo sin d’ora ad un seguito futuro!