CAMERATA
MEDIOLANENSE
Le Vergini Folli
CD / Ltd Book Edition 2CD (Auerbach Tonträger/Prophecy)
Le
anime femminili della Camerata Mediolanense si rivelano in
tutta la loro forza grazie a questo nuovo capitolo della discografia
dell’ensemble meneghino, il sesto includendo il live del 2010.
Un disco che segna una certa discontinuità con la precedente
produzione ufficiale, non solo per la scelta di dare spazio
(quasi) esclusivamente alle donne della Camerata, ma anche
sotto un profilo più strettamente stilistico: ‘Le Vergini
Folli’ raccoglie otto brani dal sapore fortemente neoclassico
e fuori dal tempo, e mai
come in passato la musica concepita per intero dalla mente
di Elena Previdi (presente un contributo di Pino Carafa in
‘Dolce Salire’) assurge ad uno status di vera e propria ‘musica
colta’. Se gran parte dei testi è ispirata a poesie minori
dei secoli passati scritte interamente da donne, continuità
con il precedente ‘Vertute, Honor, Bellezza’ é assicurata
da due sonetti del Petrarca (‘Pace non trovo’ e ‘Quando’l
Sol’) musicati per l’occasione, che rendono ancora una volta
il poeta aretino figura centrale nell’immaginario della Camerata.
Utilissima per la fruizione del lavoro e per una sua piena
comprensione la lettura dell’introduzione ad opera di Elena,
riportata nel booklet del digipak piuttosto che in apertura
dell’elegante libro della versione deluxe. Leggerete di come
il disco sia stato interamente suonato con pianoforti risalenti
all’inizio del secolo scorso (tra i quali un meraviglioso
Steinway a coda), che con il loro timbro ‘imperfetto’ risultano
congeniali nel donare all’opera quell’aura di antico che la
permea. E poco importa in che ordine l’ascoltatore approccerà
gli otto capitoli del disco, l’importante sarà prendersi il
giusto tempo, perché questa non é musica ‘to go’ ovviamente,
bensì un’opera da gustare rilassati, facendosene rapire piano
piano. ‘Le Vergini Folli’ si basa su una serie di melodie
guidate dal pianoforte su cui si esprimono mai come in passato
le diverse voci delle ‘Dame mediolanensi’: Carmen D’Onofrio,
Desiree Còrapi e Chiara Rolando si alternano e si supportano
nel corso di questo lavoro tutto al femminile, che vede due
sole eccezioni nell’intervento di 3Vor in ‘Pace non trovo’,
e nell’inserimento de ‘L’Altro Coro’ di Milano diretto da
Giancarlo Vighi, protagonista a sua volta in un paio di episodi.
Viola, violoncello, arpa e un uso misurato di effetti elettronici
fanno capolino qua e là nel corso dell’opera, colorando e
riempiendo le atmosfere quando necessario. Riesce arduo trovare
una ‘hit’ ne ‘Le vergini Folli’, come poteva essere la trascinante
’99 Altri Perfecti’ nel precedente ‘Vertute, Honor, Bellezza’.
Il disco è da gustare e metabolizzare nella sua interezza,
lasciandosi trasportare dalle sue arie d’antan e dai soavi
vocalizzi delle splendide ragazze del gruppo, cui la produzione
di Paolo Siconolfi ha donato un mix finale davvero sopraffino.
Al di là di questo, ho provato sensazioni di particolare intensità
nel maestoso crescendo finale dell’iniziale ‘Lacrime di gioia’,
così come la misurata progressione di ‘Mi Vuoi’, dal finale
di indescrivibile intensità, ha la capacità di toccare certe
corde emozionali senza un preciso perché: il bello e l’irrazionale
della musica! Oltre ai tre precedenti videoclip già circolanti
in rete da tempo (‘Quando’l Sol’, ‘Pace non trovo’ e ‘Mi vuoi’),
il gruppo ha presentato di recente al MaMu di Milano il nuovissimo
cortometraggio ‘Di Lacrime e di Vergini’, che ha visto la
regia di Francesco Paladino e ha dato l’opportunità al pubblico
di ascoltare in anteprima alcuni brani tratti dal nuovo disco.
Come forse già rimarcai nel corso di passati articoli, ritengo
che la CM potrebbe e dovrebbe svincolarsi dai confini della
cosiddetta ‘area’ di riferimento, quella gotica, cui indubbiamente
la maggior parte dei suoi componenti appartiene per background
giovanile ed affettivo, ma che anche e soprattutto alla luce
di questo nuovo disco risulta davvero troppo limitante per
una realtà dalle potenzialità a mio giudizio di ben altro
spessore. Oltre la versione digipak standard, la teutonica
Prophecy propone una pregiatissima ‘Book Edition’ limitata
a 500 esemplari, che oltre a custodire un secondo cd di versioni
alternative o inediti vi regalerà la sensazione di stringere
tra le mani un oggetto unico ed antico. Proprio come la musica
delle folli vergini mediolanensi.
Info: https://it-it.facebook.com/cameratamediolanense/
(Oflorenz)
|
GIANLUCA
BECUZZI, MASSIMO OLLA
RedruM
CD (Show Me Your Wounds, Luce Sia)
Con questa uscita Becuzzi, congiuntamente con Massimo Olla Noisedelik,
ritorna inaspettatamente alla forma canzone, dopo aver spaziato
per decenni negli sperimentalismi e nelle ricerche musicali
più ardite e talvolta davvero ostiche. Oggetto di questo nuovo
esperimento sono pezzi celebri, in
particolare ballate dall'origine che affonda nelle pieghe del
tempo. Si inizia invero con un pezzo scritto da Becuzzi, che
introduce idealmente l'argomento riferendosi alla Dalia nera,
un caso reale di omicidio che è la chiave di volta su cui poggia
la produzione letteraria di successo meno recente di James Ellroy,
signore assoluto del noir moderno e anche passato. Il brano
delinea la struttura che avranno i brani successivi ossia, pezzi
scarni ed essenziali sostituiti da una voce più declamata che
cantata, linee di basso e riff isolati di chitarra tenuti insieme
da inserti essenziali di elettronica. Proseguono infatti su
queste coordinate le successive "I hung my head" di Sting e
"Pretty Polly" scritta da Benjamin Frank Shelton e suonata per
la prima volta dagli Stanley Brothers, duo country nato negli
anni cinquanta. "Love henry", pezzo tradizionale riproposto
negli anni sessanta da voci splendide come Judy Henske e Bonnie
Dobson e poi anche da Bob Dylan trent'anni più tardi, qui diventa
quasi un brano di industrial/neo-folk a metà tra i Death in
June più sperimentali ed i Sol Invictus. La quinta, "Thirteen"
ha invece una storia particolare: fu scritta da Glenn Danzig
nel '94 per Johnny Cash che ne fece una ballata classica e bellissima
anche se prevedibile, poi riproposta dall'autore cinque anni
più tardi in chiave metal. Becuzzi e Olla la trasformano in
una liturgia rituale industrial/ambient con scarne linee di
basso e chitarra a dare ancora una volta il tempo. Chiude "Two
sisters", altra murder ballad tradizionale, che perde ogni connotato
folk e diventare un intreccio di versi declamati e percussioni
su un letto di elettronica.
https://www.facebook.com/gianluca.becuzzi;
https://www.facebook.com/noisedelik
(M/B’06) |
MZ.412
+ TREPANERINGSRITUALEN
X Post Industriale / Rituals 2015 e.v.
2 LP (Old Europa Café, AnnapurnA)
La Old Europa Café unisce le forze con la AnnapurnA per celebrare
il live di Mz.412 e Trepaneringsritualen tenutosi
in occasione del X Congresso Post Industriale, organizzato dalla
storica etichetta di Rodolfo Protti al Kindergarten di Bologna
il 31 ottobre 2015. Uscito in due versioni, una su doppio vinile
nero, l'altra su doppio vinile splatter bianco/nero, entrambe
inclusive di poster con grafica a cura di Thomas Martin Ekelund
dei Trepaneringsritualen, questo lavoro consta di quattro lunghe
suite, una per ogni lato dei due dischi, attraverso cui il gruppo
di Henrik Nordvargr Björkk e quello di Ekelund, in ordine inverso
rispetto all'apparizione al Congresso, evocano sulfuree vibrazioni
e formule demoniache che imperversano nel caso del primo dagli
anni ottanta, ma che hanno preso la forma attuale attraverso
instancabili affinamenti e ineguagliabili scolpiture del suono
da parte di Nordvargr, e che trovano nuova linfa nel connazionale
Thomas che perpetra il medesimo messaggio attingendo allo stesso
bacino, ma con modalità diverse ed ugualmente devastanti. Nel
caso del primo in realtà si assiste, come già fu in occasione
del ventunesimo anniversario della Cold Spring, uscito poi su
cd coll'eloquente titolo Hekatomb, ad una sorta di medley dei
momenti sonori più riusciti della lunga carriera degli MZ.412,
condensati ed adeguati per l'occasione in un abbacinante rituale.
Il secondo disco ad appannaggio dei Trepaneringsritualen invece
fa delle vocals e dei ritmi sporchi e morbosi la sua parte essenziale,
trascinando la platea sottoterra e preparandola adeguatamente
per l'orgia di frequenze degli MZ.412 che seguirà e concluderà
degnamente l'evento.
http://www.nordvargr.com;
http://de-za-kh-a-da-sh-ba-a-ha-v.se
(M/B’06) |
MARLAT
2.0
Post Fata Resurgo
(Atmosphere rec./ Audiocore)
I Marlat si reinventano e cambiano con grande stile il loro
sound. Dimenticate quello vintage legato alla wave '80 italiana
e preparatevi ad ascoltare un sound più moderno, intrigante
e personale. La band abbandona il cantato in italiano sostituito
da quello inglese decisamente più internazionale e incisivo.
La nuova veste dei Marlat funziona molto bene e i sette brani
proposti, ben amalgamati tra loro, riescono a coinvolgere sotto
tutti i punti di vista l'ascoltatore. Nessun brano prevale sull'altro,
ognuno ha vita propria e una propria essenza grazie anche all'ottima
fattura che li caratterizza. Ció che invece non cambia è l'alternarsi
della voce di Francesca e Filippo che in modo personale danno
un valore aggiunto ai singoli brani. La nuova line-up vede anche
Emanuele Ubermensch al basso e Simone Marinari alla batteria.
I nuovi Marlat mi hanno convinto e questa trasformazione é decisamente
vincente e accattivante. Una trasformazione coraggiosa che permetterà
alla band parmense di essere seguita anche fuori dai confini
nazionali.
https://www.facebook.com/marlatband/
(Nikita) |
DARK
AWAKE
Atropos of Eudaimonia
CD (Dornwald Records)
Dopo il successo di "Non Omnis Moriar" ritorna il progetto degli
ateniesi Shelmerdine VI e Sekte come seconda uscita ufficiale
per la Dornwald Records di Lorenzo Nobili, dopo la raccolta
Messina 1908. I Dark Awake, celebrando con le loro tematiche
la magia delle rune, il paganesimo, l'esoterismo e l'occultismo,
spaziano dalla musica neoclassica, passando per il folk apocalittico
ed il dark ambient, mescolandoli sapientemente ed infarcendoli
qua e là di sferzate marziali. Le atmosfere sacrali investono
l'ascoltatore lasciando un senso avvolgente di mistero: canti
celestiali e gregoriani si alternano e si mescolano ad arpeggi
orientaleggianti e clangori metallici e tetri rumori come di
pesanti portoni che si chiudono celando inenarrabili segreti.
La cover "Kneel to the cross" dei Sol Invictus si incastra perfettamente
con queste tematiche, stravolta nel suo ritmo accelerato e resa
maestosa dagli inserti orchestrali. Tutto è musica e silenzio
a un tempo: occorre aprire la mente e le orecchie e chiudere
gli occhi tenendo in sé le immagini degli ossari presenti sulla
copertina ed all'interno ad opera di Giordano Bruno Folin degli
italiani Evol, che ha curato la parte grafica del disco.
https://www.facebook.com/DARK-AWAKE-189786207738223
(M/B’06) |
CORDIS
CONCTI SERPENTE
Cenobitorium
Cassetta (Industrial Ölocaust Recordings)
Ritorna
a stretto giro Il progetto di Giovanni Lisi con questa cassetta
per circa 50 minuti di dark ambient/noise, a cui collabora
anche "Frater I Be M", fornendo alcuni suoni nelle prime due
tracce, tramite il suo progetto "Eliphas And The Magick Soundshots",
anche noto e qui menzionato come "Eliphas Üsher", altro personaggio
legato alla Industrial Ölocaust Recordings fin dagli esordi.
Rispetto al precedente "Noo Yuggoth", celebrativo dei miti
lovecraftiani, questo album va in una direzione più creativa
e isolazionista allo stesso tempo. Cenobitorium rappresenta
presumibilmente l'unione di "coenobium", pratica di vita comune
presso i monasteri, come fu ad esempio l'ordine benedettino,
ed "obitorio", ossia la "sala d'attesa" dei cadaveri da identificare,
quasi a voler porre questo lavoro a simbolo di un ritiro spirituale,
o meglio di un rituale, in attesa del trapasso o come prima
fase della morte stessa. Campane miste a versi distorti che
possono ricordare il grufolare dei maiali, introducono "Cenobitorium
I", sui quali si impone in maniera intermittente un maestoso
e soverchiante muro sonoro che assomiglia ad una sorta di
lunga introduzione al brano successivo, pervaso da frequenze
dissonanti con in sottofondo rumori in presa diretta. Ritmi
sotterranei e riecheggianti paesaggi sonori scandiscono il
ritmo e completano l'album con "Cenobitorium III", lunga suite
che occupa tutto il lato b del nastro, minimale ed inesorabile.
Uscita ultra-limitata, come da tradizione IÖR, questa volta
a 23 copie. Affrettatevi.
http://cardinium.com
(M/B’06)
|
GHOST
SION
The white noise of dummies
CD (Capocupo Records)
A tre anni di distanza dall'ultima uscita dedicata a Nikola
Tesla, ritorna Giuseppe De Angelis col suo progetto nato nei
pressi di Roma undici anni or sono, questa volta coadiuvato
da Laura "Beaver" alla parte cantata e nei testi su metà dei
brani, con questo nuovo album composto di dodici tracce mixate
tra il 2016 e il 2017 per circa 44 minuti di musica, completamente
autoprodotto ed autofinanziato. Il gruppo si muove a cavallo
tra dark/electrowave, blues rock, industrial e ambient: i generi
si alternano in maniera netta tra apprezzabili momenti di darkwave
anni '80, largamente presenti e pregni di cupa malinconia, e
tracce dilatate più isolazioniste come "Maybe I am in the space"
e gli ultimi tre brani a base di chitarre e rumorismo sperimentale.
De Angelis non si adagia sugli esempi del passato, pur riproponendoli
con gusto e personalità grazie anche all'ottima interpretazione
di Laura, ma anche questa volta fa un passo avanti.
https://www.facebook.com/ghostsion
(M/B’06) |
(SLEEPWALKER)
5772
Download (AnnapurnA, Sentier Ruin)
La misteriosa etichetta toscana AnnapurnA fa nuovamente parlare
di sé con una nuova eccellente ristampa rimasterizzata, ossia
l'ep "5772" del combo multinazionale Sleepwalker, uscito appena
un anno fa sul primo lato della raccolta su cassetta autoprodotta
che includeva anche il mini di debutto, e che divenne subito
introvabile. Il progetto, nato nel 2015 dalle menti di tre musicisti
appartenenti a paesi e culture profondamente differenti, ossia
Giappone, Russia e Stati Uniti, offre un lavoro straordinariamente
coeso ed avanguardistico. Cinque brani che attingono musicalmente
all'improvvisazione tipica del jazz per mescolare grindcore,
trash/death metal, psichedelia, heavy metal, noise rock e varie
avanguardie stilistiche più o meno etichettabili, sulla scia
di gruppi come Voivod e G.I.S.M., ma anche dei più recenti e
meno conosciuti Misanthrope, questi ultimi specie nei fraseggi
di chitarra. Diversamente dal primo ep, dove il materiale è
stato registrato in location separate dai singoli contributori
e poi assemblato, questo è stato invece registrato dal vivo
nel giro di una settimana, per cogliere le vibrazioni e le influenze
del momento. Nonostante le tematiche affondino le radici in
rituali culturali, la più parte legati alla morte, le atmosfere
dell'album sono tutt'altro che oscure, con meravigliosi rallentamenti
ed armoniose aperture di chitarre, specie in "No flowers", unico
episodio non tirato dell'album. La musica è straordinariamente
densa ed i suoni curatissimi sovrastano voci potenti e cavernose.
La sensazione è di una complessiva freddezza, tipicamente giapponese,
ma anche di una pienezza delle melodie, che richiedono molteplici
ascolti anche a chi è avvezzo a queste sonorità, per poterle
sezionare, capire e metabolizzare.
https://vnkv.bandcamp.com
(M/B’06) |
BARRY
ADAMSON + PAN SONIC + THE HAFLER TRIO
The hymn of the 7th illusion
LP (Cold Spring)
Barry Adamson e i Pan Sonic si ritrovano insieme agli The
Hafler Trio per un inusuale ed interessante esperimento.
Originariamente uscito su cd nel 2001 per l'etichetta islandese
Kitchen Motors, questo album rivede la luce in formato vinile
180 g, rimasterizzato con codice download.
Adamson ed i Pan Sonic hanno composto un lungo brano, facendolo
poi eseguire dal coro islandese Hljomeyki e sottoponendolo
col suo avanzare ad una infiltrazione a base di riverberi
elettronici e linee di basso che a poco a poco prendono il
sopravvento per poi mescolarsi nuovamente coi cori evocativi
fino alla fine, facendolo diventare qualcosa di indefinito,
a metà tra elettronica, noise, glitch e ambient.
Un breve intermezzo introduce una seconda suite dal titolo
che riprende e parafrasa quello del primo pezzo, curato, prodotto
e remixato dagli Hafler Trio, più stratificato e denso che
sfocia in uno sperimentalismo astratto potente e soverchiante,
dissonante ed irregolare, di difficile metabolizzazione. La
copertina rimane la stessa di quella originale e mostra Magnús
Blöndal Jóhannsson, compositore islandese di musica elettronica
ed autore di questo artwork, sottoposto ad una scansione cerebrale
durante l'ascolto di questo lavoro, con tanto di onde cerebrali
rilevate, stampate sulle pagine del libretto.
http://www.barryadamson.com;
http://www.mikavainio.com;
http://www.simplysuperior.org
(M/B’06)
|
SKAG
ARCADE & MEANWHILE.IN.TEXAS
Twentynine Palms
Cassetta (Luce Sia)
Nasce
il secondo capitolo del sodalizio tra Paolo Colavita e Angelo
Guido che determinò anche il debutto di Skag Arcade su supporto
fisico con Fernweh. Nastro da 68 minuti, sei tracce in tutto
all'insegna dell'ambient/noise/drone. Si inizia con l'abrasiva
"Desert heights" permeata da campionamenti di trasmissioni
radio, seguita dalla più riflessiva e stratificata "Lost horse
valley", che rispecchia alla perfezione i paesaggi assolati
e gli edifici abbandonati ritratti nelle foto riprodotte nel
libretto, nonché la sabbia desertica contenuta nella bustina
che accompagna la cassetta, simbolo del sentimento di desolazione
che attraversa questo lavoro ed il suo predecessore. Chiude
il lato una sorta di brevissimo intermezzo glitch. La maestosa
"Neon dusk, neon dust" apre il secondo con un potente assalto
sonoro paragonabile al getto di una cascata, che si rimodula
in una sorta di noise vagamente ritmato col proseguire del
brano, per poi ritornare ad un ambient/drone che si spegne
poco a poco, lasciando spazio ad altre comunicazioni radio.
La successiva "Inland empire" ha toni più oscuri e misteriosi
con le sue voci distorte ed i suoi rumori senza compromessi,
che prendono improvvisamente il sopravvento. L'ultima suite
da circa dodici minuti è ancora una volta un misto di campionamenti
radio e riverberi che covano inquiete vibrazioni e frequenze
pronte ad esplodere, ma che finiscono per concedere un finale
quieto e post-atomico.
https://www.facebook.com/SkagArcade;
https://www.facebook.com/meanwhileintexasmusic
(M/B’06)
|
HAMAN
Sanctum Sanctorum
Cassetta (Spectral Landscape Productions)
Dopo lo split con Winter Martyrivm ritorna Sine Nomine col suo
grandioso progetto ambient/black metal, già disponibile su cd
presso la Adimere Records ed ora in uscita anche su cassetta
limitata a 50 copie per la sua etichetta Spectral Landscape.
Grandioso per le atmosfere e per l'impeto emozionale che riesce
ad evocare, per i riff di chitarra e per le vocals laceranti:
in circa mezz'ora di musica, come un moderno Friedrich von Junzt,
Sine Nomine diffonde l'Unaussprechlichen Kulten, titolo dei
due brani, uno per lato della cassetta. Nel primo i Paysage
d'Hiver più estremi incrociano atmosfere simili ai Winterriket
più contemplativi, con gelidi paesaggi sonori che fanno da intermezzo
tra una sfuriata e l'altra dove la voce di Sine Nomine emerge
in tutta la sua forza, grazie anche ad una ottima scelta di
bilanciamento sonoro che mantiene l'approccio strumentale sporco
e crudo tipico della seconda ondata black metal, quella del
primo Burzum tanto per capirci, e che sono in pochi ormai a
riuscire a ricreare, senza penalizzare le aperture melodiche
ed orchestrali che si integrano perfettamente. Sul secondo lato,
"Unaussprechlichen Kulten II", i riff di chitarra si fanno invece
più simili ai mid tempo di gruppi come gli Old Forest, interrotti
da un lungo pezzo a base di tastiere in cui fa capolino la voce
di Reghina Allin, autrice della copertina.
https://www.facebook.com/Haman-146292492083471
(M/B’06) |
TODESSTRAHLEN
Spitting rust
Download (-)
I Todesstrahlen sono quattro ragazzi italiani che vivono a
Berlino e qui, nel 2015, hanno fondato il gruppo.
Il
loro sound è una miscela esplosiva di difficile catalogazione.
Un mix tra postpunk e industrial come se il sound di Virgin
Prunes o Bauhaus si fosse fuso a quello dei primi Einsturzende
Neubauten. In 3 anni che ho vissuto a Berlino ho scooerto
diverse bands locali ma solo i Todesstrahlen mi hanno colpito
veramente. Nonostante abbiano delle piccole lacune da colmare
(dovute a pare mio solo dal fatto che la band è agli inizi)
la band ha un sound originale e un'energia molto particolare
che travolge l'ascoltatore soprattutto durante i live.
Tutti i 4 elementi della band si alternano alla voce, per
cui non c'è nessun frontman all'interno del gruppo. La line-up
vede Emanuele D. (Electro Drum, metals, hammers, bullets,
voce) che utilizza strumenti percussivi non usuali (seghe
elettriche, martelli, etc), Grga Dorigovic (basso, Loop Station,
Metallophone, voce), Grid Noise Ema XIV (chitarra, voce) e
Andrea (Synths, chitarra, Tape Machine, Percussioni).
Da vedere certamente dal vivo ma intanto gustatevi queste
11 tracce. Per l'acquisto della versione digitale ecco il
link: https://todesstrahlen.bandcamp.com/album/spitting-rust
, per l'Aprile del 2018 è prevista anche un''edizione
su vinile.
https://www.facebook.com/Todesstrahlen/
(Nikita)
|
BLACK
WINE ORDER
VVVVV
Download (-)
Arrivano alla seconda uscita questi misteriosi francesi autori
di un'originale mescolanza ambient, darkwave e industrial in
chiave post-rock. Sei tracce per circa 45 minuti: si inizia
con "Taste of the svn", dove quieti arpeggi di chitarra si alternano
a dolci linee di basso cadenzate, pregne di malinconia ed oscurità.
La melodia è rotta qua e là da voci basse e talvolta sussurrate
fino all'inserirsi nella parte finale di beat elettronici in
sottofondo, che sfumano nel finale. Le successive "Pilgrim"
e "Sand" mantengono la stessa rotta, aggiungendo la prima voci
distorte degne dei Grandi Antichi lovecraftiani. "Lvmen" ha
invece un lungo break atmosferico al centro, per poi riprendere
con un incedere di chitarra e batteria sui soliti ritmi funebri.
"Vnder" muove attraverso l'uso delle tastiere, un ulteriore
passo verso percorsi intimistici e rituali. Chiude "Vvltvres"
a porre il definitivo sigillo su un album lento, atmosferico
ed intimistico, dai connotati tetri e dal sapore arcano, dai
suoni scarni e grezzi, ma che fanno di ciò la loro forza, entrando
direttamente nel cuore dell'ascoltatore.
https://blackwineorder.bandcamp.com
(M/B’06) |
GOPOTA
Human demo version
Download (Silent Method Records)
Terza uscita su CD in digipak ultra limitato a sole 50 copie
per il duo italo-russo Antonio Airoldi degli Empty Chalice e
Vitaly Maklakov degli Obozdur, che torna alle origini noise/power
electronics degli esordi con sette tracce che sono veri e propri
schiacciasassi. Rumorismo pesante e gorgogliante, senza compromessi
di sorta, sullo stile di gruppi italiani storici come Murder
Corporation o Laxative Souls, dove si alternano rullanti frequenze
e frantumanti tonalità, in opposizione a frange dissonanti che
lacerano i singoli brani. Mai un calo di tensione, mai un intermezzo
per riprendere fiato: dall'inizio alla fine sono lame che prendono
l'anima dell'ascoltatore per farla a pezzi, restituendogli solo
picchi di alienazione, quasi trascendente, come fu in grado
di regalare "Privatism" di "Le cose bianche", non a caso un
altro connazionale. Letteralmente devastante la lunga suite
da oltre 15 minuti intitolata "Millennium park", che è anche
il simbolo dell'origine di questo lavoro, ossia par di capire,
il mondo stesso nella sua accezione più degradata, il declino
del genere umano, la sua aberrazione, i conflitti ed il caos
assoluto, humus perfetto per gli intenti nichilisti di Gopota.
https://emptychalice.bandcamp.com
(M/B’06) |
RD
& SP
Underthescreenofnight
Cassetta (Luce Sia)
Con grande piacere, come tutte le volte che c'è di mezzo Roberto
Drago, torniamo a parlare dei disseppellimenti di lavori introvabili
o mai pubblicati prima come in questo caso, ancora una volta
ad opera di Luce Sia su nastro limitato a 60 copie. In questo
caso si tratta di una collaborazione occorsa nel 1989 tra lo
storico co-fondatore dei The Tapes e Stefano Pischiutta, fratello
del Roberto, quest'ultimo membro della band new wave Scortilla,
nonché autore di colonne sonore nel progetto Pivio & Aldo De
Scalzi. Pur essendo un'opera a quattro mani, e non avendo testimonianze
di altre uscite di Pischiutta, questo lavoro suona inesorabilmente
come un ulteriore memorabile capitolo della discografia dei
The Tapes e una nuova testimonianza dell'impronta che Drago
è capace di dare ai brani a cui prende parte, regalando ancora
una volta un'espressione avanguardistica e superlativa della
synth-wave sperimentale e generi limitrofi. Tredici brani introspettivi
e profondamente malinconici, pregni di idee e soluzioni stilistiche,
tutti di breve durata, intorno ai tre minuti, anche se con un
potenziale di sviluppo notevole, che Drago e Pischiutta hanno
però giustamente preferito non estendere per mantenere viva
l'attenzione di chi ascolta e coinvolgerlo in una sorta di viaggio
interessante e variegato, anche se sempre troppo breve.
https://www.facebook.com/LuceSiaLabel
(M/B’06) |
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