IL
PÈRE – LACHAISE
“I
loro spiriti battevano sul mio
Come
le ali di mille farfalle”
Dall’Antologia di Spoon River di Egdar Lee Masters
Testo
by GabryDark
Fotografie
by Giancarlo Donatini
Sotto
il cielo grigio di Parigi si estende il silenzio colmo di
suggestioni del Père- Lachaise , il magnifico cimitero
monumentale della città , il più antico, laico,
universale che ospita cristiani , massoni, ebrei , buddisti,
senza distinzioni, tutti uguali nella morte . Il Père
Lachaise sorge nel xx arrondissement sui vasti terreni appartenuti
a François Aix De La Chaise(1624 -1709) detto il Père
La Chaise, gesuita, confessore del re di Francia Luigi
XIV. Questa vasta proprietà al Mont Louis, fuori città,
apparve all'amministrazione napoleonica la più adatta
alla nuova destinazione, quando con un editto venne vietata
la sepoltura nei centri urbani.
Al nome del Père Lachaise è intitolata ancor
oggi anche una delle molte entrate del cimitero.
La
progettazione del Père Lachaise fu affidata all'architetto
neoclassico Alexandre Théodore Brongniart nel 1803
che ne disegnerà i grandi assi e progetterà
monumenti funebri nessuno dei quali fu realizzato, tranne
la tomba della famiglia Greffuhle, di stile neogotico. La
cappella e il portale principale furono concepiti dall'architetto
neoclassico Etienne Hippolyte Godde.
Dalla
sua apertura, il cimitero ha conosciuto cinque ampliamenti
, grazie ai quali è passato da 17,58 a 43,93 ettari,
per 70.000 tombe
Il
cimitero fu aperto ufficialmente il 21 maggio 1804. La prima
ad esservi sepolta fu una bambina di 5 anni. I parigini furono
tuttavia lungamente restii a farsi seppellire in collina,
e per giunta fuori città. La resistenza durò
finché non furono trasferite al Père Lachaise
le spoglie di un certo numero di defunti illustri, come ad
esempio Abelardo ed Eloisa: solo allora l'élite
parigina accettò la nuova installazione
Si
cammina per gli spaziosi viali , intersecati da più
strette strade, fiancheggiati da cappellette, vagamente gotiche,
alcune curate, altre abbandonate e fatiscenti, occhieggiando
i nomi incisi sulla pietra grigia come il cielo e sussultando
di fronte al nome di un personaggio famoso … Jacques Louis
David , il cui profilo bronzeo scompare sotto il verderame
dei secoli trascorsi, Paul Eluard, combattente e poeta degli
artisti , Chopin, Proust, la cui tomba si confonde anonima
in mezzo a tante altre, piccola ed insignificante, quanto
lui invece fu grande nella letteratura. Una fanciulla, le
cui grazie sono appena velate, profana ed impudica, all’ingresso
di un viale, sorride dello stupore di trovarla in un luogo
che la tradizione riterrebbe inopportuno per una simile immagine.
Un giovane sorridente osserva chi transita dall’alto del suo
sepolcro con il cane a fianco, entrambi eternamente uniti
nel loro affetto; le donne, cariatidi di un piccolo tempio,
si coprono il volto per pudore di un dolore profondo e mesto;
dorme la giovane dama dal volto delicato con il mazzo delle
rose tra le mani, omaggio alla sua immortale e diafana bellezza
. Ecco invece dove dorme per sempre il “ passerotto” della
canzone francese, Edith Piaf, gracile nel corpo e sovrumana
nella voce, sotto una lastra marmorea coperta di fiori freschi
. Chi invece sarà stato sepolto in quella tomba divelta
da un grande albero, cresciuto al centro, avrà riconosciuto
in spirito la potenza della natura e magari i suoi cari ne
avranno sentito ancora l’afflato vitale nel tronco, nei rami,
nelle foglie rubescenti degli autunni che si sono succeduti
dalla sua dipartita. Triste la tomba di Jim Morrison, recintata
per evitare le scritte e le siringhe di chi lo ha eletto a
mito della trasgressione.
Si passeggia così per ore, semplicemente, in un ‘atmosfera
intrisa di ricordi con la sensazione di essere accompagnati
di volta in volta da tanti amici della tua vita, adesso invisibili
che sfiorano appena il terreno e ti sussurrano all’orecchio
come abbiano finalmente raggiunto la pace in quel suolo reso
sacro dalle imprese di molti e dall’omaggio loro tributato
in eterno dai tanti visitatori . Un raggio di sole fora le
nuvole ottobrine, si svela tra gli alberi all’improvviso a
mitigare l’aria cristallina e le pietre tombali vibrano di
calde sfumature nell’intensa luce : la terra, nella morte
sempre viva, respira.
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