3.0 Dark explosion

La stagione 1980-81

Che cosa portò fra l’autunno del 1980 e la primavera/estate dell’81 ad una vera, incontrollabile esplosione del fenomeno dark? Come mai decine e decine di nuovi gruppi nascevano ogni giorno, ognuno con la sua variante di toni marziali o funerei o con le sue liriche sconsolate e depresse?
Certo, questa stagione vide l’affermazione internazionale della new wave inglese, di cui il dark, soprattutto agli inizi, era necessariamente una costola (con band che spesso trasmigravano tra due generi così affini), ma il fenomeno dell’esplosione gotica è una cosa più complessa ed ineffabile. Descriverne le cause poi è decisamente fuori dalla portata del presente scritto, che altro non vuol essere che la guida all’ascolto di un genere musicale. Ma in uno sforzo di comprensione (necessariamente sommario) possono essere individuate, in estrema sintesi, principalmente quattro cause della dark explosion: una sociale, una umana, una artistica ed una strutturale della scena musicale stessa. 

1 – una causa SOCIALE. L’atmosfera sull’Inghilterra thatcheriana andava facendosi sempre più cupa. Il nefasto effetto delle politiche raeganiane, le cosiddette “reaganomics”, al di qua dell’atlantico andavano tutte in direzione di una fortissima depressione economica, tradizionalmente a braccetto con una crescente disoccupazione, giovanile prima e generalizzata poi. Impoverimento, svalutazione della sterlina, inflazione, insomma una situazione quasi di stagflazione, ovvero di circolo vizioso del sistema economico.
Le prospettive per i giovani erano quindi a dir poco funeste: ad una frustrante disoccupazione si aggiungeva la sempre crescente incertezza su una futura pensione sociale. Il fallimento della “rivoluzione” (per altro alquanto individualista) punk e le brutali repressioni poliziesche avevano instaurato nel giovane inglese uno stato d’animo disincantato e fatalista, in un ambito psicologico di prospettive quanto meno negative. La parola pessimismo era quasi eufemistica. 

2 – una causa UMANA. La morte di Ian Curtis divenne improvvisamente simbolo e paradigma di un’intera situazione generazionale. Martire contro voglia (e certamente contro ogni sua intenzione) Curtis rappresentava il giovane inglese medio, con le sue incertezze, le sue paure, le sue chiusure ed inibizioni. Sistematicamente incompreso dalla società in cui viveva, persino dalla stessa moglie (cosa non vera nella realtà, ma facilmente assurta a mito), tradito quindi persino dall’amore, il suo gesto fu visto come l’estrema protesta di una vittima. Una vittima collettiva, anzi collettivizzata, nella cui storia tutti potevano riconoscersi.
Certo il tutto era condito, anzi sarebbe meglio dire “potenziato”, dal fatto che si trattasse di un cantante, che quindi parlasse ad un pubblico (il suo era un dramma pubblico), di un nuovo genere, che il genere fosse oscuro e depresso (quindi in linea con ciò che gli era successo e con ciò che stava succedendo a tutti i giovani) e che avesse scritto una canzone commerciale e romantica come Love will Tear us Apart, campione d’incassi. Una combinazione perfetta ed irripetibile. Il dark aveva il suo martire e questo lo imponeva all'attenzione di tutti. 

3 – una causa ARTISTICA. Tutti i movimenti artistici, ma soprattutto quelli musicali, ed in modo particolare le correnti del rock (musica giovanile per eccellenza) hanno una durata e sono più o meno legati ad un trend, ad una moda. La moda punk era precocemente scomparsa, seppellita dalle sue contraddizioni (ragazzotti sempre più ricchi e premiati da un sistema che dicevano di odiare) e dalla sua ripetitività. Sostanzialmente le scelte a questo punto erano tre: un ritorno al passato (comunque tentato da certi gruppi reazionari alla Huey Lewis and the News) o l’evoluzione di una tradizione (nel caso l’heavy metal, figlio diretto dell’hard rock dei 70), oppure la nascita di una nuova moda in cui riconoscere il futuro, oltre al presente più trendy.
Il nuovo filone nei primissimi 80 è stata la new wave (nuova ondata), che al suo interno aveva diverse correnti. Come già spiegato nel capitolo 2.0, il dark era semplicemente la più seria di tutte, la più matura ed adulta, quella che meglio rispecchiava le angosce che viveva la società del suo tempo, oltre a quella che più coerentemente sviluppava certe problematiche lasciate aperte dal punk.
Inoltre, probabilmente a causa di queste sue caratteristiche, il dark attirò a sé un numero impressionante di talenti. Insomma, se le motivazioni di cui sopra non bastassero, il dark divenne la scena alternativa più importante in territorio britannico semplicemente perché quella dotata delle menti migliori, degli artisti più audaci ed in gamba. Era da tempo che non si assisteva alla nascita di una simile fucina di talenti. Questo, ovviamente, non poteva durare per sempre. 

4 – una causa STRUTTURALE. E sì, perché la prima generazione gotica altro non aveva che il confronto diretto con i suoi demoni interiori, oltre ad una generica guida musicale che dagli sciamanesimi oscuri dei Doors passava per le litanie spettrali di Nico per approdare alle depressioni gelide di Bowie e Eno. La seconda generazione, invece, quella che si stava formando in quegli anni e che sarebbe venuta a galla la prossima stagione, poteva contare su una scena già completamente strutturata, cioè dotata di
- Nobili antenati: la già citata corrente oscura del rock, dai Doors/Velvet a Bowie-Eno;
- Progenitori punk, cioè figli di una scena di fortissima tendenza: i PIL, gli Wire, Siouxsie stessa;
- Coraggiosi pionieri, ovvero gli inventori del sound: gli Wire, i Banshees, i Joy Division;
- Un martire, quindi sacro ed “aggregante” (inutile citarlo ancora);
- Giovani promesse: i Bauhaus al fulmicotone, i sarcastici UK Decay, in parte i Killing Joke;
- Rappresentanti esotici, che venivano da lontano: i Tuxedomoon, i Boys Next Door;
- Grandi convertiti, cioè nati in altri ambiti: i Cure ed i Simple Minds;
- Estremisti underground, cioè la ricerca ai limiti dell’inascoltabile: i Virgin Prunes, in un secondo tempo i Birthday Party, in parte i Killing Joke. Per non parlare di gruppi come i Throbbing Gristle od i Cabaret Voltaire che, sebbene di rigore appartenessero ad un’altra scena (nel caso, industriale), rimanevano in bilico per la ferocia e l’influenza della loro proposta artistica.

Per il resto, all’interno del movimento stesso si erano ormai formati due filoni: quello esistenzialista/depresso (forse quello che più propriamente doveva essere chiamato dark, o dark punk) rappresentato da Wire, Joy Division, PIL e Cure; e quello magico/soprannaturale (forse quello che più propriamente doveva essere etichettato come gotico, prima gothic punk, poi gothic rock) rappresentato solo da Siouxsie and the Banshees e Bauhaus (ed i Tuxedomoon ambivalenti in oscillazione), ma destinato a crescere in maniera esponenziale. L’industrialismo dei Throbbing Gristle sarà destinato ad influenzare i Killing Joke, mentre la ferocia dissacratoria di Virgin Prunes e Birthday Party sarà un fenomeno a parte. Dagli UK Decay, che stavano spogliandosi dei pesanti residui punk che ancora gravavano sui loro dischi, nascerà una corrente nuova: il positive punk, dai ritmi più sostenuti e dai testi polemici. Ad Abbo, il loro cantante, il merito di aver etichettato la scena come “gothic” in un’intervista fatta da Steve Keaton per il numero di febbraio 1981 della rivista Sounds. Non fu merito da poco: era la scena che etichettava se stessa (al di là degli appellativi giornalistici, quindi "esterni"), era un'identità collettiva che cominciava ad essere assunta consapevolmente.

Il dark come fucina di talenti, si diceva, ma anche come miglior specchio possibile della società del tempo. Certamente un fattore critico di successo. Ma purtroppo anche un’arma a doppio taglio.

Chi leggerà vedrà.

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