Scrivendo di dark o, per
dirla all'inglese, di gothic rock, come quando si parla di qualunque
stile o corrente artistica del resto, è innanzitutto necessario capire
esattamente di che cosa si sta trattando.
Come si vedrà in questo stesso capitolo, sono stati tanti nel corso
della storia del rock gli stili ed i generi, per non parlare dei singoli
artisti, che sotto più punti di vista hanno dato origine ad una musica
oscura, lugubre o apocalittica.
Rifacendoci all'opinione comune che il cosiddetto "dark"
sia quel genere sviluppatosi soprattutto in Inghilterra sulla fine
degli anni 70, di conseguenza sulla scia dei "nuovi generi"
nati dalla cosiddetta rivoluzione punk, limiteremo a questo la nostra
dissertazione, cercando innanzitutto di definire meglio i confini
e le coordinate del genere stesso. Questo, ovviamente, nell'ambito
delle possibilità del linguaggio umano, oltre che della critica e
del buonsenso: ogni artista, nell'urgenza della sua creatività, normalmente
sviluppa la musica che gli viene dal cuore (o dalle viscere, è lo
stesso), spesso prescindendo (sarebbe più giusto dire "fregandosene")
dalle categorie e dalle etichette generate dalla critica. È la critica
stessa che in uno sforzo di comprensione e per fornire dei mezzi di
comunicazione ai fan o comunque al suo pubblico, crea queste "gabbie"
culturali, nella speranza che i musicisti vi si adattino senza discutere.
Ciò fortunatamente non sempre avviene, anzi spesso quando si verifica
hanno origine i fenomeni più creativamente piatti ed artisticamente
meno interessanti. Per questo si è preferito, in questo testo, dare
una visione "allargata" del fenomeno, per evitare appunto
rinunce spiacevoli o paraocchi maggiori di quelli che già un trattato
con simili propositi s'impone.
Tuttavia definire un genere musicale, o artistico in genere, non è
assolutamente facile e si rischia di finire nella famosa tautologia
dell'estetica contemporanea. Essendo impossibile, soprattutto dopo
Duchamp che ha messo su un cavalletto la ruota di una bicicletta,
distinguere a priori, per caratteristiche intrinseche, un'opera d'arte
da qualunque altro oggetto anche di uso comune, si è arrivati all'affermazione
che arte è tutto ciò che viene usato come arte. Non vorremmo che,
nella disperata ricerca di una definizione, si finisse analogamente
con la tautologia: dark è tutto ciò che è stato chiamato dark.
Si diceva, quindi, che il dark è da collocarsi fra le correnti musicali
successive al punk, anzi non ci si sbaglia affermando che il dark,
o gothic rock, è un tipo di post-punk. Qui però ha inizio il balletto
delle etichette e delle classificazioni.
C'è chi confonde i due termini post-punk e new wave, quando in realtà
si tratta di due realtà diverse anche se spesso intersecate e sovrapposte.
Innanzitutto non tutta la new wave è figlia del punk. Soprattutto
negli Stati Uniti, questa forma di "nuovo rock", con caratteristiche
musicali sue proprie e ben distinte dai generi allora imperanti (mainstream,
hard-rock e progressive su tutti), si affacciò sulla scena già verso
la metà dei 70. Artisti epocali ed imprescindibili come i Devo, i
Television ed i Pere Ubu, indiscutibilmente new wave, erano già attivi
discograficamente (quindi già con una certa età anagrafica) nel 1975.
Per non parlare della cosiddetta "poetessa punk" Patti Smith.
Inoltre tutti sanno che il primo disco di un altro fondamentale gruppo
new wave, i Talking Heads, si intitola 1977, a testimoniare come molte
band fossero attive con la loro ricerca a prescindere dalla contemporanea
esplosione del fenomeno punk (76-77, appunto, già nel 78 il punk andava
spegnendosi). In quegli anni in Europa c'erano gli imprescindibili
Ultravox di John Foxx ed i danzerecci primi Japan di David Sylvian,
a dimostrazione di come le radici della new wave fossero state gettate
dagli artisti (inglesi) più all'avanguardia dei primi anni 70: David
Bowie ed i Roxy Music.
Ma se ne è un fenomeno anteriore, c'è da dire però che con l'esplosione
(e la repentina morte) del punk, il "marchio" new wave andava
bene per etichettare qualunque cosa suonata con chitarra, basso e
batteria successiva al 77, ad eccezione dei pochi sopravissuti "dinosauri"
del rock (come i Queen o i Supertramp) e dell'unico genere rock rimasto
in vita: l'heavy metal. Questo contribuì a generare una certa qual
confusione nella testa di pubblico e critica, ed ognuno cercò di imporre
le sue classificazioni con i loro sottogeneri.
Si può riassumere affermando che sorse una sorta di accezione "strictu
sensu" per il termine new wave, comprendente le cose più morbide
e commerciali (dagli U2 agli OMD) insieme al tecno-pop (Depeche Mode)
e al new romantic (Spandau Ballet), con l'aggiunta di alcuni artisti
troppo originali e sperimentali per essere classificati altrimenti
(Rip Rig and Panic o Throbbing Gristle). A parte sembrava esserci
quella corrente musicale appunto più selvaggia ed influenzata dal
punk, che di quel genere ereditava l'energia e l'irruenza, corrente
che nel frattempo veniva etichettata come "post-punk", ma
che della new wave era necessariamente una costola.
Dal power pop losangeleno agli estetismi inglesi tipo primi Psychedelic
Furs, il post-punk comprendeva comunque diversi stili e diversi approcci,
tra i quali l'oggetto del presente studio, il dark. Quest'ultimo,
di conseguenza, essendo nato come sotto-genere del post-punk, annoverava
le seguenti caratteristiche musicali:
1. Una ritmica veloce, sebbene non velocissima, con batteria semplice
in 4/4, oppure percussiva e tribale.
2. Basso semplice, tipicamente ripetitivo sulla nota dominante dell'accordo.
3. Chitarre distorte (anche molto) normalmente ritmiche o comunque
d'accompagnamento (quindi normalmente banditi gli assoli).
4. Occasionalmente tastiere, con funzione "atmosferica"
simile a quella delle chitarre.
5. Voce importante che, sebbene spesso impegnata in anthem o proclami,
con il canto abbandona il ramalama, ovvero il quasi-parlato, il recitato
ripetitivo tipico del punk.
6. Canzoni semplici e veloci, brevi o medie (4 min.), con struttura
semplice e riconoscibile (strofa-ritornello) in sé non dissimile dalla
tradizionale struttura del brano pop, sebbene interpretate con intenzioni
e sensibilità molto diverse.
Oltre a queste qualità tipiche del post-punk, il gothic-rock degli
esordi annoverava occasionalmente anche queste altre caratteristiche
musicali sue proprie:
1. Ritmi rallentati, fino ad arrivare al marziale o addirittura alla
"campana a morto".
2. Chitarre in secondo piano che lasciano in evidenza il basso, creando
un tipico "effetto oscuro".
3. Atmosfere tenebrose, depresse o anche lugubri.
4. Brani decisamente più lunghi, che potevano toccare i 6 o gli 8
minuti.
5. Voce molto importante, spesso bella, "coltivata", che
arriva anche ad assumere toni melodrammatici.
Negli anni successivi la scena che da questa si era sviluppata, aveva
coltivato e sperimentato altre soluzioni musicali, che quindi si considerano
sempre come caratteristiche del dark:
1. Nuove atmosfere: da principio più romantiche, poi si imposero i
sottogeneri "ethereal" per quelle più incantate, sospese
e spirituali, ed il neo-folk gotico. L'electro-(o techno-)goth, sorta
di danza oscura e tecnocratica, e il dark industriale sono invenzioni
dei 90.
2. Un inedito uso di strumenti acustici. Tipicamente archi (viola
e violoncello) per le atmosfere più eteree e chitarra classica, o
comunque acustica, per il cosiddetto neo-folk.
3. Un uso sempre più massiccio di voci femminili impostate e "liriche".
Ma se queste erano le caratteristiche musicali dominanti e distintive
del genere, saranno in realtà le tematiche testuali, la
"filosofia" che stava dietro al gotico la principale causa
della sua netta affermazione, e della sua incredibile diuturnità.
Testi nuovi quindi, che testimoniavano di uno stato d'essere estremo,
il cui comun denominatore può essere ricercato nel "lato oscuro"
dell'anima umana, ma comunque della vita stessa.
Quindi, tipiche tematiche testuali del rock gotico saranno:
1. La depressione e l'inadeguatezza di vivere la vita odierna, con
i suoi assurdi feticci e le sue prove umilianti. Di conseguenza la
sensibilità estrema di animi elevati.
2. La devianza sociale, la malattia mentale, la pazzia.
3. Di conseguenza tutta una serie di comportamenti "vietati"
o devianti: il sonnambulismo, la depravazione sessuale, l'omicidio
ed il sangue.
4. L'oscurità e la notte, con le sue creature (i pipistrelli).
5. Di
conseguenza la teratologia: il culto di certe mostruosità (licantropi
e vampiri in primis), ma anche di deformità fisiche (riflesso di quelle
mentali) e di ossa umane (scheletro).
6. L'esoterismo nel suo senso più simbolico e magico; sarebbe meglio
dire l'occultismo.
7. Come conseguenza tutta una mitologia di figure magiche o notturne:
da Nostradamus alle streghe, da Satana agli spiriti femminili (banshees).
8. La paura in tutte le sue forme e l'angoscia che ne deriva.
9. La morte.
Successivamente, con l'evolversi della scena, le due componenti principali
della sua poetica, ovvero la depressione e lo "spiritualismo",
arrivarono a toccare le due punte estreme di un pessimismo totale,
ovvero un nichilismo incondizionato, e, unico raggio di sole in una
scena oscura per eccellenza, della nuova speranza in un'accesa spiritualità
di tipo mistico.
Ed eccoci quindi, finalmente, arrivati ad una definizione del genere!
Si definisce dark, o gothic rock a scelta, quel genere musicale derivato
dal punk che presenta le caratteristiche musicali e tematiche di cui
sopra, e l'evoluzione che la scena avrà negli anni. Come si diceva,
questa è una definizione allargata che quindi, almeno per gli inizi,
è costretta a far comprendere anche gruppi tradizionalmente non facenti
parte in modo proprio della scena (come gli Wire o i Tuxedomoon),
ma che comunque presenta non pochi vantaggi. Innanzitutto evita la
"tautologia estetologica" di cui sopra (è dark ciò che è
stato chiamato dark) e poi che male c'è nel descrivere una scena musicale
come più ricca e varia di quanto comunemente non si creda?
Altro elemento importante della cultura gotica (ma qui non si sta
parlando della cultura, questo vuol'essere solo un saggio musicale)
è la sua componente di "etichetta" sociale, con caratteristiche
tipiche e distintive dei suoi appartenenti detti, per l'appunto, "dark".
Questi si riassumono in atteggiamenti spesso indifferenti (o menefreghisti)
verso il mondo, una certa riottosità, una chiusura nei confronti dei
rapporti umani ed una generica ostentazione di depressione. Non bisogna
dimenticare poi la marca sociale più importante, ovvero la moda, il
vestiario, che arrivò ad assumere il ruolo di unico vero elemento
distintivo, purtroppo decisamente superficiale, e che fu fra le concause
di una condanna generalizzata al genere che lo portò quasi alla morte
dopo la metà degli anni '80.
Tipiche caratteristiche estetiche dei dark erano quindi: vestiti rigorosamente
neri, incarnato il più pallido possibile e per le donne trucco pesante
e molto evidente, soprattutto per gli occhi che vengono ingranditi
ed enfatizzati. Capigliatura nera (il più possibile), ammessa l'acconciatura
"a cresta", chiara eredità punk. I capi d'abbigliamento
non si differenziano sostanzialmente da quelli "normali":
pantaloni aderenti (anche in pelle), magliette o dolcevita, anche
a collo alto. Tutti comunque rigorosamente neri, anche se viene ammesso
il viola scuro. Ammesse le giacche per gli uomini e le gonne lunghe
e fascianti per le donne, oltre alle magliette (ed
ovviamente le calze) "a rete". Su quest'ultimo punto c'è
da segnalare tutta una corrente dark "fetish", che prescriveva
ai suoi aderenti un abbigliamento della forte valenza sessuale, imitando
i capi tipici dei sado-masochisti (vestiario minimo e maschere in
pelle o plastica nera, borchie, stivali e quant'altro).
Un'ultima cosa: il nome. Dark è dicitura prettamente italiana (e tedesca),
negli ambienti anglo-americani si chiama gothic rock (o death rock
nelle forme più estreme). Nel nostro paese c'è chi distingue il rock
gotico come più influenzato dal post-punk, mentre il dark propriamente
detto sarebbe quello più lento e depresso. Sono distinzioni che segnaliamo
ma che non ci interessano. Piuttosto, perché "goth"? I Goti,
come tutti sanno, erano un popolo barbarico tra i primi ad invadere
il territorio dell'ormai ex impero romano. Nell'immaginario collettivo,
quindi, "gotico" si opponeva a "romano" o a "classico".
In architettura, infatti, le cattedrali cosiddette gotiche si contrapposero
al precedente stile romanico, le loro alte guglie e i loro archi a
sesto acuto si contrapposero ai gentili archi romanici a tutto sesto.
Tuttavia queste cattedrali, così spesso costruite in paesi nordici
e nebbiosi, soprattutto nelle brumose serate invernali assumevano,
con quelle loro svettanti guglie, con i doccioni (gargoyles) mostruosi
e ghignanti, un aspetto decisamente inquietante. Da questa sinistra
suggestione nacque tutta una corrente letteraria che trattava temi
quali la mostruosità ed il terrore, la tensione e l'inquietudine che
ne derivavano. Questa corrente sarà appunto denominata "gotica"
ed i suoi massimi esponenti si dispongono su una linea che da Edgar
Allan Poe arriverà a Lovecraft. A questa si affiancò presto una corrente
cinematografica che, nella sua celebrazione di mostri ("Frankenstein")
e vampiri ("Dracula" e "Nosferatu"), oltre che
di casi di devianza e pazzia (il celebre "Gabinetto del Dr Caligari"),
si meritò a pieni voti l'appellativo di "cinema gotico".
Quale genere musicale poteva essere meglio accostato, quindi, se non
quello che programmaticamente trattava gli stessi argomenti? In ogni
modo, su come nacque e perché fu affibbiata quest'etichetta si tratterà
più diffusamente nei capitoli che seguono.
Come molti esperti della musica rock sapranno, tutte le caratteristiche
e musicali e testuali sopra elencate non sono state certo appannaggio
specifico del dark, anzi la maggior parte non sono state neanche sue
invenzioni. Quello che il dark ha fatto è stato il dar loro una sistematicità
etica, filosofica e morale certamente inedite nella storia del rock.
Ma per quasi ognuna di esse c'è un precedente illustre e specifico,
che nei paragrafi successivi cercheremo di evidenziare a grandi linee
(quindi senza nessuna pretesa di completezza e sistematicità).
Prima di proseguire, tuttavia, vorremmo segnalare il primo vero esempio
di "dark" nella storia musicale moderna: il blues originale
nero (suonato quindi da persone che sull'essere dark, anche quando
non era una scelta, la sapevano lunga). Per i perplessi e gli increduli,
ovvero per coloro che non capiscono cosa c'entri la voce rauca di
Muddy Waters con l'eleganza raffinata di Peter Murphy, vorrei citare
un brano tratto dalla "Sociologia della Musica" di Edoardo
Bridda, disponibile su http://www.thymos.com/music/ebridda.html. Leggere per credere: "Ecco
il background della canzone blues, una "litania depressa",
espressione musicale della condizione materiale e sociale del nero,
del sud rurale americano, che ora ha acquistato una vita privata ma,
nello stesso tempo, vede lo squallore di un ambiente ostile e nessuna
possibilità di cambiare le cose. Il blues è realistico perché è
musica di vita, diretta e cruda: racconta senza pudore in poche parole.
Il blues non conosce l'idealismo dei bianchi. L'amore è sesso, non
innamoramento, è un fatto fisico, che non rimanda a stati mentali
(...). La morte è fine della vita, non il passaggio ad una vita dell'aldilà".
Inoltre "Il blues, quindi, come poi sarà il rock, è un linguaggio
inter-tribale, un veicolo di comunicazione che si fonde con la vita
sociale di chi lo suona. Un codice segreto tramite il quale i giovani
potevano scambiarsi maliziose notizie sui vizi proibiti della loro
epoca, come elettrizzante gioco di allusioni contro norme di comportamento
degli adulti".
Caratteristiche che si ritrovano nell'arte e nel canto di una
delle più celebri interpreti di questo genere, Billie Holiday, certo
"tarda" ed "edulcorata" per piacere ai bianchi,
ma con tutta la depressione ed il male di vivere la condizione sua
e del suo popolo; malessere che d'altronde sarà presupposto fondamentale
al suo repentino declino artistico ed umano ed alla sua tragica fine.
Si provi, in tal senso, ad ascoltare Gloomy Sunday: la sua
magistrale interpretazione di un classico di origine europea. Una
canzone censurata in più paesi, con la condanna di portare i depressi
al suicidio.
Il prezioso insegnamento di questa "maestra di tristezza"
non sarà dimenticato dalla generazione dei dark.
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